Il dramma delle spose bambine: ogni 7 secondi una ragazzina costretta alle nozze
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Il dramma delle spose bambine: ogni 7 secondi una ragazzina costretta alle nozze

I dati in un rapporto di Save the Children: 168 milioni costretti al lavoro minorile

Il framma delle spose bambine è una vera e propria emergenza nel mondo
Il framma delle spose bambine è una vera e propria emergenza nel mondo
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1 Giugno 2017 - 09.25


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Un dramma che non conosce confini. Frutto di ignoranza, povertà, falsi credi religiosi, culture che si fa fatica stradicare. Tant’è che anche nel 2017 i dati non sono differenti da quelli degli anno precedenti: nel mondo, ogni 7 secondi una ragazza di età inferiore a 15 anni si sposa, spesso costretta dai propri genitori a unirsi a uomini anche molto più grandi di lei. Ogni anno sono circa 15 milioni le ragazze che si sposano prima di aver compiuto i 18 anni, di queste 4 milioni non hanno ancora 15 anni.
Lo rivela un Rapporto di Save The Children.
Il Niger detiene il primato dei matrimoni precoci tra le ragazze, con il 60%delle giovani nigerine tra i 15 e i 19 anni sposate. Nel Paese subsahariano sono soprattutto le giovani che vivono nelle aree rurali ad essere coinvolte nel fenomeno: sono infatti già sposate 9 ragazze su 10 con meno di 18 anni che vivono nelle zone più povere del Paese rispetto a 1 su 3 nella capitale Niamey. Dopo il Niger, la classifica mondiale dei matrimoni precoci vede neiprimi posti. Repubblica Centrafricana (55%), Bangladesh(44%) e Sud Sudan(40%),ma anche l’Europa non risulta esente da questo fenomeno, con più di 1 ragazza su 10 (11%) che si sposa prima di aver compiuto i 18 anni. La Norvegia presenta invece la percentuale più bassa al mondo (0,1%) di ragazze che si sposano tra i 15 e i 19 anni, mentre in Italia il valore ammonta a 1,5%.
Ogni 2 secondi, poi, una ragazza tra i 15 e i 19 anni mette al mondo un bambino, pari a circa 17 milioni di giovani ogni anno. Nel mondo, la quasi totalità delle gravidanze precoci avviene nei Paesi in via di sviluppo (95%). I matrimoni precoci hanno impatti devastanti sulla vita delle ragazze, costrette di fatto a rinunciare alla propria infanzia e, spesso, alla possibilità di andare a scuola e di costruirsi un futuro. Le spose bambine, inoltre, rischiano fortemente di contrarre malattie sessualmente trasmissibili, di essere vittime di violenza domestica o di andare incontro a complicazioni durante il parto. Queste ultime costituiscono la seconda causa di morte al mondo tra le ragazze tra i15 e i 19 anni. Anche in questo caso è il Niger, dove 1 ragazza su 5 ha un bambino prima di compiere 19 anni, (20%) a occupare il primo posto della classifica. Seguono Mali (17,4%),Angola (16,2%) e Guinea (14%). Sull’altro versante della graduatoria, il tasso più basso si registra in Corea del Nord (0,05%), con l’Italia che arriva a sfiorare quota 0,6%, un valore decisamente inferiore rispetto a Paesi come Regno Unito (1,4%) e Stati Uniti (2,1%).

Sono 168 milioni i bambini costretti a lavorare

Nonostante il numero di minori coinvolti nel lavoro minorile si sia ridotto di un terzo rispetto al 2000, oggi nel mondo circa 168 milioni di bambini sono ancora costretti a lavorare per sostenere se stessi e le proprie famiglie, un numero superiore al totale dei bambini che vivono in Europa. Lo rende noto il Rapporto Save The Children presentato oggi. Di questi, 85 milioni fanno lavori molto pesanti e pericolosi che ne compromettono lo sviluppo fisico, psicologico e sociale, come lavorare nelle miniere, nei campi di cotone, nelle cave o nelle industrie tessili, frugare nelle discariche alla ricerca di cibo o arruolarsi nell’esercito. I tassi più alti di bambini coinvolti nel lavoro minorile si trovano ancora una volta in Africa subsahariana, con il Mali (56%), il Benin (52%), la Guinea Bissau (51%) e la Somalia (49%) ai primi posti della classifica.I bambini poveri, ovviamente,hanno maggiori probabilità di finire nelle maglie dello sfruttamento lavorativo rispetto ai loro coetanei benestanti: in Nepal,dove il 37% dei bambini tra i 5 e i 17 anni è impiegato soprattutto in agricoltura, la percentuale di bambini provenienti da famiglie povere che lavorano supera il 60% e di questi 9 su 10 vengono utilizzati in lavori molto pericolosi e in molti vengono anche sfruttati sessualmente.

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