Chi compra e chi vende più armi nel mondo
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Chi compra e chi vende più armi nel mondo

Stati Uniti restano il principale Paese esportatore. L'India il primo tra i Paesi importatori di armi. I dati Sipri (Stockholm International Peace Research Institute).

Chi compra e chi vende più armi nel mondo
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20 Aprile 2012 - 08.50


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I 5 maggiori esportatori

Stati Uniti, Russia, Germania, Francia e Regno Unito detengono il primato delle esportazioni d’armi nel periodo 2007-2011; in particolare Stati Uniti e Russia sono responsabili rispettivamente del 30% e del 24% delle esportazioni totali.

Stati Uniti

Il volume delle esportazioni degli Stati Uniti è aumentato del 24% dal 2002-2006 al 2007-2011; Asia e Oceania, ricevendo il 45% dell’export statunitense, sono stati i maggiori destinatari dei trasferimenti. Durante il solo anno 2011 gli Usa hanno esportato 64 aerei da combattimento, la maggior parte dei quali indirizzati a Corea del Sud, Singapore, Australia, Turchia e Marocco.

Altro elemento importante che i dati del Sipri portano alla luce riguarda gli accordi stipulati dagli Stati Uniti con l’Arabia Saudita: si tratta di una delle collaborazioni più significative degli ultimi tempi che riguarda, tra gli altri, l’acquisto e la ricostruzione di 154 jet da combattimento F-15.

Russia

Tra il 2002-2006 e il 2007-2011 le esportazioni di armi da parte della Russia hanno subito un incremento del 12%; come per gli Usa, anche riguardo la Russia il maggior numero dei trasferimenti viene effettuato in Asia e Oceania, zone alle quali è destinato il 63% delle esportazioni. In particolar modo rappresenta un ottimo mercato per le armi russe l’India, cui spettano il 33% dei trasferimenti.
Il 4% dell’export russo è destinato al Vietnam: nel 2011 le maggiori forniture rivolte al governo vietnamita hanno riguardato due fregate classe Gepard, missili antinave e 8 caccia Su-30Mk2.

Germania

Nel periodo preso in considerazione dal Sipri, il volume delle esportazioni della Germania è aumentato del 37%. Ampia parte dei trasferimenti è stata destinata all’Europa e in particolare alla Grecia che riceve il 13% delle esportazioni.

Durante il 2011 il governo tedesco ha sovvenzionato la vendita a Israele di 6 sottomarini Dolphin e ha approvato diversi accordi con l’Algeria per la fornitura di veicoli corazzati, navi e altri equipaggiamenti. E’ stata inoltre autorizzata la vendita all’Arabia Saudita di 200 carri armati Leopard 2A7, sebbene alla fine del 2011 non fosse ancora stato firmato alcun contratto tra i due Stati: il trasferimento di armi in questa regione del mondo, infatti, trova una forte opposizione da parte di una buona fetta dell’opinione pubblica tedesca.

Francia

Dal 2002-2006 al 2007-2011 il volume delle esportazioni francesi è aumentato del 12%; nonostante ciò la Francia è passata in pochi anni dal terzo al quarto posto nella classifica dei Paesi esportatori d’armi. Il 51% dell’export francese è destinato anch’esso all’Asia e all’Oceania.

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La battuta d’arresto della Francia è dovuta principalmente alla diminuzione delle esportazioni degli aerei da combattimento Rafale: gli Emirati Arabi Uniti, infatti, hanno accettato offerte da altri fornitori e allo stesso modo la Svizzera ha preferito lo svedese Jas 39. Tuttavia nel gennaio 2012 l’India ha annunciato di aver scelto il Rafale per equipaggiare il suo programma di aeronautica, dando così nuova linfa all’industria militare francese e alle sue esportazioni.

Regno Unito

La percentuale delle esportazioni inglesi è cresciuta tra il 2002-2006 e il 2007-2011 del 2%. Il maggior acquirente delle armi britanniche è il Medio Oriente che recepisce il 30% delle esportazioni totali.
Così come molti altri Stati europei, il Regno Unito ha un atteggiamento parecchio cauto per quanto riguarda il trasferimento di armi nei Paesi colpiti dalla Primavera Araba: sono state infatti sospese alcune licenze di esportazione e sono stati comunicati diversi cambiamenti nei meccanismi di controllo.
Nonostante ciò, come evidenzia l’inchiesta del Sipri, il governo britannico si è preoccupato di garantire e assicurare che i contratti maggiori con gli Stati del Medio Oriente, tra cui importanti accordi con l’Arabia Saudita, non avrebbero subito variazioni di alcun tipo.

I destinatari dei trasferimenti d’armi

Come detto, sono concentrati principalmente in Asia e in Oceania i 5 maggiori Paesi importatori d’armi dell’ultimo quinquennio; in particolare detengono il primato India, Corea del Sud, Pakistan, Cina e Singapore che, insieme, sono destinatari del 30% dei trasferimenti totali.

Il caso cinese

Significativo è l’esempio della Cina che è passata dall’essere il primo destinatario dei trasferimenti nel periodo 2002-2006, all’occupare il “solo” quarto posto negli ultimi cinque anni. La diminuzione delle importazioni cinesi è dovuta principalmente al notevole progresso delle sue capacità nella produzione di armamenti, produzione che ha reso la Cina maggiormente indipendente e che ha
fatto in modo che il volume delle armi esportate dal Paese aumentasse del 95%. Le radici della vertiginosa crescita sono da ricercarsi nell’accresciuta domanda di importazioni del Pakistan che tra il 2007 e il 2011 è stato il destinatario del 64% dell’export cinese. Tuttavia, nonostante il grande balzo in avanti in questo settore, la Cina non ha smesso di far affidamento su altri Stati, e in special modo sulla Russia, per quanto riguarda le importazioni di motori per gli aerei da combattimento o di altri componenti fondamentali per la sua industria militare.

