Ucraina, l'incubo di Putin: l'urban war
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Ucraina, l'incubo di Putin: l'urban war

L’incubo di tutti gli eserciti è proprio la “urban war” perché una città moderna ha una complessità sociale (gli abitanti) e fisica che è difficile da piegare.

Ucraina, l'incubo di Putin: l'urban war
Palazzi bombardati a Kiev
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

7 Marzo 2022 - 14.21


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Da profughi ad ostaggi. La tragedia ucraina è anche questa. E c’è chi parla di “corridoi umanitari”.

Attacco a Kiev

Intanto la Russia avrebbe iniziato ad “ammassare” truppe e mezzi militari alle porte di Kiev in preparazione dell’atteso assalto alla capitale Ucraina mentre nella notte si sono intensificati i bombardamenti su quasi tutto il Paese. Pesanti bombardamenti si sono registrati nella città portuale di Mykolaiv, nel Sud dell’Ucraina. Il primo cittadino ha denunciato attacchi ad alcuni edifici residenziali e ha condiviso sui social il video di un condominio avvolto dalle fiamme. Nella regione di Zaporizhzhia i militari russi avrebbero sparato sull’auto delle poste ucraine e poi, con un carro armato, vi sarebbero passati sopra. Due le vittime.

Almeno 9 persone sono rimaste uccise nel raid russo di ieri che ha distrutto l’aeroporto ucraino di Vinnytsia, a circa 200 chilometri a sud-ovest di Kiev. Lo riferiscono i soccorritori ucraini. “Stamane, dalle macerie dell’edificio sono state estratte 15 persone: 9 erano morte. Si tratta di cinque civili e quattro soldati”, hanno indicato su Telegram, specificando che “le ricerche continuano” per trovare altre possibili vittime 

Ed è in questo scenario di guerra totale, , la Russia, tramite l’agenzia Interfax, ha fatto sapere che in mattinata avrebbe concesso  possibilità di nuovi corridoi umanitari. In tal senso, i media internazionali mettono in evidenza come le “vie di fuga” annunciate dalla Russia siano dirette per lo più verso la Russia e verso la Bielorussia, alleato di Mosca. Lo evidenziano i piani pubblicati da Mosca. Il corridoio dalla capitale Kiev porta verso la Bielorussia, mentre per Kharkiv c’è un solo corridoio verso la Russia. Il corridoio da Mariupol porta alla città russa di Rostov sul Don, vicino al confine con l’Ucraina, mentre da Sumy ci sono due corridoi, uno verso altre città dell’Ucraina e l’altro verso la Russia.

Da sud a nord, secondo l’esercito ucraino, la Russia starebbe iniziando l’assalto a Kiev. Il rapporto militare fa luce sull’avanzata russa – si legge – nel sobborgo di Irpin, alla periferia occidentale della capitale: “Le truppe stanno avanzando con carri armati e unità di fanteria motorizzata, oltre a tentare di raggiungere la periferia orientale attraverso i distretti di Brovarsky e Boryspil”. Secondo il consigliere della presidenza ucraina Oleksiy Arestovich, intervistato dall’emittente locale Belsat Tv, la situazione sarebbe “catastrofica” nei sobborghi di Bucha, Hostomel e Irpin. Mosca, inoltre, per riuscire nel suo intento, avrebbe reclutato miliziani siriani. La tesi è sostenuta dal Wall Street Journal, che cita quattro funzionari Usa.

Secondo un alto dirigente del Pentagono l’impegno di Mosca è quasi totale. La Russia avrebbe mobilitato circa il 95% delle sue forze all’interno dell’ucraina ed ha lanciato 600 missili dall’inizio dell’invasione. Tuttavia, l’appoggio a Kiev da parte di Usa e Nato è altrettanto massiccio, con oltre 17 mila armi anti tank (compresi i missili Javelin) inviate in meno di una settimana tramite la frontiera con Polonia e Romania, scrive il New York Times. La situazione peggiora di ora in ora, anche se il ministero della difesa britannico riferisce in un rapporto che durante il fine settimana l’avanzata di terra delle forze russe è stata “probabilmente minima” ed è “altamente improbabile che la Russia abbia raggiunto con successo gli obiettivi pianificati fino ad oggi”. 

In un discorso alla nazione, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky promette di “punire tutti coloro che hanno commesso atrocità in questa guerra sulla nostra terra” e di non perdonare, né dimenticare. E avverte: “Troveremo quelli che hanno sparato alle nostre città, alla nostra gente, che ha bombardato la nostra terra, che ha lanciato razzi. Non ci sarà posto tranquillo su questa terra per voi. Eccetto la tomba”.

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Scenari militari

Di grande interesse è il report di Laura Aprati per Rainews24.

Scrive, tra l’altro, Aprati: “John Spencer, veterano dell’Iraq e direttore degli Studi di guerra urbana al Modern War Institute di West Point, la più prestigiosa accademia militare americana, ha detto qualche giorno fa: “Per il Cremlino sarà come vivere un incubo, sarà una lentissima agonia”. 

