L'Ungheria comincia ad arrestare i migranti

Il muro di Orban è concluso. Stanotte è entrata in vigore la nuova legge che punisce chi passa il confine con reclusione fino a tre anni.

L'Ungheria comincia ad arrestare i migranti
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15 Settembre 2015 - 17.52


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L’Ungheria ha dichiarato lo stato di emergenza in due contee a sud del Paese che confinano con la Serbia. La decisione, presa a causa della crisi dei migranti, dà poteri speciali alla polizia e spiana la strada per l’uso dell’esercito nelle operazioni di sorveglianza delle frontiere. Lo ha reso noto il portavoce del governo.

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Sono oltre duecentomila i migranti arrivati in Ungheria dall’inizio dell’anno. È quanto hanno reso noto le forze dell’ordine ungheresi. Dal 1 gennaio sono arrivati 200.778 richiedenti asilo, secondo questi dati. La maggior parte sono arrivati dalla Serbia per proseguire in altri Paesi dell’ovest.

Più di 500 000 migranti sono stati rilevati alle frontiere dell’Unione europea nei primi otto mesi di quest’anno, 156mila solo nel mese di agosto. Lo rende noto Frontex, l’agenzia delle frontiere esterne dell’UE. Ne furono registrati circa 280mila, nell’intero 2014

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L’Ungheria ha dichiarato lo stato di emergenza in due contee a sud che confinano con la Serbia. La decisione dà poteri speciali alla polizia e spiana la strada all’uso dell’esercito nella sorveglianza delle frontiere.

L’Ungheria ha arrestato 174 persone che stavano tentando di passare illegalmente il confine con la Serbia. Come riferisce il sito del quotidiano Guardian, lo ha dichiarato in una conferenza stampa Gyorgy Bakondi, consigliere per la sicurezza del premier Viktor Orban. Almeno 16 richiedenti asilo, ha aggiunto, sono stati inoltre respinti nel giro di qualche ora.

Migranti in sciopero fame a confine Serbia-Ungheria – Un centinaio di migranti al confine di Horgos tra Serbia e Ungheria ha cominciato uno sciopero della fame per protesta contro la chiusura della frontiera dalla mezzanotte. La tensione è palpabile, con i migranti che fischiano e scandiscono slogan al passaggio degli elicotteri ungheresi che dall’alto sorvegliano sulla situazione al confine.

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Migliaia migranti sono accampati in condizioni estremamente difficili nella terra di nessuno tra la frontiera serba e quella ungherese. Nella zona il caldo è forte, sui 30 gradi, e molti sono i bambini che si trovano senza alcun riparo dal sole cocente e senza acqua, cibo e servizi igienici. In tanti si sono rifugiati sotto camion fermi in cerca di ombra Molti migranti mostrano cartelli di protesta con su scritto “no food, no water”.

Intanto il governo ungerese ha comunicato che sta pensando di estendere la barriera “anti-migranti” anche al confine con la Romania, in aggiunta a quella già esistente alla frontiera serba, e intende avviare i lavori preparatori. Lo ha annunciato il ministro degli Peter Szijjarto in una conferenza stampa, citato da diversi media.

Legge anti-clandestini – Stanotte in Ungheria è entrata in vigore la legge sui clandestini che prevede l’arresto e la detenzione fino a tre anni per chiunque e a qualsiasi titolo tenti di entrare illegalmente nel paese. In centinaia hanno passato la notte all’aperto, lungo il confine, mentre a Bruxelles sfumava, almeno per il momento, l’accordo sulle quote di redistribuzione dei profughi.

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Da oggi, per passare in Ungheria, sono aperti solamente i due varchi ufficiali, ma la polizia di confine lascerà passare solamente coloro che hanno fatto richiesta di asilo in Serbia. Tutti gli altri verranno ricacciati indietro. I migranti sono in fila, già dalle prime ore dall’alba. E giovedì l’Ungheria potrebbe dichiarare lo stato d’emergenza per l’emergenza profughi.

Ministro serbo, la situazione può sfuggire di mano – Sul confine tra Serbia e Ungheria a Horgos è giunto il ministro del Lavoro e Affari sociali serbo Aleksandar Vulin, che sta cercando di mettersi in contatto con le autorità ungheresi. “Il problema non si può risolvere senza la collaborazione con Budapest”, ha detto ai giornalisti. Vulin ha sottolineato che la situazione è pericolosa e potrebbe sfuggire al controllo delle autorità.

No a hotspot in Ungheria: non si sa cosa siano – “L’Ungheria non vuole beneficare dello schema di ricollocamento dei 120mila profughi perché non è un Paese in prima linea. Per questo rifiuta di essere accomunata a Grecia e Italia” e non vuole gli hotspot, “che sono come lo Yeti: tutti ne parlano ma nessuno sa bene cosa siano”. Lo ribadiscono fonti diplomatiche dell’est europeo.

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Belgrado: non accetteremo profughi entrati in Ungheria – I migranti che non sono riusciti a entrare in Ungheria entro la mezzanotte potranno far ritorno in Serbia nei centri di accoglienza, ma Belgrado non accetterà il ritorno di coloro che sono già passati in territorio ungherese. Lo ha detto il ministro del Lavoro e Affari sociali, Aleksandar Vulin.

“Noi non siamo più responsabili di tutti coloro che sono entrati in Ungheria. E ci aspettiamo che costoro vengano presi in custodia dalle autorità magiare”, ha detto Vulin che sarà oggi in visita alla frontiera serbo-ungherese. Sono stati più di 9.000 i profughi e i migranti che sono riusciti ad entrare in Ungheria nelle ultime ore prima della mezzanotte quando sono entrate in vigore le nuove leggi ungheresi, per le quali l’ingresso illegale nel Paese è considerato un reato punibile con l’arresto ed il carcere.

Vendola: chi sbatte le porte tradisce l’Europa – “Civiltà è accogliere chi fugge dalle guerre e dalle persecuzioni. Chi sbatte la porta in faccia o addirittura arresta i profughi tradisce i valori fondamentali dell’Unione Europea, non è europeo. #MigrantMarch #Ungheria”. Lo ha scritto su twitter Nichi Vendola, presidente di Sinistra Ecologia Libertà.

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S&P, gestione crisi incognita per rating – La capacità di trovare soluzioni condivise alla crisi dei rifugiati da parte dei Paesi dell’Ue rappresenta “la maggiore incognita per i rating sovrani”, e “un compromesso al ribasso potrebbe indicare che restano problemi di governance, un fattore chiave per i rating sovrani”. Lo scrive Standard & Poor’s, secondo cui una cattiva gestione “può portare a populismo e xenofobia”.

Intanto a Kos naufraga un’imbarcazione: 22 morti.
Si aggrava il bilancio del naufragio di migranti avvenuto all’alba nelle acque tra Grecia e Turchia. I corpi recuperati dalla guardia costiera turca sono almeno 22, tra cui quelli di 4 bambini, mentre 211 persone sono state tratte in salvo. Sul luogo del naufragio sono intervenuti cinque mezzi della guardia costiera turca che hanno tratto in salvo 205 persone, ma si teme che il bilancio possa aggravarsi perchè non è ancora certo il numero dei migranti a bordo al momento del naufragio, avvenuto nel mar Egeo al largo della penisola di Datca, nella provincia di Mugla. I migranti viaggiavano su un barcone in legno lungo circa 20 metri, usato di solito per il trasporto di turisti.

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