LONDRA. L’operazione fallita per salvare la vita degli ostaggi uccisi in Nigeria è un rospo duro da ingoiare per David Cameron, che si è difeso spiegando che occorreva agire in maniera tempestiva perché questi erano in immediato pericolo di vita e non c’era tempo di avvisare gli italiani. Quando a Ottobre del 2010 rimase uccisa (per fuoco amico) in Afghanistan la cooperante britannica Linda Norgrove, durante un’operazione lanciata dai marines americani, le spiegazioni sulla necessità dell’intervento sfociato in uno scontro a fuoco, furono analoghe. L’ostaggio era stato individuato, era in pericolo immediato di vita e avrebbe potuto essere spostato o venduto. Obama però ebbe il tempo di avvisare Cameron e lo stesso avrebbe fatto quest’ultimo se a Sokoto si fosse trovato uno statunitense invece che un italiano. Se Roma è stata messa al corrente del blitz, solo una volta avviato è stato per non correre il rischio di incappare nel “pragmatismo” italiano, che i media britannici in queste ore hanno analizzato in varie forme.
In un commento apparso su The Daily Telegraph si è persino ricordato che in Afghanistan muoiono molti meno soldati italiani rispetto ai britannici perché noi siamo inclini a negoziare e pagare persino i Talebani. A conclusione dello stesso articolo si legge che, date le circostanze, Cameron aveva buone ragioni per non avvisare l’Italia. Peccato che l’epilogo della vicenda nigeriana, come fu anche il caso per Linda Norgrove in Afghanistan, mostra che l’interventismo in mimetica paga anche meno di quello negoziale.
F. M.