Catalogna nel caos: sale la tensione nelle strade tra unionisti e indipendentisti
Top

Catalogna nel caos: sale la tensione nelle strade tra unionisti e indipendentisti

Le decine di migliaia di in piazza a Barcellona per chiedere l'arresto di Carles Puigdemont lanciano ombre inquietanti sullo svolgimento della prossima campagna elettorale.

Il nuovo simbolo degli unionisti
Il nuovo simbolo degli unionisti
Preroll

globalist Modifica articolo

30 Ottobre 2017 - 09.29


ATF

Le decine e decine di migliaia di persone nelle strade di Barcellona a sostegno della indivisibilità della Spagna, se sono state una prova di forza da parte degli unionisti, dall’altro hanno sottolineato che la Catalogna è divisa in due, in modo netto, inequivocabile, pericolosamente distante. Gli slogan ieri urlati dalla folla plaudente, ma con sacche di furia, contro Carles Puigdemont non depongono certo a sostegno di una via dialogante per uscire dalla crisi. Perché volere il capo (o ex, secondo Madrid) della Generalitat in prigione sta a signifcare che i margini per comporre la frattura tra unionisti e secessionisti catalani è irreversibile.
Carles Puigdemont, qualcuno lo dovrebbe ricordare, prima di dichiarare forse improvvidamente la nascita della repubblica catalana, non ha conquistato il potere della regione con un golpe o una congiura di palazzo. C’è arrivato a conclusione di un processo democratico di cui le elezioni sono state l’atto finale. Non ha usurpato nulla, si è fatto soltanto portavoce di un afflato indipendentista che esisteva da tempo e che aveva bisogno solo di qualcuno che ufficializzasse lo strappo con Madrid.

Il clima che si respirava ieri a Barcellona era però di grande confusione, perchè a pochi metri da chi chiedeva che tornasse la ragionevolezza (muovendo critiche anche al modo troppo muscolare con cui Madrid ha voluto riaffermare il primato della Spagna sulla Catalogna), c’era chi reclamava, con l’arresto di Puigdemont e dei suoi più stretti collaboratori, una giustizia sommaria che sembra non avere ragione d’essere.

A decidersi se e come muoversi contro Puigdemont per quello che ha fatto o potrebbe fare, sarà un magistrato – che si spera sia veramente terzo -. A lui spetterà decidere quale sarà il futuro del capo dei secessionisti, che non ha picchiato nessuno, non ha negato o represso la libertà di qualcuno, ma affermato un principio che comunque resta illegale, alla luce della Costituzione, ma che bisogna contrastare con la forza delle idee e non con la Guardia civil.
C’è solo da chiedersi se le manifestazioni di piazza dell’una e dell’altra parte siano un segnale di quello che potrebbe essere il clima della campagna elettorale. Sperare che nulla accada, al momento, sembra un pia illusione perché il livello di conflittualità tra unionisti e secessionisti è salito a ritmi vertiginosi e occorrerà che tutti, a cominciare da Rajoy, comincino a pensare di risolvere la crisi mettendo da parte l’odio personale. 

Native

Articoli correlati