"No bomb" giorno storico: in vigore il trattato sulla proibizione delle armi nucleari. Cosa farà l'Italia?

Con il deposito della ratifica dell’Honduras si sono infatti raggiunte 50 adesioni al Trattato di Proibizione delle armi nucleari (TPNW) che così entrerà in vigore tra 90 giorni, il 22 gennaio 2021

Bomba atomica
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

25 Ottobre 2020 - 11.49


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In un mare di pessime notizie, finalmente una “goccia” di positività. Ma è una “goccia” pesante, storica.  Proprio in occasione della 75ª Giornata delle Nazioni Unite, che segna l’inizio della Settimana Internazionale per il Disarmo, una importante e storica notizia ha rallegrato la comunità internazionale per il controllo degli armamenti e per la pace. Con il deposito della ratifica dell’Honduras si sono infatti raggiunte 50 adesioni al Trattato di Proibizione delle armi nucleari (TPNW) che così entrerà in vigore tra 90 giorni, il 22 gennaio 2021. Una tappa cruciale per la norma internazionale che ha l’obiettivo di mettere le armi nucleari fuori legge fortemente voluta dalla società civile internazionale a seguito di una forte “iniziativa umanitaria” (sostenuta da molti Paesi ed organizzazioni, tra cui la Croce Rossa Internazionale) e ottenuta con il voto alle Nazioni Unite del luglio 2017. 

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Oggi dunque si concretizza un nuovo passo verso la totale eliminazione dalla faccia della terra delle armi più distruttive mai costruite dall’umanità: con la cinquantesima ratifica e la conseguente l’entrata in vigore il Trattato TPNW diventa infatti la prima legge internazionale vincolante, per chi ha firmato e ratificato, contro questi sistemi d’arma. “La Rete Italiana Pace e Disarmo e Senzatomica (membri italiani della International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) si rallegrano e gioiscono per il risultato ottenuto anche grazie allo sforzo della società civile italiana e internazionale e si impegneranno fin da subito affinché il numero degli Stati aderenti al Trattato possa aumentare, a partire dall’Italia”.

“Siamo emozionati e felici non solo per il risultato ottenuto – commenta Lisa Clark, co-presidente dell’International Peace Bureau e coordinatrice delle iniziative di disarmo nucleare per la Rete Italiana Pace e Disarmo – ma anche che la cinquantesima ratifica arrivi proprio nellanniversario della firma dello Statuto dell’Onu, 75 anni fa. La campagna globale che ha portato all’approvazione del TPNW è stata portata avanti nello spirito di quello Statuto, con il desiderio di restituire democraticità alla suprema istituzione mondiale”.

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“Parafrasando Beatrice Fihn (direttrice esecutiva di ICAN, la Campagna per il Trattato che ha ricevuto il premio Nobel per la Pace nel 2017) si può certamente dire che il nostro lavoro non è finito – aggiunge Daniele Santi, presidente di Senzatomica – La nostra campagna si impegnerà ancora di più al fianco di ICAN e di RIPD per far crescere ulteriormente la rete di solidarietà di azioni che, con i giovani in prima linea, incoraggi l’Italia a stare dalla parte giusta della storia. A tal fine è in cantiere una versione aggiornata della nostra mostra che speriamo possa essere inaugurata nel 2021”.

L’Italia firmi

Gli sforzi di Rete Italiana Pace e Disarmo, Senzatomica e di tutta la società civile italiana per il disarmo nucleare si concentreranno in particolare sul rafforzamento della mobilitazione “Italia, ripensaci” che già dal 2017 punta a far cambiare idea a Governo e politica italiani finora rimasti al fuori, per scelta, da questo percorso di disarmo nucleare. Riteniamo che l’Italia dovrebbe liberarsi dalle pressioni ed indicazioni provenienti dalla Nato e dagli Stati Uniti, che mirano a tenerla sotto il loro ombrello nucleare. Va ricordato infatti che nel nostro Paese sono presenti circa 50 testate nucleari statunitensi (nelle basi di Ghedi ed Aviano) e che la motivazione evocata contro la partecipazione al percorso del TPWN risiederebbe in un fantomatico indebolimento e non coerenza col Trattato di Non Proliferazione nucleare firmato anche dall’Italia decenni fa. Al contrario questo nuovo Trattato voluto dalla società civile internazionale rafforza i principi di disarmo già presenti nel TNP (Articolo VI) e mai completamente realizzati. Pensiamo che sia chiaro come l’indebolimento dei percorsi di disarmo nucleare non provenga certo da una norma che mette questi ordigni fuori legge, ma sia minacciato soprattutto dall’ammodernamento degli arsenali nucleari che tutte le potenze stanno mettendo in atto e che coinvolgerà anche le bombe presenti in Italia.

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Una situazione rigettata dalla maggioranza della popolazione italiana che, come mostra una serie di recenti sondaggi, ha confermato un evidente e continuato rifiuto delle armi nucleari: nell’ultima indagine di metà 2019 ben il 70% dei cittadini italiani si è detto favorevole all’adesione al Trattato TPNW (con solo il 16% contrario) mentre il 60% ritiene che si dovrebbero eliminare dal nostro territorio le testate nucleari statunitensi (solamente il 21% concorda con il mantenerle in Italia).

Facciamo appello dunque a tutte le forze politiche e a tutti i cittadini e cittadine che hanno a cuore il futuro dell’umanità: l’Italia cambi la propria posizione e contribuisca a rendere obsolete e inaccettabili le armi nucleari, riconvertendo le ingenti somme che ogni anno vengono spese per costruirle e mantenerle ad usi più utili per l’umanità come il contrasto al cambiamento climatico, alla pandemia, alla povertà”.

