Una guerra che non c’è. Che non c’è mai stata. E – pare di capire – non ci sarà mai. A dispetto dei giornalisti “esperti della rete” che l’hanno annunciata. Stavolta però – una volta tanto – non si parla di giornalisti italiani. Ma di autorevoli testate inglesi. In due parole è accaduto questo: un sito, “International Business Time” (stiamo parlando di centinaia di migliaia di contatti al giorno), l’altra sera ha lanciato sul sito una notizia che ha subito scatenato un putiferio: “Anonymous in guerra contro Wikileaks”.
Motivo del contendere? L’accusa, mossa dal collettivo degli hacker al sito di Assange, di aver ritardato la diffusione dei “file riservati della Siria”, che sarebbero di enorme importanza, tanto più in questo momento, per provare a bloccare la repressione di Assad.
La fonte del giornalista? Un twitter. Sì, avete capito bene: un solo messaggio di 140 battute. Firmato @AnonymousIRC, che chiede spiegazioni sul perché continui il silenzio sui file siriani. E minaccia Wikileaks: “Se continuate così, il nostro rispetto verrà meno”.
il giornalista, anziché cogliere la vera notizia contenuta nel messaggio – e che cioè Wikileaks “possiede” un numero consistente di file riguardanti il regime di Damasco – ha messo l’accento su quelle minacce. E ha parlato di “guerra” fra le due associazioni.
Tempo poche ore e Anonymous ha chiarito tutto. Nelle forme e nei modi a cui ci ha abituati. Ha spiegato che nessuno può parlare a nome del collettivo, tanto meno un singolo twitter. E aggiunge: comunque i militanti di Anonymous non hanno nulla da rimproverare a Wikileaks. Tanto meno sulla Siria. Visto che le due “entità” stanno lavorando assieme. Spiegano ancora gli Anonymous: quando si parla di “file siriani” bisogna tener presente che si tratta di una mole lavoro enorme. In tutto sono 42 mila, che al loro interno contengono addirittura due milioni e quattrocento mila messaggi. Molti dei quali, però, anche ad una prima “indicizzazione” contengono virus informatici. Vanno ripuliti, insomma, prima di essere diffusi.
Ecco spiegate le ragioni del ritardo: e tutti, Wikileaks e Anonymous, stanno lavorando “giorno e notte” per consentire la pubblicazione, nel più breve tempo possibile, dei file indicizzati.
Di più, e più in generale: Anonymous dice che è davvero “stupido” pensare ad una contrapposizione fra “il collettivo” e Wikileaks. Sono sullo stesso “fronte”. Contro chiunque attenti alle libertà. Quindi, insieme, combattono il regime dittatoriale della Siria. Il comunicato termina con una semplice constatazione: se si vuole fare scandalismo, allora basta citare un twitter. Se si vogliono riportare le cose come sono, invece bisogna attenersi ai fatti. E, a scanso di equivoci, Anonymous pubblica i “nomi” che bisogna seguire per avere informazioni (@YourAnonNews @AnonPR_Network @PLF2012 @AnonCollective @Anon_Central). Quelle vere.
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