In treno con i migranti, per una vita migliore
Top

In treno con i migranti, per una vita migliore

Bellissimo reportage del fotoreporter macedone Ognen Teofilovski che ha viaggiato con i migranti che attraversano il confine del suo Paese, pubblicato su Reuters.

In treno con i migranti, per una vita migliore
Preroll

Desk2 Modifica articolo

8 Agosto 2015 - 16.37


ATF

Bellissimo reportage del fotoreporter macedone Ognen Teofilovski che ha viaggiato con i migranti che attraversano il confine del suo Paese pubblicato su [url”Reuters”]http://widerimage.reuters.com/story/migrants-a-train-towards-a-new-life?utm_ca[/url].


Il mese scorso, circa 30.000 rifugiati hanno passando il confine macedone nella loro ricerca di una vita migliore in occidente. Tutti viaggiano in condizioni difficili e devono affrontare molte sfide lungo il percorso.

La piccola stazione ferroviaria di Gevgelia, a due passi dal confine con la Grecia, ha spazio solo per una ventina di passeggeri. Ma ogni giorno migliaia di migranti convergono ugualmente sulla stazione, costruita nel 1873. L’unico gabinetto è tenuto bloccato per il personale; strutture alternative nelle vicinanze sono inutilizzabili.

I migranti arrivano dopo aver attraversato il confine a piedi. Il loro scopo: viaggiare per 200 km da sud a nord, il più vicino possibile al confine con la Serbia. Un altro confine per passare.

Un treno arancione dal 1960, soprannominato “Gorbaciov”, si mette in cammino, si soffoca, le temperature sono superiori ai 40 gradi. Un biglietto costa circa 6 euro ( 6,54 dollari ).

Leggi anche:  Lampedusa, la nave Nadir soccorre 60 naufraghi: due in gravi condizioni, a bordo anche un morto

“Sono riuscito a salire su un treno pieno di gente dove ho potuto solo stare su un piede”. Viktor, 22 anni, è un migrante del Sierra Leone, ha chiesto: “E’ l’aria condizionata?”. Qualche secondo di silenzio e tutti intorno hanno cominciato a ridere. Quel treno aveva l’aria condizionata …

Viktor, che viaggiava con quattro amici aveva lavorato in Grecia negli ultimi anni. Ha deciso di andare avanti a causa delle condizioni economiche e spera di riniziare in Francia o in Svizzera.

Quando il treno è partito, ho fatto tutto quello che potevo per spostarmi tra le carrozze e vedere la situazione. La gente era intorpidita dal caldo e dalla mancanza di aria fresca. La maggior parte di loro dormivano ovunque trovavano un posto.

Nel viaggio di più di quattro ore, da una frontiera all’altra, ho assistito scene cariche di emozione .

Una donna cullava il suo bambino, di soli 30 giorni. La madre sembrava così stanca: a un certo punto dopo aver tenuto per ore in mano il bambino con fermezza e ha iniziato a assopirsi. Ho pensato che il bambino sarebbe scivolato e caduto a terra – per fortuna non è accaduto.

Leggi anche:  Lampedusa, la nave Nadir soccorre 60 naufraghi: due in gravi condizioni, a bordo anche un morto

Sono finito in una conversazione con un signore istruito chiamato Mahmud, anche lui un giornalista, che veniva da un piccolo villaggio nei pressi di Aleppo in Siria.

Trenta minuti più tardi parlavamo di Nietzsche e Fromm. Non mi aspettavo di discutere di filosofia, quando ho intrapreso questo incarico.

Mahmud, ha 40 anni ed è in viaggio con la moglie e il figlio verso la Germania e Paesi Bassi.

“Non c’è vita in questo paese”, Mahmud parla del padre che gli diceva. “Andate e fare una vita migliore per vistro figlio”.

Alla ricerca di una vita migliore e per un futuro migliore per sé e per i propri figli, questo viaggio in treno di diverse ore è stato solo un piccolo passo per questi migranti. E’ un’esperienza che mi ha reso molto triste

Quello che ho visto, sentito e documentato erano grida di disperazione per avere un po’ d’acqua, espressioni addolorate sui volti stanchi per l’insonnia e la fame. I bambini piangevano e gridavano.

Leggi anche:  Lampedusa, la nave Nadir soccorre 60 naufraghi: due in gravi condizioni, a bordo anche un morto

Mentre il treno si ferma in un luogo chiamato Tabanovce, vicino al confine con la Serbia, Mahmud ha riunito la sua famiglia e i bagagli,

«Quanto tempo ci vuole per l’Ungheria?» Mi chiede .

Native

Articoli correlati