Alla vigilia del voto in Gambia le carceri si riempiono di oppositori

890.000 i gambiani chiamati domani alle urne. Il presidente Yahya Jammeh corre per un quinto mandato. A sfidarlo Adama Barrow scelto dalle forze d'opposizione.

Gambia, (Marco Longari, Afp)
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30 Novembre 2016 - 16.46


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Una volta il presidente del Gambia, Yahya Jammeh, disse che avrebbe governato il Paese per un miliardo di anni, a Dio piacendo. Ma domani gli elettori potrebbero riservargli un’amara sorpresa, dopo anni di difficoltà economiche e di dura repressione che hanno spinto migliaia di giovani a tentare la pericolosa traversata del Mediterraneo per raggiungere l’Europa. Dall’inizio dell’anno sono oltre 10.000 i gambiani giunti sulle coste italiane, il primo gruppo per numero di migranti rispetto alla popolazione del Paese, pari a poco meno di due milioni.
Per la prima volta in 22 anni di governo, il Capo dello Stato si troverà infatti ad affrontare un’opposizione compatta. 

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Nessuna manifestazione o corteo sarà autorizzato dopo la proclamazione dei risultati delle elezioni presidenziali in programma in Gambia domani: lo ha detto alla vigilia del voto Yahya Jammeh, salito al potere a Banjul con un golpe nel 1994.
“In questo Paese non accetteremo manifestazioni” ha sottolineato il capo di Stato, in carica da 22 anni, rieletto già tre volte a dispetto delle accuse di arresti arbitrari e violazioni dei diritti umani.
Per la prima volta a sfidarlo sarà un candidato scelto eccezionalmente e di comune accordo dalle principali forze di opposizione. Adama Barrow, questo il suo nome, si e’ detto “sicuro di vincere con ampio margine”.

Adama Barrow è del Partito democratico unito (Pdu), e intravede dopo molti anni la possibilità di successo, nonostante le organizzazioni per la difesa dei diritti umani denuncino un clima d’intimidazione.

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Il presidente del Gambia Yahya Jammeh si presenterà per un quinto mandato e all’inizio della campagna elettorale ha fatto appello perché il voto sia libero.

Come spiega l’Internazionale riprendento l’Afp: “Dal 1994 Jammeh governa con il pugno di ferro questo piccolo stato anglofono dell’Africa occidentale, incuneato nel territorio del Senegal, tranne che per l’affaccio sull’oceano Atlantico”.

“Gambiani, questa è l’unica possibilità che abbiamo per cacciarlo, se falliamo dovremo morderci le mani. Questa è l’unica possibilità che abbiamo, dobbiamo sfruttarla al massimo”, ha detto Barrow in un comizio tenuto venerdì scorso. Terzo candidato alla massima carica dello Stato è un ex deputato del partito di governo, Mama Kandeh, che si è presentato alla guida di una nuova formazione politica.

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Foto: Yahya Jammeh

Ma la situazione in Gambia è complicata. Spiega l’Afp che “Jainaba Bah, la moglie dell’ex viceministro degli esteri Mamadou Sajo Jallow, che è in carcere da settembre e non ha ancora potuto incontrare un avvocato, racconta di non aver mai ricevuto spiegazioni per l’arresto del marito. “Secondo me è stato arrestato solo perché ho sostenuto pubblicamente il Pdu”, spiega Bah che ora si è rifugiata in Svezia. “Non dormo più”, aggiunge ricordando le storie di torture e di abusi nelle prigioni gambiane, in particolare in quella di Mile Two, dov’è rinchiuso suo marito”.

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Non solo. Anche secondo l’attivista per i diritti delle donne Isatou Touray, all’’opposizione,òla storia di Jallow è solo una delle tante in Gambia. “È la regola sotto il regime di Jammeh: non si può prevedere se un ministro continuerà a essere in carica fra tre mesi, o perfino fra tre giorni”, ha detto Touray a un comizio, denunciando i metodi dittatoriali del potere. Interrogate dall’Afp, le autorità non hanno risposto a queste accuse.

Nessun margine di manovra per i politici. Chi prende le distanze dal governo sa che è rischioso. Afp posta l’esempio di Tina Faal, che ha espresso il suo sostegno al Gdc, il Partito del congresso democratico del Gambia (Gdc), creato da Mama Kandeh, anche lui candidato alle presidenziali.  Tina Faal “era stata nominata come deputata in parlamento dallo stesso presidente Jammeh” spiega l’Afp. “Dopo essere stata rinchiusa in carcere lo scorso luglio con l’accusa di corruzione, ad agosto è stata riarrestata per tre settimane senza spiegazioni, anche se aveva ottenuto la libertà condizionale”.

Ma anche i mezzi d’informazione vicini al governo non sono al sicuro. Il direttore generale della radiotelevisione di stato Grts, Momodou Sabally, e il corrispondente specializzato in agricoltura, Bakary Fatty, sono stati arrestati. L’accusa è di aver mandato in onda immagini di militanti dell’opposizione nel momento in cui era prevista una trasmissione su un progetto agricolo lanciato dalla moglie di Jammeh. Sabally è stato accusato di crimini economici, abuso d’ufficio e diffusione di false notizie.

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Continua l’Afp: “Nonostante la minaccia costante degli arresti, da aprile molte persone osano esprimersi più liberamente per chiedere riforme politiche, in particolare dopo le manifestazioni scatenate dalla morte in carcere di un oppositore, Solo Sandeng. A luglio il capo del Pdu, Ousainou Darboe, è stato condannato insieme ad altre trenta persone per riunione illegale. “Il nostro leader Ousainou Darboe è stato arrestato a pochi metri da qui”, racconta un giovane che indossa una maglietta con i colori dell’opposizione. “Molti temono che anch’io sarò arrestato, ma non me ne importa niente”.

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