Nell'Iran degli ayatollah oscurantisti divampa la passione per il Natale cristiano

Centinaia di persone hanno tentato di entrare nella notte di Natale nella cattedrale armena di Vank, a Isfahan. Ma per essere parte dei una festività

Nell'Iran degli ayatollah oscurantisti divampa la passione per il Natale cristiano
Isfahan, in Iran
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

28 Dicembre 2023 - 10.28


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Non è un fenomeno da fraintendere, ma neanche da ignorare. Centinaia di persone hanno tentato di entrare nella notte di Natale nella cattedrale armena di Vank, a Isfahan. Le persone hanno atteso a lungo di poter accedere per poi scoprire che la cattedrale era chiusa, visto che la Chiesa amena celebra il Natale il 6 gennaio, in base al calendario che segue, quello giuliano, come è per le altre Chiese orientali.

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Eppure la folla, di notte, era davvero considerevole e ha sorpreso pochi. Gli esperti valutano il crescente interesse popolare per il Natale come un fatto da connettere al desiderio di vita, di felicità, di festeggiamenti. E’ una evidente reazione al desiderio del regime imporre soprattutto ai giovani i rituali sciiti, soprattutto quelli che impongono frustate e altre manifestazioni di dolore auto-inflitto, caratteristiche dei rituali che ricordano il martirio dell’Imam Hussein, la figura più importante nello sciismo dopo quella dell’imam Ali.

Altre tradizioni gioiose, come la festa del capodanno, vengono ostruite o impedite dalle autorità, che spingono invece sul “dolorismo”, sul valore della sofferenza e della sua ripetizione continua.  

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Questa esaltazione del dolore, che appartiene alla tradizione sciita ma limitatamente ai giorni dell’Ashura, cioè della ricorrenza (vera o convenzionale non conta) del martirio dell’imam Hussein, si contrappone già nelle parole allo slogan della rivoluzione “donna, vita, libertà”. Dunque quanto accaduto a Isfahan ha un valore politico.

Ma che una Chiesa venisse letteralmente presa d’assalto, ne venisse invocata l’apertura, è una novità che non può non far cogliere il desiderio di vita, di gioia, di libera espressione di sé e dell’incontro, gioioso e comunitario. I giornali che ne hanno riferito hanno mostrato fotografie di iraniani vestiti da Babbo Natale nei pressi della cattedrale. E hanno mostrato anche l’intervento delle forze dell’ordine, che sono ricorse all’uso di candelotti lacrimogeni per disperdere la folla.

Nè mancano le fotografie di iraniane che nelle grandi città vogliono fare un selfie vicino alle vetrine che espongono decorazioni natalizie. Per rendere il tutto più chiaro va detto che anche Halloween è molto popolare in Iran (come anche da noi, pur non appartenendo alla nostra tradizione). 

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Nella manifestazione popolare di Esfahan nulla si è visto contro l’islam, che rispetta il Natale e Gesù. Ma si è visto chiaramente il fastidio popolare nei confronti dell’eresia khomeinista, e della sua scelta di trasformare il culto islamico in una giustificazione dell’ oppressione, teocratica e rigorista oltre ogni limite. 

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