Se avete sempre associato la monarchia hashemita a una versione arabeggiante della composta e liberale corona britannica, rimarrete sconvolti dal sapere che dietro questa patina di perbenismo e modernità si cela un’amara e oscura realtà. Mai sentito parlare della “legge dello stupro”? Nel codice penale giordano appare come Articolo 308 ma non c’è proprio nulla d’improprio nel chiamarla per ciò che è: una legittimazione legale del barbaro e misogino atto di violenza carnale.
“Questa legge è una chiara violazione dei diritti di donne e bambini,” dichiara all’agenzia di stampa AP Hani Jahshan, patologo forense e medico presso il Ministero della Salute e il Consiglio di Direzione per la Protezione della famiglia. “La violenza sessuale ha un impatto profondo sulle vittime e può durare per lungo tempo. Se una ragazza stuprata sposa il suo stupratore, la sua sofferenza sarà solo aggravata”.
Nello stato arabo che, tra tutti in Medio Oriente, cresce con rapidità eccezionale, a qualunque stupratore è concessa redenzione ed esenzione dai procedimenti giudiziari qualora decida di sposare la vittima del suo stesso stupro. L’aberrante pratica è in uso da tempi immemori ma è tornata a far parlare di sé lo scorso aprile, quando una ragazzina quattordicenne del villaggio di Zarqa è divenuta vittima di stupro per ben tre lunghi giorni, al termine dei quali è stata data ‘felicemente’ in sposa al suo stesso carnefice.
“Non vedo nulla di male nell’Articolo 308,” dice Israa Tawalbeh, la prima donna medico legale in Giordania, a AP. “Accettare il matrimonio in base a tale articolo è sempre meglio che lasciare che le giovani ragazze vengano ammazzate da genitori o parenti.” Seppur questo parere abbia del discutibile, la signora Tawalbeh accenna a una questione delicata ma, al contempo, fondamentale per comprendere alcuni altarini dell’emancipata società giordana.
In ambienti tradizionali e religiosi, l’onore di giovani fanciulle prossime all’età da marito viene prima di ogni altra cosa. Spesso, troppo spesso se i casi di ‘omicidio d’onore’ in Giordania si annoverano tra i 15 e i 20 all’anno, ciò che conta è mantenere senz’onta la reputazione della giovane e dell’intera famiglia e a tutto si è disposti pur di mettere a tacere le malelingue.
Proprio a tutto. Anche macchiarsi le mani con il sangue delle proprie figlie, sorelle e cugine o cancellare l’ignominia subita facendo uso del provvidenziale Articolo 308 sono pratiche lecite. Come la direttrice dell’Unione delle Donne Giordane Nadia Shamrukh dice però ad AP, “Applicando tale legge, si commette un ulteriore crimine. Come può una ragazzina di 14 anni, cioè una minorenne, sposare il suo stupratore? Ve lo immaginate?”.
Se si considera che in Giordania lo stupro di un minore di 15 anni è punibile per legge con la morte, la risposta è altresì negativa. Se prima di rispondere, ci si sofferma però ad analizzare l’importanza che in una società musulmana è conferita all’onore familiare, annuire debolmente e figurarsi l’impensabile diviene quasi comprensibile.
Eva Abu Halaweh, avvocato e attivista per i diritti umani in testa al gruppo legale Mizan, racconta ad AP di come in passato abbia tentato di far sì che una vittima violata non dovesse sposare il suo odiato stupratore. Piuttosto emblematico, in quel caso, il fatto che fu il padre della giovane ad insistere per siglare un accordo di matrimonio con il criminale – senza per di più battere ciglio di fronte al suo status di squattrinato, alla sua prima moglie mendicante o ai sei figli a carico.
Fortunatamente, per dare all’Articolo 308 una parvenza di buonsenso, i legislatori hanno pensato bene di includere al suo interno una vincolante postilla. Allo stupratore non è dato divorziare la vittima prima dello scadere dei cinque anni di matrimonio. Che succederebbe, infatti, se la devota mogliettina si scoprisse una pessima cuoca?!
Inoltre, i cinque anni di forzata prigione coniugale possono essere ridotti a tre qualora lo stupro sia ritenuto dalla corte ‘infrazione minore’. Peccato che nessun articolo del codice penale giordano si prenda la briga di spiegare in quali circostanze lo stupro possa essere declassato a reato di quart’ordine.