Barack Obama ha parlato a sorpresa in un meeting nella Press Room della Casa Bianca, affrontando vari temi, dalla politica estera a quella interna. Il presidente si è fatto vedere duro e deciso dopo gli attacchi della stampa (vedi la copertina di Newsweek che ha titolato «Vattene a casa»). Sulla Siria Obama è stato chiaro: «L’uso di armi chimiche e biologiche in Siria sarebbe una «linea rossa per un possibile intervento militare nel Paese», riferendosi all’ipotesi già circolata che il regime siriano disponga di un arsenale chimico usato contro la popolazione siriana. Obama, comunque, ha voluto ricordare che «per il momento» gli Usa non prevedono un attacco militare ma che le cose potrebbero cambiare.
Poi il presidente è tornato a chiedere le dimissioni di Bashar al-Assad. E non solo. Il presidente americano ha risposto direttamente anche agli attacchi lanciati dal Mitt Romney. Durante un suo comizio in New Hampshire, il candidato repubblicano ha attaccato Obama, accusandolo di non parlare abbastanza della guerra in Afghanistan. «Se fossi eletto presidente – ha detto Romney – comunicherei al pubblico americano più spesso cosa accade in Afghanistan: quando ci sono uomini e donne in uniforme che là rischiano la vita, mi aspetterei che il Presidente degli Stati Uniti invii alla Nazione messaggi più frequenti. Almeno per spiegare il perchè noi siamo lì». Immediata la replica del presidente democratico: «Queste parole non possono essere sufficienti per chi si candida a diventare comandante in capo delle forze armate. La verità è che Romney non ha mai detto esattamente cosa farebbe sul fronte afgano. Se ha qualche piano segreto su come risolvere la situazione, che riguarda la vita di tanti uomini e donne in divisa che si battono per la difesa della sicurezza americana, sarebbe meglio che lo comunicasse prima possibile». Il presidente ha poi espresso profonda «inquietudine» per l’aumento dei militare morti in Afghanistan.