Ue, l'Europa chiede al Papa di rompere il silenzio
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Ue, l'Europa chiede al Papa di rompere il silenzio

Il silenzio di Benedetto XVI sulla crisi europea, il pressing di Monti e Merkel. E Intanto la Baviera cristiana di Ratzinger vuole spezzare le reni alla Grecia.

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29 Agosto 2012 - 18.07


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Di Francesco Peloso

Tre quarti d’ora di colloquio non sono un fatto usuale, anzi rappresentano davvero un’eccezione negli incontri che il Papa concede a capi di governo o di Stato. E’ vero che con l’Italia c’è un rapporto privilegiato, ma la durata del faccia a faccia di lunedì pomeriggio fra Benedetto XVI e il premier Mario Monti, è stata davvero inconsueta. Il tutto è avvenuto senza grandi clamori mediatici, anche perché, sotto questo aspetto, la sede del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo aiuta: lontano da Roma una certa riservatezza è garantita. E poi non va dimenticato che Monti si è confrontato anche con il Segretario di Stato Tarcisio Bertone. “Visita privata”, dunque, e però proprio in una veste ‘non ufficiale’ Monti ha potuto svolgere una sorta di doppio ruolo: quello istituzionale che gli compete di capo del Governo, e quello di autorevole esponente di un’Europa che non vuole cedere alla crisi. Non a caso quando venne incaricato di guidare il governo italiano ‘di salvezza nazionale’ la rivista americana Time gli dedicò un copertina dal titolo significativo: “Quest’uomo può salvare l’Europa?”. L’investimento internazionale sul professore è stato insomma notevole, e in Vaticano lo sanno bene tanto da aver coltivato un forte rapporto con il premier.

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Dunque appena prima di incontrarsi con gli altri due leader europei con i quali condivide la stessa missione di salvezza dell’Unione e della moneta unica – Merkel e Hollande – Monti è andato dal Papa e ha squadernato i problemi aperti. Un accenno c’era anche nel comunicato ufficiale della Santa Sede: “nel corso dei cordiali colloqui – si spiegava – ci si è soffermati sulla situazione europea e sulle principali sfide che l’Unione europea sta affrontando”. Fra queste c’è il capitolo Grecia, anzi la pericolosa campagna anti-Atene messa in campo in Germania. Il fatto è che la Csu, il partito cristiano sociale bavarese, ha alzato violentemente i toni.

E non può essere certo dimenticato che la Baviera è la regione – cattolicissima – da cui proviene il Papa, Ratzinger è stato anche arcivescovo di Monaco e da Pontefice è voluto poi tornare nella sua terra; la Csu è, per così dire, il suo partito e certamente rappresenta il cuore del cattolicesimo politico tedesco. Quale potrebbe essere in questo quadro il contributo della Santa Sede? Secondo le cancellerie europee un autorevole pronunciamento della Chiesa in favore dell’unità europea, della solidarietà fra i popoli, delle comune radici cristiane delle nazioni del continente, oltre che sul tema della democrazia e del rifiuto degli egoismo nazionali, avrebbe una funzione assai positiva in questo momento; potrebbe contribuire a frenare gli eccessi populistici che si vanno diffondendo anche in Germania ma non solo lì.

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Il caso tedesco però è specifico. Il fatto è che il segretario della Csu, Alexander Dobrindt, ha ipotizzato una Grecia “fuori dall’euro già nel 2013”, mentre Mario Draghi, presidente della Banca europea, è stato chiamato “falsario”. Ancora, su posizione anti-Grecia, si trova il presidente della Baviera Horst Seehofer. La svolta populista della Csu è stata messa in atto in vista delle elezioni per il rinnovo del Parlamento federale in programma per l’autunno del 2013, e tuttavia ha già prodotto forti tensioni nell’alleanza con la Cdu di Angela Merkel; infine fanno temere il peggio i rigurgiti anti-euro dei liberali tedeschi. Anche l’Osservatore romano di ieri, pur evitando di citare la Csu, prima ha sottolineato come la crisi stia colpendo anche la Germania, quindi ha spiegato: “il dibattito politico interno – ‘surriscaldato’ dalla campagna elettorale per le federali del 2013 – è divenuto terreno fertile per gli antieuropei, allarmando il cancelliere stesso, che ieri ha invitato tutti a ‘ponderare le parole’ contro l’ennesima speculazione sull’uscita di Atene dall’euro”.

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Sullo stesso tema il cancelliere austriaco Werner Faymann, socialdemocratico ma al governo con una ‘grosse koalition’ insieme ai popolari, ha rotto il tabù verso la Grecia e ha detto chiaramente che se gli impegni di Atene saranno rispettati, il Paese “può avere una dilazione di due o tre anni per metterli in pratica”. Una frattura politica ma anche culturale nel mondo di lingua tedesca che è stata notata nei sacri palazzi. Questi dunque i temi che facevano da sfondo e che sono stati affrontati nel corso dei colloqui fra Monti e le massime autorità vaticane. D’altro canto le occasioni per un pronunciamento della Chiesa non mancheranno. Già nei primi giorni di settembre i vescovi europei si ritrovano a Cipro per discutere di “coesione sociale” , ad aprire i lavori sarà per altro il cardinale Angelo Bagnasco. Ma non va dimenticato che da domani saranno a Castel Gandolfo anche gli “ex allievi” di Ratzinger che come ogni anno si incontreranno con il Papa. Fra di loro molti vescovi tedeschi e austriaci, compreso il cardinale di Vienna Christoph Schoenborn, il tema dell’incontro è l’ecumenismo, ma fra una relazione e l’altra certamente si parlerà anche della grave crisi europea.

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