Dopo la presa di Kherson e l’assedio a Mariupol ci si attende un assalto russo decisivo ai due obiettivi politicamente più prestigiosi: Kiev e Kharkiv.  Le due metropoli, con una popolazione di 2.8 e 1.4 milioni, richiederanno un impegno ben maggiore a causa delle loro dimensioni.

Secondo Spencer la tattica russa “sarà quella di tagliare qualsiasi linea di supporto e poi penetrare con carri armati e fanteria. L’obiettivo sarà quello di prendere gli uffici governativi e issare la bandiera russa. Scatterà il combattimento casa per casa e sarà un bagno di sangue”.

Quali sono le difficoltà di una guerriglia urbana?

L’incubo di tutti gli eserciti è proprio la “urban war” perché una città moderna ha una complessità sociale (gli abitanti) e fisica (costruzioni con materiali che spesso prima si usavano solo per i bunker) che è difficile da piegare o comunque non è semplice.

Inoltre nei centri urbani è difficile anche l’utilizzo di droni per la ricognizione ed un esempio viene dall’assedio diMosul: l’Isis coprì le strade con dei teloni di plastica e spazzatura e i sistemi di sorveglianza ISR statunitensi erano praticamente ciechi sugli spostamenti di truppe jihadiste.

La “urban war” è spesso paragonata alle azioni in una foresta tropicale (rappresentazione delle case e della giungla di cemento cittadino) e come in una foresta tropicale, i difensori riescono a nascondersi e osservare l’avanzata degli attaccanti, che spesso sono costretti a passare da strade e piazze dove sono facili le imboscate. E la guerra urbana si avvale dell’invisibilità, dell’elusività, della flessibilità, della rapidità e della pazienza. La sua carta vincente è il tempo, non la potenza di fuoco. Così come fu in Vietnam.

Punti di forza Kiev

La presenza di una rete dellametropolitana abbastanza sviluppata offre rifugi e percorsi sotterranei per rafforzare in profondità la rete difensiva. Poi c’è il sistema di canali e affluenti del possente fiume Dnepr, che potrebbero costringere i russi a costruire ponti sotto il fuoco nemico. Un variegato patrimonio immobiliare della città a partire dalle famose Khrushchyovka costruite intorno al 1960.

Gli esperti militari dicono che “a Mosca serviranno almeno cinque soldati per ogni militare che Kiev sarà in grado di schierare. L’esercito ucraino potrà sfruttare tattiche di guerriglia per colpire i nemici che avanzano lentamente”.

Tutto questo è valido se la città supererà il primo grande attacco e se nel frattempo si sarà organizzata una linea di approvvigionamento e rifornimento di armi e beni primari.

Punti di forza di Mosca

L’efficienza dell’offensiva russa su Kiev dipenderà anche dall’obiettivo che il regime di Mosca si è preposto. Una superiorità aerea, gli attacchi di artiglieria e i bombardamenti a tappeto: queste le armi principali.

Ma dovrà approfittare immediatamente dello choc provocato sul nemico altrimenti le macerie diventeranno subito delle “front line” facilmente difendibili. Un metodo efficace per attraversare interi distretti è aprire varchi usando bulldozer corazzati o cariche esplosive. Un procedimento lento e che poco si adatta d una città come Kiev (839 chilometri quadrati, quanto Berlino). 

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Il tempo è il peggior nemico dei russi perché nel frattempo il Cremlino dovrà gestire la pressione interna e soprattutto dovrà impiegare molte risorse: per riprendere Mosul dall’Isis ci sono voluti 100mila soldati iracheni e nove mesi per avere la meglio su 5mila miliziani. Su tutto questo grava anche un’inefficiente coordinazione fra fanteria e forze corazzate e una difficoltà del sistema del supporto aereo.

Le scelte

La Russia sceglierà come priorità l’eliminazione dei combattenti e del governo o la conquista del territorio? Un’analisi delle operazioni americane a Mosul pubblicato dell’Accademia delle Scienze Militari di Mosca suggerisce che le forze russe potrebbero favorire l’ultima ipotesi.

Un’altra ipotesi e l’accerchiamento della capitale ed un lungo assedio come già sperimentato in Siria nella città di Iblid con l’obiettivo di affamare la città.

 In questo scenario si inseriscono le parole di Mirov, economista russo e collaboratore di quello che è il più famoso tra i dissidenti, Alexei Navalny. Intervistato da La Stampa ha detto: “Vladimir Putin ha fatto il passo più lungo della gamba” e ha spiegato che la Russia ha riserve per ancora due settimane e poi dovrà fermare l’avanzata delle sue truppe in Ucraina.

“Non hanno ancora capito che la Russia è piombata in una crisi economica che sarà peggio di quella del 1991. Diamogli altre due-tre settimane per comprendere la realtà: non ha le risorse per proseguire la guerra” spiega Mirov che, in merito alle pesanti sanzioni introdotte dalla comunità internazionale, osserva: “Sarebbe stato meglio che fossero partite prima della guerra, ma avranno un effetto devastante sulla Russia”.

Fin qui l’analisi di Aprati.

