John Bercow, noto per il suo 'order', condannato per 'bullismo seriale': non potrà più entrare in Parlamento

Bercow, 59 anni, è stato chiamato in causa per almeno 21 episodi diversi, con 3 addetti o addette parlamentari in veste di testimoni chiave. E le sue colpe sono state certificate anche da un organismo d'appello, che ne ha respinto il ricorso. 

John Bercow, noto per il suo 'order', condannato per 'bullismo seriale': non potrà più entrare in Parlamento
John Bercow
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9 Marzo 2022 - 16.16


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Era diventato celebre in tutto il mondo, specie durante le discussioni sulla Brexit, per i suoi ‘order’ urlati nell’aula del Parlamento inglese: John Bercow, ex speaker della Camera dei Comuni britannica, è stato oggetto di un pesantissimo verdetto disciplinare per ‘bullismo seriale’ nei confronti dei suoi sottoposti. 

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Un panel indipendente costituito ad hoc sotto l’autorità della Parliamentary Commissioner for Standards, Kathryn Stone, l’alta funzionaria incaricata di sorvegliare i codici di condotta in Parlamento, lo ha infatti riconosciuto colpevole di atti di “bullismo seriali” verso i sottoposti nei circa 10 anni del suo mandato alla presidenza dell’assemblea elettiva.

Bercow, 59 anni, è stato chiamato in causa per almeno 21 episodi diversi, con 3 addetti o addette parlamentari in veste di testimoni chiave. E le sue colpe sono state certificate anche da un organismo d’appello, che ne ha respinto il ricorso. 

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La commissaria Stone ha di conseguenza chiesto ai vertici attuali di Westminster di non consentire più l’ingresso negli edifici parlamentari all’ex speaker, il cui pass è stato in effetti ritirato in queste ore. Una messa al bando in piena regola che l’interessato ha bollato furioso come frutto di un’inchiesta “dilettantesca” e di una “giustizia farsesca”. 

Già deputato del Partito conservatore, con un passato da euroscettico pentito, Bercow (trasferitosi di recente nelle file del Labour, ma senza più ruoli nella politica attiva) non solo non era stato ricandidato alle ultime elezioni del 2019, ma si era visto escludere platealmente dalla designazione a membro della Camera dei Lord – concessa per prassi agli ex speaker dei Comuni – dal governo Tory di Boris Johnson: sia per effetto dell’inchiesta aperta su di lui, sia soprattutto per punirlo dell’atteggiamento rispetto all’iter della Brexit e ad altri dossier contestato negli ultimi anni della sua presidenza come non imparziale ed esibizionistico da molti ex compagni di partito. 

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