“Posto che sono contro qualsiasi golpe e che considero Erdogan l’ennesimo presidente islamico che usa la democrazia per diventare un dittatore, come provano il suo tentativo di cambiare la Costituzione e i tanti giornalisti arrestati, c’è una grande differenza tra il 15 luglio 2016 in Turchia e il 30 giugno 2013 in Egitto”. Lo ha affermato a la Stampa lo scrittore egiziano Alaa al Aswani, spiegando che quel giorno al Cairo “c’erano milioni di persone in piazza a chiedere nuove elezioni e a sostenere l’intervento dell’esercito, mentre ieri sono scesi in strada sostanzialmente solo i sostenitori di Erdogan”.
“Nel nostro caso – aggiunge – i militari hanno poi instaurato una nuova dittatura, ma quel giorno, il 30 giugno, eravamo tutti con loro”.
Sull’impressione che, al netto delle differenze, la Turchia come l’Egitto sembrano oscillare sempre tra il potere religioso e quello militare, al Aswani osserva: “Questa è la grande crisi del mondo musulmano, arabo e non. Abbiamo avuto l’indipendenza sessant’anni fa e da allora ci sbattiamo tra il fascismo militare e quello religioso. La maggioranza dei nostri popoli, come la maggioranza di chi sostiene Ergogan, non è interessato alla democrazia, ma al proprio benessere. Erdogan ha dato ai turchi la crescita economica e loro lo amano, a prescindere dai diritti umani”.
Turchia e Egitto vittime del fascismo religioso e di quello militare
Lo scrittore egiziano Alaa al Aswani parla di quello che accade a Ankara e al Cairo

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17 Luglio 2016 - 11.55
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