Alla fine Mohammed Morsi ha parlato al popolo egiziano ma non e’ andato oltre la proposta di un incontro con le opposizioni sabato 8 dicembre. Il presidente egiziano si e’ detto disposto al dialogo ma ha confermato che il referendum sulla nuova Costituzione si terra’ regolarmente il 15 dicembre, contro le richieste di rinvio dell’opposizione.
“La minoranza deve accettare il volere della maggioranza”, ha detto Morsi. “Siamo una nazione, nessuno ci divida…intendo tutelare la libertà di espressione” in Egitto, ma non “gli appelli al colpo di Stato”, ha aggiunto offerto denunciando “omicidi e sabotaggi”. Ha quindi invitato i leader delle opposizioni a partecipare l’8 dicembre ad un incontro di dialogo nazionale per risolvere la crisi.
Nessun passo indietro sulla Costituzione. Si e’ limitato a promettere che varera’ una nuova assemblea costituente se vincera’ il “no” al referendum sulla costituzione il 15 dicembre.
Non pochi parlano di una frattura ai vertici del movimento dei Fratelli musulmani, tra i sostenitori della linea del compromesso, tra i quali vi sarebbe il vice presidente Mahmud Mekki, e i fautori dell’uso del pugno di ferro capeggiati dallo stesso Morsi.
I suoi collaboratori e consiglieri nel frattempo lo abbandonano. L’ultimo è stato il docente cristiano copto Rafik Habib, che figurava tra i consiglieri della presidenza.
Nelle strade la tensione resta alta. La Guardia Presidenziale ha fatto allontanare sostenitori e oppositori di Morsi dal palazzo presidenziale ma in direzione dell’edificio, anche in queste ore, continuano a marciare cortei di oppositori. Si contano anche i morti. Almeno sette secondo i dati del ministero dell’interno. I feriti sono diverse centinaia, non pochi dei quali colpiti dal fuoco di fucili da caccia. Nena News