“Tutti devono vedere la foto di Aylan, tutto il mondo la deve guardare e vergognarsi. E’ scioccante, lo so. Ma perchè la morte dei miei poveri nipoti non sia stata inutile, è importante che la guardiate ancora e ancora. Indignatevi e ricordatevela per sempre”. Lo ha dichiarato in un’intervista Mohammad Kurdi, zio del bimbo morto sulla spiaggia turca la cui foto è diventata icona del dramma dei profughi siriani.
“Tutto ciò che riguarda chi scappa da guerre e persecuzioni, tutto ciò che sia utile a testimoniare quello che stanno sopportando i rifugiati in questi anni va fatto conoscere alla gente, il più possibile”, ha spiegato l’uomo. “Anche quando fa male, come la storia tragica della famiglia di mio fratello”.
Abdullah, suo fratello, “voleva venire in Germania e fare la domanda di asilo politico qui. Aveva provato a ottenere il permesso per andare in Canada perchè a Vancouver vive nostra sorella Tima, ma non c’è riuscito”. Anche Mohammad ha percorso la rotta balcanica: “Quattro mesi fa sono partito dallo stesso punto sulla costa turca dove si sono imbarcati Abdullah, la moglie e i miei due nipoti. Poi la Grecia, la Macedonia, la Serbia, l’Ungheria e infine la Germania. Ho camminato a piedi per 20 giorni di fila. E’ stato un viaggio molto pericoloso e pieno di insidie, è un miracolo che sia ancora vivo”.
L’Europa non sta facendo abbastanza, ha aggiunto l’uomo, “dovrebbe fare di più”. “Mi chiedo perchè i vostri governi non mandino barche europee sicure a prendere i migranti che a migliaia affollano le coste turche e che finiscono nelle mani dei trafficanti di uomini. In questo modo nessuno morirebbe piu’ nel mare, come invece è successo ai miei piccoli nipoti e alla moglie di mio fratello Abdullah”, ha concluso.