Diciotto dicembre: in piazza per dire no al genocidio di Gaza
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Diciotto dicembre: in piazza per dire no al genocidio di Gaza

Il 18 dicembre associazioni e organizzazioni della società  civile di tutto il mondo si mobiliteranno nuovamente per una giornata di azione globale, con l’obiettivo di chiedere un cessate il fuoco permanente

Diciotto dicembre: in piazza per dire no al genocidio di Gaza
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

16 Dicembre 2023 - 13.34


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Il mondo solidale non chiude gli occhi di fronte al genocidio in atto a Gaza. Il 18 dicembre associazioni e organizzazioni della società  civile di tutto il mondo si mobiliteranno nuovamente per una giornata di azione globale, con l’obiettivo di chiedere ai leader politici e alle istituzioni un “cessate il fuoco” permanente nei Territori palestinesi occupati e in Israele.

A Roma, alle ore 18 in Piazza dell’Esquilino, le organizzazioni aderenti (si uniranno per illuminare la scritta “cessate il fuoco” con più di 1000 candele. Questo gesto simbolico vuole ricordare quanto sia importante fare luce sul buio e sui crimini di diritto internazionale in corso in Medio Oriente.
Nella Striscia di Gaza, oltre due milioni di persone lottano per sopravvivere a una catastrofe umanitaria con un numero di vittime civili senza precedenti. Dopo una breve tregua umanitaria, durata dal 24 novembre al 1° dicembre, le ostilità sono riprese brutalmente, con incessanti bombardamenti su tutta la Striscia di Gaza, comprese le zone indicate come “sicure”.
Tra il 7 ottobre e il 14 dicembre 2023, nella Striscia di Gaza occupata, sono morte oltre 18.787 persone, il 70% delle quali erano donne e minori. Nella Cisgiordania occupata, nello stesso periodo, sono stati uccisi 278 palestinesi, di cui 70 minori. Almeno 1200 persone – per lo più civili, inclusi 36 bambini – sono state uccise in Israele il 7 ottobre.
Nella Cisgiordania occupata, raid dell’esercito e coloni israeliani causano violenze continue, trasferimenti forzati, arresti di massa e uccisioni extragiudiziali. La libertà di movimento è gravemente limitata dai posti di controllo militari e ciò causa gravi ripercussioni sull’economia locale.

Dal 7 ottobre ad oggi, risultano uccisi almeno 86 giornalisti e numerosi membri dello staff delle Nazioni Unite nel pieno svolgimento del loro lavoro. In questo contesto, il lavoro dei giornalisti è fondamentale per narrare l’escalation di violenza in corso attraverso notizie verificate e testimonianze.

Gli attacchi diretti ai civili e gli attacchi indiscriminati contro obiettivi civili sono assolutamente vietati dal diritto internazionale umanitario e possono costituire crimini di guerra. In considerazione di ciò, la società civile e le organizzazioni per i diritti umani ribadiscono la necessità di un cessate il fuoco immediato e prolungato, come unico strumento per garantire che tutti i civili siano protetti, che gli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas e di altri gruppi armati palestinesi siano liberati e che la popolazione di Gaza possa ricevere gli aiuti umanitari di cui ha disperato bisogno.
È necessario agire subito, esercitare pressioni sui governi e ribadire che il diritto internazionale esiste per proteggere tutte le persone e fermare questa catastrofe. Ripristinare il senso di umanità è il prerequisito imprescindibile per gettare le basi di un futuro incentrato sui diritti umani di tutte le persone, sulla fine di un sistema di oppressione e controllo israeliano nei confronti dei palestinesi e sulla giustizia e la riparazione per le vittime.

 ORGANIZZAZIONI ADERENTI:
Amnesty International Italia Action Aid Italia ACS Associazione Cooperazione e Solidarieta’ AOI ARTICOLO 21 Assopace Palestina Associazione di Amicizia Italo-Palestinese Firenze Associazione culturale Liguria-Palestina Associazione per il rinnovamento della sinistra CISS CINI coordinamento italiano Ngo internazionali Comitato Madri x Roma Città Aperta Consorzio delle Ong Piemontesi ETS Cospe Dimensioni Diverse – Spazi di Relazione e di Pensiero odv. EducAid Fondazione Arché Libertà e Giustizia Medici del Mondo Oxfam Italia Piattaforma delle OSC italiane in Medio Oriente e Mediterraneo Porti Aperti Progetto Mondo Purple Square Rete italiana pace e disarmo Save the Children Italia SOS Villaggi dei bambini Terre des Hommes Italia UISP Un ponte per Vento di Terra VIS-Volontariato internazionale per lo Sviluppo WeWorld

