Il patriarcato di Mosca attacca Francesco per le critiche a Kirill e usa un linguaggio da bollettino del Cremlino

La nota del servizio di comunicazione del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa russa

Il patriarcato di Mosca attacca Francesco per le critiche a Kirill e usa un linguaggio da bollettino del Cremlino
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4 Maggio 2022 - 17.03


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Papa Francesco vuole la pace e predica uno stile di vita sobrio. Kirill è un omofobo, appoggia la guerra di Putin ed è uno degli uomini più ricchi di Russia. E già qui ci potrebbe fermare.

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Ma adesso è scontro: “È deplorevole che un mese e mezzo dopo la conversazione con il patriarca Kirill, papa Francesco abbia scelto il tono sbagliato per trasmettere il contenuto di questa conversazione. È improbabile che tali affermazioni contribuiscano all’instaurazione di un dialogo costruttivo tra il mondo cattolico romano e quello della Chiesa ortodossa russa, che è particolarmente necessario in questo momento”.

 E’ quanto si legge in un “chiarimento” del servizio di comunicazione del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa russa. Una presa di posizione dopo l’intervista rilasciata ieri dal pontefice al Corriere della Sera nella quale, tra l’altro, si legge sempre nella nota, il Papa ha affermato:

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“noi non siamo funzionari e non dobbiamo usare il linguaggio della politica, ma il linguaggio di Cristo… dobbiamo cercare vie per la pace, per la cessazione delle ostilità. Il patriarca non può trasformarsi in un servitore delle autorità russe”.

Nella sua presa di posizione la Chiesa ortodossa russa ricorda il colloquio tra il Papa e il patriarca Kirill del 16 marzo scorso nel quale il Patriarca stesso “ha detto al pontefice che il conflitto è iniziato nel 2014 con gli eventi del Maidan a Kiev, che hanno portato a un cambio di potere ucraino. Ha prestato particolare attenzione all’interlocutore sugli eventi di Odessa e le sue conseguenze”. 

“In questa città si è svolta una manifestazione pacifica di residenti di lingua russa, – ha ricordato Kirill al papa – che ha difeso il loro diritto di usare la lingua e la cultura nativa. Questo incontro pacifico è stato attaccato da rappresentanti di Gruppi nazisti: hanno cominciato a picchiare i manifestanti con i bastoni, a cercare rifugio nel vicino edificio della Casa dei Sindacati. E in quel momento è successo qualcosa di terrificante: questo edificio è stato chiuso a chiave e poi dato alle fiamme. La gente ha cercato di scappare saltando da il secondo o il terzo piano e, ovviamente, è caduto. Coloro che si sono avvicinati alle finestre, senza osare saltare fuori sono stati sparati dal basso. Abbiamo seguito tutto questo in televisione quasi in diretta. Questa orribile lezione di Odessa ha influenzato la decisione degli abitanti del sud-est L’Ucraina per difendere i propri diritti”.

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Il patriarca Kirill ha poi ricordato che alla fine dell’era sovietica, si legge ancora nella nota ufficiale di parte ortodossa, “la Russia ha ricevuto l’assicurazione che la Nato non si sarebbe spostata di un centimetro verso est. Tuttavia, questa promessa è stata infranta, anche le ex repubbliche baltiche sovietiche hanno aderito alla Nato. Di conseguenza, si è sviluppata una situazione molto pericolosa: i confini della Nato

sono a 130 km da San Pietroburgo, il tempo di volo dei missili è di pochi minuti. Se l’Ucraina fosse ammessa alla Nato, anche il tempo di volo per Mosca sarebbe di diversi minuti. La Russia non può e non può permettere che ciò avvenga”.

“Naturalmente, questa situazione è collegata a un grande dolore per me”, ha detto il patriarca al termine della conversazione, i ricorda ancora. “Il mio gregge – ha concluso Kirill – è su entrambi i lati del confronto, questi sono per lo più persone ortodosse”.

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