da New York
Giovanna BotteriLe campagna elettoralei americane sono fatte di grandi, coreografici comizi, pieni di musica , promesse e discorsi retorici. E di immagini familiari e rassicuranti dei candidati, gente alla mano che si guarda le partite dei nipotini come fa il resto del paese il sabato e la domenica. Ma ogni tanto arriva qualcosa di inatteso, magari un video rubato.
«C’è un 47 per cento che sta con lui, che dipende dal suo governo, che si considera una vittima, che pensa che lo stato abbia il dovere di aiutarlo, che crede di aver diritto alle cure mediche, al cibo, alla casa. Un 47 per cento che voterà per il presidente comunque. Questa è gente che non paga le tasse». Mitt Romney parla a ruota libera con un gruppo di facoltosi finanziatori della Florida. Parla di Obama, del presidente, che vorrebbe alzare le tasse a miliardari come lui e i suoi finanziatori, per abbassarle alla classe media.
«Questo è quello che loro dicono ogni quattro anni. Ma io non devo preoccuparmi di questa gente. Tanto non li convincerò mai a prendersi la responsabilità e la cura della propria vita. Chi devo convincere è quel 5/10 per cento di indipendenti al centro». In una campagna in cui i candidati sono testa a testa, il video, probabilemnte ripreso dal nipote del vecchio presidente Jimmy Carter, scatena un putiferio.
«Ehm, non è stato elegante da parte mia», ammette Romney, che però insiste e sostanzialmente non si scusa. Peccato che in quel 47 per cento ci sia metà america e tanta classe media. Che non paga le tasse sulla dichiarazione dei redditi, perché è troppo povera , ma le paga comunque sullo stipendio, sulla casa, sui servizi, sulle spese locali e statali. «Se fossi nato da genitori messicani avrei piu’ probabilita’ di vincere», dice tra le risate Romney. Purtroppo invece di un immigrato illegale, è un imprenditore miliardario.