La rabbia islamica contro gli Stati Uniti
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La rabbia islamica contro gli Stati Uniti

Si diffondono in modo preoccupante nell'area mediorientale le manifestazioni di rabbia contro gli Usa dopo l'assalto di Bengasi. Dallo Yemen a Tunisi, da Gaza all'Iran.

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13 Settembre 2012 - 15.52


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Che l’assalto al consolato americano a Bengasi potesse scatenare la rabbia anti-Usa in tutto il Medio Oriente è stato subito evidente. E le notizie di oggi, con l’assedio all’ambasciata Usa al Cairo su tutte, confermano i peggiori timori. Forse gran parte degli osservatori occidentali si erano illusi che la cosiddetta “primavera araba” avesse portato a un processo di democratizzazione più o meno compiuta nell’area e avesse sopito del tutto l’odio contro l’America e l’occidente. Ora la preoccupazione è che i fatti di Bengasi (come indica la rivendicazione di al Qaeda) siano il possibile avvio di una nuova fase della guerra antioccidentale di un estremismo islamico uscito rafforzato dalle rivoluzioni arabe.

Egitto. La situazione più preoccupante al momento in Egitto, dove decine di persone hanno raccolto l’invito dei Fratelli Musulmani e si sono recate davanti all’ambasciata statunitense al Cairo. I manifestanti hanno lanciato pietre e molotov contro la sede diplomatica e i militari arrivati a proteggere l’edificio. La polizia ha risposto con gas lacrimogeni per disperdere la folla che si è spostata lungo il viale che porta a piazza Tahrir. Almeno 13 i feriti.

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Yemen. In Yemen poi centinaia di manifestanti hanno attaccato oggi l’ambasciata americana a Sanaa, mentre gli agenti di sicurezza hanno cercato di respingerli sparando colpi d’avvertimento in aria. I manifestanti hanno rotto le finestre degli uffici di sicurezza fuori dell’ambasciata prima di fare irruzione, attraverso l’ingresso principale, nel complesso che si trova nella zona orientale di Sanaa. Gli agenti hanno aperto il fuoco. Ci sono notizie di feriti da entrambe le parti.

Tunisia. I disordini davanti all’ambasciata americana di Tunisi di ieri hanno avuto una coda nella tarda serata e sono proseguiti nella notte, dopo che la polizia aveva disperso, anche con lancio di gas lacrimogeni, la manifestazione davanti all’ambasciata americana di Tunisi per il film su Maometto ritenuto blasfemo. 

Decine di manifestanti hanno dato vita ad un’altra manifestazione, spostandosi nella vicina municipalità di El Aouina, dove, davanti alla locale caserma della polizia, estremisti e agenti si sono scontrati. Il bilancio provvisorio, secondo quanto riferisce il sito Tunisie Numerique, e’ di otto manifestanti arrestati.



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Gaza. A Gaza la protesta ha invece trovato l’appoggio delle autorità locali e di Hamas che ha definito il film su Maometto «insultante e razzista». Decine di palestinesi nella Striscia di Gaza bruciato bandiere americane e cantato “Morte all’America”, protesta un film americano che prende in giro il profeta mussulmano Maometto. La protesta è stata sponsorizzato dai sostenitori dei Comitati di resistenza popolare, un gruppo militante allineato con il movimento governo di Hamas.

Iran. Dall’Iran intanto arrivano dichiarazioni minacciuose. Il film su Maometto viene definito «ripugnante» e offensivo dell’Islam. «La repubblica islamica dell’Iran condanna con forza gli insulti a ciò che è più sacro nell’Islam e si sente vicino ai sentimenti feriti dell’Umma Islamica (la comunita’ islamica)», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Ramin Mehmanparast, in un comunicato. «Il silenzio sistematico e prolungato del governo Usa su tali atti ripugnati è la ragione fondamentale di ciò che sta accadendo». «Il governo americano ha la responsabilità di fermare questo trend pericoloso che porta al diffondersi di insulti a ciò che è più sacro per l’Umma Islamica». Nel comunicato, invece, non c’è alcun riferimento agli attacchi agli uffici consolari statunitensi a Bengasi e al Cairo.

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