Lo Zar e il Sultano

Putin ha sentito al telefono il leader turco Erdogan e ha annunciato che fermerà l’offensiva militare solo se Kiev smetterà di combattere e se saranno accolte le richieste di Mosca. Nel colloquio è stato ribadito che l’operazione militare speciale voluta da Putin procede secondo i piani. E Putin chiede un approccio più costruttivo ai negoziatori ucraini in vista del prossimo round di negoziati, oggi, tenendo conto della realtà sul terreno.

Durante il colloquio telefonico Erdogan ha insistito sull’importanza di adottare misure urgenti per un cessate il fuoco, che oltre alle ragioni umanitarie darebbe, secondo Ankara, un’opportunità per lavorare a una soluzione politica; ma anche aprire corridoi umanitari e firmare un accordo di pace. La Turchia secondo i media interni sarebbe pronta a contribuire con “mezzi pacifici”.

Secondo le indiscrezioni del Ministero della Difesa britannico, Putin starebbe prendendo di mira l’infrastruttura di comunicazione dell’Ucraina per ridurre l’accesso a fonti di notizie affidabili. “È molto probabile che anche l’accesso a Internet dell’Ucraina venga interrotto a causa dei danni collaterali degli attacchi russi alle infrastrutture”.

Putin però è sempre più isolato: i vertici militari bielorussi hanno rifiutato di invadere da nord l’Ucraina. Un ammutinamento a tutti gli effetti, contro un piano che in origine prevedeva l’entrata in guerra, al fianco della Russia e contro l’Ucraina, delle forze armate bielorusse circa una settimana fa”, secondo quanto riferito all’Adnkronos da fonti degli apparati di sicurezza italiani.

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Intanto, è salito a oltre 1,7 milioni il numero di persone fuggite dall’Ucraina dallo scorso 24 febbraio, data dell’invasione russa, Lo ha reso noto l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr). Dal 24 febbraio al 6 marzo, il numero di rifugiati ha raggiunto un totale di 1.708.436, riferisce l’ultimo aggiornamento pubblicato sul sito dell’Unhcr. Di questi oltre un milione sono giunti in Polonia.

In Europa “dobbiamo prepararci ad accogliere attorno ai cinque milioni di rifugiati”. È la previsione avanzata da Josep Borrell, Alto rappresentante della politica estera dell’Ue, durante una riunione dei ministri dello Sviluppo dell’Unione.

Corridoi minati

Presenza di mine sui percorsi per l’evacuazione dei civili ucraini. Lo denuncia un operatore del Comitato internazionale della Croce Rossa (Icrc) alla Bbc. Alcuni operatori della Croce Rossa, ha spiegato Dominik Stillhart, direttore delle operazioni dell’Icrc, hanno cercato di uscire da Mariupol domenica lungo una strada consentita, ma subito si sono resi conto che “la strada indicata loro era in realtà stata minata“. Interpellato su cosa sia andato male finora nella realizzazione dei corridoi umanitari, Stillhart ha spiegato ad una trasmissione radiofonica della Bbc che da entrambe le parti si è discusso “per giorni” ma i problemi sono rimasti: quello che serve è che le due parti trovino un accordo “concreto, percorribile e preciso”, mentre finora ci sono stati accordi solo “di principio”, che sono stati subito infranti perché senza dettagli sulle strade e su chi può usarle. “Questo è il motivo per cui è così importante che le due parti abbiano un preciso accordo per noi così da poter facilitare la gestione sul terreno”, ha aggiunto.

Unione reale

“L’Ue ha dato prova di straordinaria unità. Siamo uniti nel rispondere all’appello del presidente Zelensky che ci ha chiesto aiuti finanziari, umanitari e militari. Questa unità è la nostra principale forza ed è essenziale mantenerla” in aspetti come “l’accoglienza” degli ucraini e “la tutela energetica” di cittadini e imprese. Così il premier Mario Draghi nella dichiarazione congiunta con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen prima del loro incontro a Bruxelles.

Dobbiamo fare in modo che non ci siano scappatoie e che l’effetto delle sanzioni sia massimizzato. Le sanzioni in atto stanno davvero mordendo, vediamo le turbolenze sull’economia russa”. Ma considerata “l’evoluzione della situazione in Ucraina e l’attacco sconsiderato del Cremlino a cittadini, donne, bambini, uomini, naturalmente stiamo lavorando anche su ulteriori sanzioni”, ha rimarcato a sua volta la presidente della Commissione.

In meno di una settimana Usa e Nato hanno fornito a Kiev oltre 17mila armi anti tank, compresi i missili Javelin, tramite la frontiera con Polonia e Romania, scaricandole da giganteschi aerei cargo. Lo scrive il New York Times, paragonando per certi versi il ponte aereo in corso a quello organizzato dagli occidentali nel 1948-1949 per trasportare cibo e altri generi di prima necessità nella Berlino Ovest circondata dai sovietici.

Aia disertata

La Russia non si è presentata all’’udienza sulla guerra in Ucraina all’Aia presso il tribunale superiore delle Nazioni Unite. “La corte si rammarica della mancata apparizione della Federazione Russa in questo procedimento orale”, ha detto il presidente della Corte Internazionale di Giustizia Joan Donoghue.

Ma la grande sorpresa sarebbe stata la presenza.

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