Monsignor Battikha vittima? C'è molto da ridire
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Monsignor Battikha vittima? C'è molto da ridire

In "Sua Santità" viene descritto come una vittima di Ratzinger. È l'ex vescovo siriano Isidore Battikha, sul quale basta internet per capire che c'è molto da ridire.

Monsignor Battikha vittima? C'è molto da ridire
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15 Luglio 2012 - 20.09


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di Riccardo Cristiano

Come chiunque faccia il mestiere di vaticanista, anch’io ho letto il libro dello scandalo, “Sua Santità”. Moltissime carte, documenti, elementi inconfutabili. Ma un capitolo di questo libro mi ha a dir poco sorpreso; è quello al riguardo di una presunta vittima di Ratzinger e i suoi, monsignor Isidore Battikha.

Nuzzi ne parla con trasporto, presentandolo come un uomo a carico del quale sono emerse solo “voci” mai confermate, probabilmente perché non c’era nulla da confermare. Una vittima, spedita per cattiveria curiale e oscuri motivi lontano dalla sua Siria, in Venezuela. “Ditemi cosa ho fatto?”, reclama Battikha nei documenti citati. Ma nulla emerge a suo carico. Vendette, cattiveria, contro un uomo probo? Questa la tesi del presule, l’unica spiegata nel libro, che aggiunge un dettaglio inquietante: l’autore ha cercato il Nunzio Apostolico a Damasco, ma questi non ha detto nulla sulla misterioso rimozione di questo reverendo che per altro accudiva parenti malati e quel trasferimento lo feriva anche in questa sua “pietosa necessità”. Davvero?

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Senza bisogno di disturbare fonti “segrete”, consultando soltanto internet, si scoprono cose molto interessanti. Come la profonda amicizia che ha legato monsignor Battikha a una setta molto controversa, “Anima Universale”. Si possono facilmente trovare messaggi disperati di parenti di “adepti” di questa setta stile “new age”, che hanno praticamente perso i loro cari, dicono che da quando sono entrati in contatto con Anima Universale si sono trasformati, ormai sono “altre persone”, “rapiti psicologicamente” dal guru, che in più occasioni premia o viene premiato dal “caro monsignor Battikha.”

Ma non è tutto. Torniamo indietro nel tempo, al 2002. Il giovine Bashar al-Assad è diventato da poco presidente della Repubblica di Siria. Monsignor Isidore Battikha nelle sue funzioni di vescovo greco cattolico celebra la Messa del Santo Natale e subito dopo diffonde un messaggio di saluti e lodi per “l’amato Presidente”, guida amorevole del Paese. Beh, diciamo che ci può stare, Bashar è presidente da poco, ha fama di riformista, va incoraggiato. Forse è questo che spinge il presule a indirizzare i suoi affettuosi saluti a lui più che all’amato popolo siriano. Ma nel 2005 le cose sono drammaticamente cambiate. A febbraio è stato ucciso Rafiq Hariri, un delitto ordito nei palazzi del potere di Damasco, come questi tutti hanno immediatamente compreso. Ma non lui. L’inviato del Tampa Bay Times, quotidiano statunitense, lo raggiunge proprio in quei giorni. La Siria è nel mirino del mondo e dei libanesi, insorti contro l’occupazione militare del loro Paese, contro la campagna di omicidi mirati che uno dopo l’altro fanno fuori cristiani di diversi riti e musulmani che si oppongono all’occupazione siriana. Ma anche in quei giorni terribili monsignor Battikha si schiera anima e corpo con il presidente Bashar, dichiara all’inviato statunitense che “noi sappiamo che lui ama la Siria e i siriani, vuole il cambiamento e sa come fare. Ha solo bisogno di tempo…” Sa come fare, detto nel 2005, l’anno della mattanza libanese….

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Ratzinger può piacere o non piacere, ma questi pochissimi elementi raccolti guardando qualche documento su internet fanno pensare che a differenza di quanto dice monsignor Battikha quella rimozione non sia stata né misteriosa né incomprensibile.

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