Dopo 6 anni è intesa Turchia-Israele, ma resta il blocco di Gaza

Nell'intesa: 20 milioni di dollari di compensazione da Israele a Ankara per i morti nel raid del 2010. Scambio di ambasciatori e aiuti turchi alla striscia.

Benjamin Netanyahu a Roma
Benjamin Netanyahu a Roma
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27 Giugno 2016 - 15.01


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Turchia e Israele possono tornare a collaborare. Il punto chiave è la Siria. Israele occupa dal 1967 le alture siriane del Golan e la disgregazione del Paese è vista come un pericolo ma anche come un’opportunità per estendere l’influenza israeliana su un confine chiave e mettere ulteriormente sotto pressione gli Hezbollah sciiti libanesi.

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Dopo sei anni di tensione alta, anzi altissima tra Turchia e Israele si ristabiliscono le loro relazioni diplomatiche, economiche e di collaborazione. È il risultato dell’intesa raggiunta a livelli diplomatici a Roma ieri, annunciata ufficialmente oggi dai premier dei due Paesi, e che sarà firmata domani.

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Tre i punti fondamentali.  20 milioni di dollari di compensazione da Israele a Ankara per i morti nel raid del 2010, lo scambio “al più presto possibile degli ambasciatori” e gli aiuti umanitari turchi verso Gaza, nonostante il blocco navale resti pienamente in vigore, come ha sottolineato il premier israeliano Benjamin Netanyahu.

 

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Foto:Benjamin Netanyahu con il segretario di Stato Usa John Kerry a Roma

 

Il premier turco Binali Yildirim ha ufficializzato l’accordo per la normalizzazione dei rapporti e ha annunciato che “gli ambasciatori saranno inviati nei rispettivi Paesi prima possibile” e ha annunciato alcuni dei punti previsti, tra cui che Israele paghi 20 milioni di dollari di compensazione a Ankara per l’incursione dei commando israeliani sulla nave turca “Mavi Marmara” – parte di una flottiglia umanitaria diretta a Gaza – costata la vita a dieci cittadini turchi nel 2010.

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Il blocco navale. Nell’ambito delle condizioni dell’accordo, che sarà firmato domani e che è stato raggiunto dopo anni di negoziati e le scuse ufficiali da parte di Netanyahu, anche la rimozione del blocco navale alla Striscia di Gaza, condizione che Israele ha però bocciato. “Si tratta di una questione di massima sicurezza per noi, e non ero disposto a scendere a compromessi”, ha spiegato Netanyahu, in visita a Roma. Israele teme che una revoca del blocco possa portare ad un contrabbando di materiale bellico utilizzabile da Hamas o da altre milizie estremiste palestinesi.

Il compromesso. È stato raggiunto un compromesso che consentirà alla Turchia di portare aiuti umanitari attraverso il porto israeliano di Ashdod e non direttamente ai Territori e il completamento dell’ospedale di Gaza con 200 posti letto al più presto possibile, oltre alla costruzione di una nuova centrale elettrica e di un impianto di desalinizzazione dell’acqua per renderla potabile. “A questo proposito la nostra prima nave carica di oltre 10mila tonnellate di aiuti umanitari partirà per il porto di Ashdod venerdì”, ha aggiunto il premier turco.

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Non è un accordo di cessate-il-fuoco. Yildirim ha aggiunto che l’Amministrazione turca per lo sviluppo edile (Toki) ha già un progetto di costruzione di edifici a scopo residenziale nella Striscia di Gaza. La Turchia, inoltre, si è impegnata a contenere le attività di Hamas contro Israele dal suo territorio, da dove potrà esercitare soltanto compiti diplomatici, secondo Haaretz. Su questo tema, il premier turco ha però messo dei paletti: “Non è un accordo di cessate-il-fuoco. Abbiamo raggiunto un’intesa con Israele per normalizzare le relazioni”. Infine secondo le indiscrezioni di stampa il presidente turco Erdogan si è impegnato a ottenere la cooperazione di Hamas su quattro cittadini israeliani dispersi:
due sarebbero soldati deceduti e gli altri due, civili ostaggio a Gaza

 

L’economia. Di certo, oltre alle questioni diplomatiche, la normalizzazione dei rapporti tra Turchia e Israele avrà anche un forte impatto sulle economie dei due Paesi. Il primo ministro israeliano Netanyahu ha detto oggi che l’accordo avrà conseguenze “immense” per l’economia di Israele. Parlando a Roma dopo un colloquio con il segretario di Stato Usa John Kerry, Netanyahu ha spiegato:
“Penso che sia un passo importante per la normalizzazione delle relazioni. Questo accordo avrà conseguenze immense per l’economia israeliana”.

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E dell’intesa si sono interessati anche Abu Mazen, presidente palestinese, e il segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon. Il primo, in una conversazione telefonica con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ha espresso soddisfazione per gli sviluppi.
Il secondo, Ban Ki-moon, ha accolto l’accordo per la normalizzazione delle relazioni tra Turchia e Israele, tese dal 2010, come un “segnale di speranza per la stabilità della regione”.

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