Punti chiave di questo risultato storico

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Anche gli Stati che si sono rifiutati di aderire al TPNW saranno coinvolti dalla sua entrata in vigore. I precedenti trattati di disarmo hanno portato a un cambiamento di comportamento anche nei Paesi che si sono rifiutati di aderire. C’è una nuova realtà nel disarmo internazionale, ed è un mondo dove le armi nucleari sono vietate. Decenni di attivismo hanno raggiunto quello che molti dicevano fosse impossibile: le armi nucleari sono vietate. La democrazia ha trionfato, la stragrande maggioranza delle persone nel mondo sostiene il TPNW. Ora aderiranno altri Stati, come è successo con l’entrata in vigore di ogni altro Trattato di questo tipo.

 Cosa cambierà

Ci sono diversi modi in cui tutti gli Stati saranno interessati nei mesi ed eventualmente negli anni successivi all’entrata in vigore, non solo quelli che hanno ratificato il Trattato. L’attivismo è la chiave per far progredire questi impatti.

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 Cosa diventa illegale esattamente? 

Il Trattato TPNW proibisce specificamente l’uso, lo sviluppo, i test, la produzione, la produzione, la fabbricazione, l’acquisizione, il possesso, il possesso, l’immagazzinamento, il trasferimento, la ricezione, la minaccia di usare, lo stazionamento, l’installazione o il dispiegamento di armi nucleari. Il Trattato rende illegale per i paesi che lo firmano permettere qualsiasi violazione nella loro giurisdizione o assistere, incoraggiare o indurre qualcuno ad impegnarsi in una di queste attività. Il Trattato rafforza la norma contro le armi nucleari come primo strumento legale per vietarle. 

 

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Impatto sulle alleanze militari

Gli Stati che non sono parte di alleanze militari con gli Stati firmatari possono essere interessati dall’entrata in vigore del TPNW se gli Stati firmatari sono tenuti a modificare la loro cooperazione con gli Stati dotati di armi nucleari e con quelli alleati a causa dei loro obblighi derivanti dal trattato. Ad esempio, mentre i membri della NATO possono aderire senza problemi al TPNW per essere in regola una volta entrato in vigore questi Stati dovranno rinunciare all’uso di armi nucleari per loro conto.

 Impatto sulla produzione e sull’uso

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Gli ultimi decenni insegnano che con l’entrata in vigore di altri Trattati di proibizione di armamenti la produzione di armi vietate tra gli Stati che ne fanno parte e gli Stati che non ne fanno parte è praticamente cessata. Ad esempio aziende statunitensi che producono munizioni a grappolo negli Stati Uniti hanno cessato la produzione da quando è entrato in vigore, nonostante gli Stati Uniti non ne siano parte.

Lo stesso avviene per quanto riguarda uso e trasferimento: dopo l’entrata in vigore del Trattato sulle mine anti-persona i circa 34 Stati che hanno esportato mine terrestri hanno cessato tutti i trasferimenti (nonostante non abbiano aderito al Trattato). Gli Stati Uniti hanno modificato la loro posizione sulle mine terrestri e sulle munizioni a grappolo dopo l’entrata in vigore di questi trattati.

L’entrata in vigore di precedenti divieti su specifiche armi (ad esempio per quanto riguarda le mine anti-persona o le munizioni a grappolo) ha portato a cambiamenti concreti ed evidente anche nella produzione, nelle politiche di utilizzo e nel trasferimento di queste armi anche nell’ambito di Stati non partecipanti a tali norme internazionali. Ciò avverrà anche per il TPNW inquinato alcune aziende hanno già iniziato ad adeguarsi a questo nuovo panorama giuridico. 

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Cosa significa questo per gli istituti finanziari?

Poiché l’assistenza è proibita dal Trattato, per molti Stati ciò significherà come in altri casi che il finanziamento o l’investimento nella produzione di armi nucleari venga considerato una violazione. Gli istituti finanziari spesso scelgono di non investire in “attività su armi controverse”, che sono tipicamente armi proibite dal diritto internazionale. L’entrata in vigore del TPNW colloca chiaramente le armi nucleari in questa categoria e probabilmente innescherà ulteriori disinvestimenti. Inoltre, gli Stati parte possono impartire direttive alle istituzioni finanziarie sotto la loro giurisdizione per la cessione da parte di società che producono l’arma proibita in Stati non parte. In previsione dell’entrata in vigore del TPNW, alcune istituzioni finanziarie, tra cui ABP, uno dei cinque maggiori fondi pensione del mondo, hanno già deciso di non investire più in produttori di armi nucleari.

Pressione internazionale

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Gli Stati parte di questo Trattato TPNW avranno ora l’obbligo di sollecitare altri Stati ad aderire e dovranno lavorare per l’universalizzazione del Trattato. Ciò significa che non solo i cittadini, ma anche la pressione dei pari da parte di altri Governi aumenterà nel tempo, durante le visite di Stato, nelle discussioni bilaterali e multilaterali, in una vasta gamma di diversi organi delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni internazionali, in altri organi e incontri di Trattati, ecc.

Anche a causa di questa crescente pressione politica e normativa, i Paesi che si oppongono a un Trattato al momento della sua adozione hanno aderito a norme internazionali dopo la loro entrata in vigore. Dato il grande sostegno pubblico al TPNW in molti paesi che non vi hanno ancora aderito (79% degli australiani, 79% degli svedesi, 78% dei norvegesi, 75% dei giapponesi, 84% dei finlandesi, 70% degli italiani, 68% dei tedeschi, 67% dei francesi, 64% dei belgi e 64,7% degli americani) anche questi Paesi potrebbero seguirne l’esempio.

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