Un giovane sardo ci racconta il terremoto in Nepal visto con i suoi occhi
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Un giovane sardo ci racconta il terremoto in Nepal visto con i suoi occhi

Carlo e' in Nepal grazie a un progetto di volontariato organizzato con fondi europei. Ora aiuta la popolazione terremotata.

Un giovane sardo ci racconta il terremoto in Nepal visto con i suoi occhi
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30 Aprile 2015 - 21.15


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Ho contattato Carlo su facebook, amici di amici mi hanno detto che era uno dei due sardi presenti in Nepal al momento del terremoto. E’ stato così gentile da raccontarci la sua esperienza, prima come volontario, e ora come cronista, di una strage che ha sconvolto un Paese, già in forti difficoltà economiche. Le foto sono sue. Preghiamo di non “rubarle”.

[b]Claudia Sarritzu (coordinatrice di Cagliari.globalist) [/b] di Carlo Murenu

Sono arrivato nell’Ottobre 2014 a Kathmandu, Nepal tramite un progetto di volontariato stanziato con fondi europei e gestito dall’associazione sarda Tdm2000 e l’associazione con cui collaboro in loco, la VCD Nepal. Non è la mia prima esperienza di volontariato, sempre nel 2014 ho passato 2 mesi in Turchia ed è stata un esperienza intensa che mi ha cambiato sotto alcuni punti di vista e mi ha fatto crescere.

Per questo presi la decisione di candidarmi per questo progetto di 10 mesi in una terra decisamente diversa dal contesto europeo. L’associazione ha diverse attività per occupare i volontari provenienti da diversi paesi, le più importanti sono quelle dell’insegnamento della lingua inglese nelle scuole, la gestione di una libreria in un piccolo villaggio e ci siamo occupati anche di aiutare alcune famiglie nei lavori di tutti i giorni quali ad esempio lavorare la terra . In simultanea in ogni progetto viene dato un aiuto economico oltre che sul campo.

La mattina della prima scossa sismica (la più lunga e intensa) mi trovavo nel salone dell’appartamento condiviso con altri volontari che è situato nel quartiere di Naya Bazaar, Nord ovest della città e a 10 minuti di cammino dal più famoso centro turistico di Thamel. A differenza del centro, Naya Bazaar è un quartiere residenziale senza strade asfaltate, non ci sono negozi ma solo qualche piccola attività locale e qualche ristorante ed è abitata da varie famiglie di diversa casta e soprattutto lungo la zona del fiume le persone vivono senza elettricità ne gas in baracche arrangiate alla meglio. L’esperienza è stata terribile, la scossa è durata all’incirca 15 secondi ma la concezione del tempo in un momento del genere cambia totalmente. Ho trovato riparo inizialmente sotto la scrivania in salone e ho aspettato la fine dei movimenti per poter raccogliere alcune cose importanti e uscire fuori dalla casa tramite le scale al primo piano per poter rifugiarmi in un campo adiacente alla casa, l’unico spazio libero presente e senza costruzioni.

Lo scenario nel quartiere in cui vivo è desolante, molte case sono state totalmente distrutte e ancora si scava per poter recuperare eventuali superstiti. Con una camminata di circa 40 minuti ho raggiunto la mattina dell’incidente il cuore di Durbar Square, sito patrimonio dell’Unesco dove risiedono tra i più importanti templi di Kathmandu. Non son riuscito a interpretare nulla nel viso delle persone, forse fin troppo incredule nel vedere i loro luoghi sacri rasi totalmente al suolo da questa catastrofe e intrappolando un alto numero di persone che ogni mattina si reca a pregare al loro interno. I giorni seguenti seguiti da scosse più o meno intense ma fortunatamente di breve durata sono stati difficili, costringendo migliaia di persone a dormire per strada o in campi arrangiati nel mentre che il numero dei morti saliva.Tramite il lavoro dell’associazione sarda TDM2000 che mi ha inviato qui in Nepal e l’organizzazione locale VCD Nepal abbiamo iniziato diverse attività di volontariato tra cui aiutare il trasporto di pazienti negli ospedali e campagne di donazione di sangue ma più importante la fornitura di viveri di prima necessità e medicine in alcuni villagi che sono tagliati da tutto e di cui per ora organizzazioni e governo non se ne stanno occupando.

In sole 10 ore di macchina ho potuto contare più di 200 edifici distrutti ,c’è tanto da fare soprattutto in questi prossimi giorni a livello di forniture mediche e alimentari ma a breve deve essere avviata la ricostruzione con più soldi possibili perché presto la stagione dei monsoni avrà inizio, un’ altra difficoltà da affrontare in queste condizioni.

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