Una apertura dettata dalla disperazione o da cosa? Un negoziato sull’Ucraina tra i presidenti della Federazione Russa e degli Stati Uniti, Vladimir Putin e Joe Biden, potrebbe aver luogo se gli Stati Uniti volessero ascoltare le preoccupazioni di Mosca e tornare al dialogo sulle garanzie di sicurezza.
Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov in un’intervista all’emittente tv Rossiya-1. Un passaggio delle sue parole sono state rilanciate dal giornalista Pavel Zarubin, sul suo canale Telegram e riprese dall’agenzia russa Tass. Quando gli è stato chiesto quale potrebbe essere una piattaforma per i negoziati, Peskov ha detto: «Il desiderio degli Stati Uniti di ascoltare le nostre preoccupazioni».
«Il desiderio degli Stati Uniti di considerare le nostre preoccupazioni, il vero desiderio degli Stati Uniti di tornare allo stato di dicembre-gennaio», ha aggiunto Peskov sempre rispondendo alla domanda su cosa potrebbe fare da piattaforma per i negoziati tra Putin e Biden; e ha aggiunto che negli Usa «dovrebbero chiedersi che forse vale la pena sedersi al tavolo delle trattative, anche se non tutto ciò che i russi propongono `ci va bene´».
«Mi riferisco alle bozze di documenti che sono state inviate a Bruxelles e Washington», ha spiegato ancora il portavoce della presidenza russa. Nel dicembre dello scorso anno, la Russia ha proposto alla Nato la firma di un accordo sulle garanzie di sicurezza che prevedeva il divieto di annettere Paesi dell’ex Unione Sovietica nell’Alleanza; esortava anche gli alleati a rinunciare a tutte le attività militari nell’Europa orientale, nel Caucaso e in Asia centrale.
La proposta, categoricamente respinta da Usa e Nato, comprendeva anche richieste nuove, come il ritiro delle truppe e delle armi dispiegate dopo il 1997, il che significava lasciare senza protezione Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia, che hanno aderito all’Alleanza nel 2004.
Alla fine di gennaio di quest’anno, Stati Uniti e Nato hanno consegnato alla Russia risposte scritte alle proposte di Mosca: l’Occidente non ha fatto concessioni di principio alla Russia, ma si è limitato a delineare le direzioni per ulteriori negoziati. E il 24 febbraio la Russia ha lanciato l’«operazione militare speciale» in Ucraina che continua ancora oggi e ha causato decine di migliaia di morti.