Egitto: i primi 100 giorni di Morsi

I Fratelli Musulmani hanno festeggiato i primi 100 giorni del nuovo governo post-Mubarak. I giudizi sono contrastanti e le aspettative di cambiamento sono state disattese.

Egitto: i primi 100 giorni di Morsi
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11 Ottobre 2012 - 18.00


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di Luca Salerno

Fin dall’inizio Mohammed Morsi è stato considerato un candidato debole. La sua candidatura è stata più un fatto casuale che meditato. Inizialmente i Fratelli Mussulmani avevano puntato tutto su una figura molto influente nella società egizia, l’uomo d’affari e tycoon Khairat al-Shater, successivamente escluso dalla competizione elettorale. Per questo motivo il neo presidente si è visto attribuire titoli come “il presidente accidentale” o “la ruota di scorta”. Di certo non un bel inizio.

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Nonostante tutto, Morsi è riuscito a farsi eleggere, soprattutto grazie al radicamento nella società che i Fratelli Mussulmani hanno costruito negli anni di opposizione al regime di Mubarak. Le aspettative e la curiosità sul nuovo corso dell’Egitto post-rivoluzionario erano tante, soprattutto dopo lo scontro con lo Scaf (Supreme Council of the Armed Forces), consumatosi a ridosso delle elezioni presidenziali.

“Le aspettative che (Morsi, ndr) si sarebbe occupato rapidamente di tutte le ingiustizie ha creato un clima di speranza molto alto e poco realistico” ha dichiarato all’agenzia Reuters Hassan Abu Taleb, consigliere politico del Al-Ahram Centre for Strategic Studies. E infatti, come riportato dal sito Morsimeter, la valutazione della popolazione dell’operato di morsi è molto bassa. Solo 4 cittadini su 10 reputano le misure intraprese dal presidente nei primi 100 giorni come positive. Il sito, che controlla il progresso della presidenza Morsi e la sua promesse, testimonia come solo 4 delle 64 promesse per i primi 100 giorni sono state effettivamente soddisfatte, mentre altre 24 sono in via di completamento.
Le promesse che riguardavano la sicurezza, il traffico e scarsità di pane e benzina o le sempre presenti accumuli di spazzatura sono state per la gran parte disattese.

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A testimonianza dell’insoddisfazione tra la popolazione vi è il crescente numero di [url”scioperi”]http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=35583&typeb=0&25-09-2012–Egitto-ancora-scioperi-e-proteste-dei-lavoratori[/url], intrapresi dai dipendenti nei diversi settori che il neo presidente ha dovuto affrontare. Dall’inizio del mese di luglio, i lavoratori dei trasporti, medici e insegnanti hanno organizzato numerose dimostrazioni con la richiesta di una migliore retribuzione e condizione di lavoro.

Se, da un punto di vista di politica interna, Morsi non è riuscito a risolvere gli annosi problemi della vita quotidiana, dalla quello di politica estera, il neo presidente ha saputo rassicurare i grandi attori internazionali sull’affidabilità dei Fratelli Mussulmani per quel che riguarda la politica economica ed il ruolo dell’Egitto nello scacchiere Mediorientale.

Economia

Sul piano economico il passaggio dai «vecchio» ai nuovo regime non ha segnato alcun cambiamento nei rapporti tra l’Occidente e l’Egitto.
La Fratellanza è rimasta fedele ai dettami neoliberisti, e non ha messo in discussione le politiche economiche del precedente governo Mubarak. I Fratelli Musulmani rappresentano una classe borghese imprenditoriale che avrebbe ben potuto sostituire i business-men legati al partito di Mubarak, la Npd. Il [url”pensiero economico”]http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=33392&typeb=0&31-08-2012–Egitto-la-ricetta-neoliberista-dei-Fratelli-Musulmani[/url] dei Fratelli Musulmani non si discosta affatto da quello dei loro predecessori mubarakiani, la differenza che i Fratelli stessi tengono a rimarcare è un presunta, e tutta da dimostrare, minore corruzione, ma in economia i Fratelli Musulmani si rivelano ampiamente, sia in via teorica che pratica, una forza politica reazionaria e conservatrice.

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A riprova di ciò, il nuovo governo sta contrattando un nuovo prestito con il Fondo Monetario Internazionale, per una cifra di 4,8 miliardi di dollari, accordo che dal Cairo sperano di concludere per la fine di Ottobre. Il prestito – fanno sapere fonti governative – è necessario per tenere in piedi le casse dello Stato indebolito dalle turbolenze dopo la rivolta popolare dello scorso anno che ha spodestato il presidente Hosni Mubarak. Ovviamente l’erogazione dell’ingente somma sarà legata ad un programma per ridurre un deficit di bilancio che è cresciuto dell’11 per cento dall’inizio della rivoluzione.
Una parte di tale programma è probabile che preveda una ristrutturazione dei contributi ai prodotti petroliferi, che pesano per circa il 25 per cento della spesa pubblica totale.
Alcuni analisti prevedono che le misure volte a ridurre le sovvenzioni energetiche saranno causa di un forte malcontento popolare dato che andranno ad influire sul prezzi dei beni di prima necessità.

Politica estera

Gli occhi e le aspettative erano tutti puntate sui rapporti del nuovo Egitto nei confronti di Israele.
Da più parti si chiedeva la revisione degli accordi di pace di Camp David ed un maggior impegno al lato dei palestinesi, soprattutto per [url”rompere l’assedio di Gaza”]http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=35277&typeb=0&21-09-2012–Valico-di-Rafah-la-falsa-promessa-di-Morsi[/url]. Invece Morsi, sulla questione palestinese, ha scelto il silenzio, non una singola parola.
A livello regionale, il presidente egiziano, almeno per il momento, [url”segue la politica dell’ex dittatore Hosni Mubarak”]http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=33391&typeb=0&31-08-2012–Egitto-Morsi-nel-solco-di-Mubarak[/url]: non mette in discussione gli interessi statunitensi nè quelli delle petro-monarchie del Golfo nella regione.
Sulla crisi siriana si è espresso più volte in sostegno di una soluzione pacifica del conflitto, ma sono sembrate più affermazioni di facciata che dichiarazioni di intenti. In realtà la politica estera dei fratelli mussulmani è legata a doppio filo con quella dell’Arabia Saudita, del Bahrein e del Qatar, attori di primo piano nella crisi siriana e fortemente decisi a ridurre la crescita della potenza militare, politica ed economica dell’Iran.

Per approfondimenti:

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[url” I Fratelli Musulmani, tra storia e contemporaneità “]http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=36286&typeb=0&02-10-2012–I-Fratelli-Musulmani-tra-storia-e-contemporaneita-[/url]

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