Grecia, l'economia in bilico tra turismo e rifugiati
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Grecia, l'economia in bilico tra turismo e rifugiati

Gli operatori del settore turistico ellenico temono che i continui arrivi dei migranti possano influenzare negativamente la stagione turistica estiva.

Grecia, l'economia in bilico tra turismo e rifugiati
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26 Giugno 2015 - 10.38


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Famiglie di turisti che prendono il sole o si rilassano in spiaggia e famiglie di profughi che bivaccano nello stesso posto: potrebbe essere questa una fotografia di questo inizio d’estate, uno scenario visibile in diversi Paesi d’Europa, dalla Grecia alla Spagna, passando per le coste dell’Italia.

Ultimamente è proprio la penisola ellenica a temere per la stagione turistica appena iniziata. La crisi dei migranti che porta a continui sbarchi potrebbe, infatti, avere un impatto irreversibile sul turismo.

Le isole greche dell’Egeo, tra le quali la famosa isola di Lesbo, si stanno trasformando in punti di approdo per i rifugiati. Qui arrivano decine di migliaia di persone provenienti da Medio Oriente, Africa e Asia. Le isole sono, infatti, un primo punto di passaggio per la Grecia continentale prima e per i più ricchi Paesi europei dopo.

“È una cosa molto triste – dice una turista olandese – ma allo stesso tempo io sono in vacanza e questo non è un spettacolo positivo da vedere”.

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Il turismo rappresenta per la Grecia forse l’unico motore trainante che possa aiutare il Paese a rimanere a galla in un periodo estremamente difficile che vede il Atene impegnata in diverse sfide politiche e sociali.

“Ci sono centinaia di persone che arrivano ogni giorno e presto la situazione non sarà più gestibile”, dichiara Periklis Antoniu, direttore dell’Associazione Albergatori dell’Isola di Lesbo.

“L’estate passerà e il danno per il Paese sarà enorme”, ha aggiunto.
Quest’anno la metà dei 55.000 migranti che hanno raggiunto la Grecia via mare dalla Turchia sono approdati a Lesbo, terza isola per grandezza del Paese.

Il sindaco dell’isola ha fatto allestire un campo profughi e ha fatto appello direttamente all’Unione europea per chiedere aiuto.

Alcune navi da crociera hanno cambiato destinazione e anziché attraccare a Lesbo si sono dirette verso altre isole, lamentando proprio il problema migranti.

La stragrande maggioranza dei profughi che arrivano a Lesbo provengono da Siria, Afghanistan e da alcuni Paesi africani come Somalia ed Eritrea. Moltissime le donne e i bambini.

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“Questo è un fenomeno nuovo per noi. Abbiamo sempre accolto migranti qui, ma mai in questi numeri così elevati”, dichiara Komninos Kalpakis, che lavora in un ristorante di pesce sull’isola.

Le preoccupazioni maggiori per i turisti sono quelle di trovare spiagge sporche e correre il rischio di contrarre malattie.

Su una cosa sono tutti d’accordo: Lesbo non può fronteggiare da sola questo tipo di emergenza e ha disperatamente bisogno di assistenza da parte sia del governo che da altri Paesi europei.

Un disperato appello che anche altri hanno lanciato, ma che per il momento pare essere destinato a non sortire alcun effetto.

Fonte: AP

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