Riconoscere lo Stato di Palestina All’indomani del 10 dicembre, 75° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, e della Marcia della Pace di Assisi per fermare le stragi a Gaza, la Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace e la coalizione AssisiPaceGiusta chiedono al Parlamento e al Governo di trovare il coraggio di dire basta alla carneficina in corso a Gaza da 69 giorni e riconoscere lo Stato di Palestina.Quello che sta succedendo a Gaza, scrivono i promotori, “è vietato non solo dalla morale ma dalla legge, dal diritto internazionale dei diritti umani e deve essere fermato.”
“L’Italia può fare molto per la pace. Ma deve cambiare: non può continuare ad astenersi o essere di parte”, è scritto nell’appello di Assisi. “L’Italia deve dire basta! Cessate-il-fuoco! E lo deve dire ora. Insieme con Papa Francesco, l’Italia, il nostro Parlamento, le forze politiche, le nostre istituzioni, i nostri governanti devono trovare il coraggio di dire basta e di chiedere l’immediato cessate-il-fuoco. Il silenzio ci rende complici.”
“L’Italia, scrivono i promotori, deve chiedere all’Onu l’immediato riconoscimento della Palestina come Stato membro delle Nazioni Unitee impegnarsi a fornire sostegno politico, operativo e finanziario all’attuazione del Piano “due Stati per due Popoli”. L’Italia deve assumere un’iniziativa politica urgente: difendere i diritti umani, la legalità e il diritto internazionale e battersi affinché prevalga la forza della legge sulla legge della forza”.

L’Appello di Assisi L’Italia deve dire basta!  E deve riconoscere lo Stato di Palestina. 

“Non si può uccidere un bambino o una bambina.
Non si possono uccidere tanti bambini tutti i giorni.
Non si possono uccidere i loro genitori, tutti i giorni.
Non si possono violare tutte le leggi internazionali.
Non si possono bombardare gli ospedali, i campi profughi, le chiese…
Non si possono lasciare decine di migliaia di feriti e ammalati senza cure e medicinali.
Non si può negare e minacciare l’esistenza di un popolo e dei suoi diritti inalienabili.
Non si può fare un genocidio.
Non si possono cacciare milioni di persone dalla propria terra.
Non si può fare tutto questo e pretendere di avere ragione.
Non si può fare tutto questo ed essere impuniti.  Tutto questo è vietato non solo dalla morale ma dalla legge, dal diritto internazionale dei diritti umani.
Tutto questo è disumano.
Tutto questo sta succedendo ora.  Tutto questo deve essere fermato.  L’Italia deve dire basta! Cessate-il-fuoco!  E lo deve dire ora. Insieme con Papa Francesco, l’Italia, il nostro Parlamento, le forze politiche, le nostre istituzioni, i nostri governanti devono trovare il coraggio di dire basta e di chiedere l’immediato cessate-il-fuoco.  Siamo già tutti coinvolti. Siamo già tutti corresponsabili. Il silenzio ci rende complici.  La pace è possibileed è nelle mani di tutti i governi che, come il nostro, hanno il dovere, la possibilità e i mezzi per intervenire.  La pace è possibile se riconosciamo ai palestinesi la stessa dignità, gli stessi diritti e la stessa sicurezza che riconosciamo agli israeliani.  L’Italia può fare molto per la pace. Ma deve cambiare: non può continuare ad astenersi o essere di parte.  L’Italia deve assumere un ruolo attivo, propositivo e progettuale mettendosi dalla parte della legge, del diritto internazionale e dei diritti umani.  L’Italia deve chiedere all’Onu l’immediato riconoscimento della Palestina come Stato membro delle Nazioni Unitee impegnarsi a fornire sostegno politico, operativo e finanziario all’attuazione del Piano “due Stati per due Popoli”. 

Il Parlamento italiano deve approvare una risoluzione che includa i seguenti punti da sottoporre all’Unione Europea e all’Onu:  l’istituzione immediata della Palestina come 194° Stato membro dell’Onu, con i confini del 4 giugno 1967, con capitale a Gerusalemme Est;  il rilascio immediato di tutti gli ostaggi israeliani a Gaza e dei palestinesi arbitrariamente detenuti nelle prigioni israeliane;  il cessate il fuoco permanente di tutte le parti;  l’invio immediato di tutti gli aiuti umanitari indispensabili per salvare e curare la popolazione di Gaza;  il ritiro dell’esercito israeliano da Gaza;  la costituzione e l’invio di una “forza di pace” dell’Onu in Palestina  la convocazione di una Conferenza Internazionale di Pace.  L’Italia deve difendere i diritti umani, la legalità e il diritto internazionale, deve battersi affinché prevalga la forza della legge sulla legge della forza e deve agire nell’interesse superiore dei valori di umanità iscritti nella nostra Costituzione e nelle più importanti carte internazionali, della pace, dei diritti umani, della sicurezza internazionale nel mondo.  L’Italia deve assumere un’iniziativa politicaurgentee operare coerentemente affinché venga fatta propria innanzitutto dall’Unione Europea.  Per la realizzazione di questa politica, l’Italia può contare sul consenso della stragrande maggioranza dei propri cittadini e sull’impegno fattivo di un’ampia rete di gruppi, associazioni, Enti Locali e Regioni, attiva da più di trent’anni, ricca di relazioni, competenze, progetti ed esperienze con entrambi i popoli.  Per questo l’Italia deve agire come “sistema paese” con una strategia e un piano di lavoro integrati. La diplomazia dei popoli e delle città può arrivare dove i governi non arrivano e provare a costruire, dal basso, le condizioni di una pace che non può più attendere”. 
Fondazione PerugiAssisi per la cultura della pace Coalizione AssisiPaceGiusta 

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