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I destinatari dei trasferimenti d’armi per aree

Asia e Oceania 44%. Africa 9%. America 11%. Europa 19% .Medio Oriente 17%.

Asia

Il volume delle importazioni di Asia e Oceania è aumentato nel 2007-2011 del 24% rispetto al quinquennio 2002-2006; in particolare l’India ha registrato in questo periodo un aumento del 38%, ritagliandosi il ruolo di primo destinatario dei trasferimenti d’armi al mondo.

Anche il Pakistan, che si è detto essere uno dei principali partner della Cina per quanto riguarda questo commercio, si è assicurato un posto di tutto rilievo nell’elenco dei Paesi importatori, detenendo una quota pari al 5% dell’import mondiale soprattutto attraverso l’acquisizione, negli ultimi anni, di grandi quantità di aerei da combattimento da parte della Cina e degli Stati Uniti.

Nel Sud-est asiatico si è registrato un aumento del 185% negli ultimi cinque anni, arrivando a toccare i livelli più alti di import dai tempi della guerra del Vietnam.

Un incremento nelle importazioni del 48% ha reso l’Australia destinataria del 4% dei trasferimenti totali; sono stati acquisiti, tra gli altri, 24 aerei da combattimento F/A-18E e 5 C-17 dagli Stati Uniti, oltre che 4 aerei A-330 dalla Francia: queste armi, afferma il Sipri, assieme a quelle che sono state ulteriormente ordinate, rispecchiano gli obiettivi politici a lungo termine dell’Australia.

Africa

Negli ultimi cinque anni il continente africano, ed in particolare gli Stati dell’Africa del Nord, ha registrato un aumento nel volume delle esportazioni pari al 110%.

Le due Nazioni più interessate da questo fenomeno sono state il Marocco, che nel 2011 ha importato 16 F-16 dagli Stati Uniti e 27 MF-2000 dalla Francia, e l’Algeria rifornita di aerei da combattimento, carri armati, missili terra-aria e sottomarini unicamente dalla Russia.

Dato interessante è quello che vede protagonista il Kenya: a differenza di quanto accaduto negli anni precedenti, tra il 2007 e il 2011 le importazioni dello Stato hanno subito una forte crescita e le armi acquisite, tra cui 32 elicotteri WZ 551 APC dalla Cina e 3 Mi-171 dalla Russia, sono state usate nella campagna keniota in Somalia.

America

Per quanto riguarda gli Stati americani, le importazioni nell’America centrale e caraibica sono diminuite del 15% , tendenza opposta rispetto a quanto è accaduto per gli Stati del Nord e del Sud America dove l’import è aumentato rispettivamente del 54% e del 77%.

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Gli Stati Uniti, ottavo tra gli Stati destinatari dei trasferimenti d’armi, ricevono materiale militare da ben 15 paesi differenti; la maggior parte degli armamenti importati sono stati impiegati nelle operazioni militari in Afghanistan e in Iraq.

Un aumento vertiginoso ha visto protagonista il Venezuela, le cui importazioni hanno subito un incremento del 555%; allo stesso modo il rapporto del Sipri mostra preoccupazioni per il Brasile che ha recentemente ordinato una vasta gamma di armamenti principalmente dalla Francia e dall’Italia, con cui è stato stretto un accordo per la produzione di oltre 2000 veicoli blindati VBTP Guarani.

Europa

Tra il 2002-2006 e il 2007-2011, le importazioni in Europa sono cresciute del 13%: principale destinataria dei trasferimenti è stata la Grecia che si colloca al decimo posto nella classifica delle Nazioni con un maggior import d’armi, nonostante i trasferimenti destinati al governo greco siano diminuiti del 18%.

E’ invece aumentato di molto il volume delle importazioni dell’Azerbaijan e dell’Armenia: ad alimentarle hanno in larga parte contribuito i rapporti tesi che i due Paesi intrattengono e, in particolare, la disputa per la regione del Nagorno-Karabakh. Il primo fornitore di entrambi gli Stati è la Russia che provvede al 55% delle importazioni azere e al 96% di quelle armene.

Medio Oriente

Negli ultimi cinque anni gli Stati del Medio Oriente sono stati oggetto di una diminuzione del volume delle importazioni pari all’8% ma ci sono forti segnali del fatto che questo trend subirà un’inversione di tendenza.

La questione del trasferimento di armi nella zona rimane controversa per gli Stati della Primavera Araba: nel 2011, infatti, Bahrain, Egitto, Libia, Tunisia e Siria hanno usato le armi importate per reprimere dimostrazioni pacifiche violando i diritti umani e le leggi internazionali umanitarie e scatenando, all’interno degli Stati fornitori, grandi dibattiti, sia a livello pubblico sia parlamentare. Nonostante alcuni provvedimenti, come l’embargo alla Libia del febbraio 2011, altri Stati continuano a incrementare i loro rifornimenti militari importando e ordinando nuovi armamenti per il futuro: è il caso dell’Egitto e in particolare della Siria il cui import è aumentato del 580% grazie agli equipaggiamenti provenienti dalla Russia. Proprio il governo russo si è fortemente opposto alla proposta delle Nazioni Unite che prevedeva l’embargo delle armi alla Siria decidendo, anzi, di programmare ulteriori consegne al governo siriano, consegne che includono 24 Mig-29M2 e 36 Yak-130 per l’addestramento dei piloti.

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