Borrell attacca Israele: "Gaza è un cimitero a cielo aperto"
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Borrell attacca Israele: "Gaza è un cimitero a cielo aperto"

L'alto rappresentante della politica estera dell'Unione Europea, Josep Borrell, non risparmia le critiche.

Borrell attacca Israele: "Gaza è un cimitero a cielo aperto"
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19 Marzo 2024 - 01.05


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L’alto rappresentante della politica estera dell’Unione Europea, Josep Borrell, non risparmia le critiche. Ha dichiarato durante il consiglio dei 27 capi delle diplomazie a Bruxelles: “Israele sta usando la fame come arma di guerra e ha trasformato Gaza in un cimitero a cielo aperto, dopo averla resa una grande prigione a cielo aperto”.

Queste sono parole forti che trovano giustificazione nei molteplici allarmi espressi sia dall’Oni che dalle organizzazioni non governative riguardo al rischio imminente di carestia nella Striscia. È importante notare che Borrell ha espresso concetti simili durante il suo tour in America. Tuttavia, Tel Aviv ha deciso di rispondere affermando: “Borrell deve smettere di attaccare Israele e riconoscere il suo diritto all’autodifesa contro Hamas”, ha intimato l’omologo israeliano Israel Katz.

Borrell da settimane calca la mano chiedendo all’Occidente di andare oltre gli appelli e di passare alle azioni concrete, suscitando a volte perplessità tra i 27. Il ministro degli esteri italiano Antonio Tajani ha ad esempio preso le distanze, bollando le dichiarazioni dell’alto rappresentante come «un’opinione personale, in quanto non concordate con nessuno» benché «legittime». «Non dobbiamo dimenticare che la guerra è scoppiata a causa dei crimini commessi da Hamas», ha ricordato Tajani. Detto questo l’Ue, questa volta, pare sul punto di adottare anche delle azioni concrete. Come le sanzioni contro i coloni violenti in Cisgiordania. «Siamo arrivati ad un’intesa politica, i Paesi che si opponevano ora si asterranno», ha notato Borrell. Il pacchetto comprende anche misure contro Hamas per gli stupri condotti il 7 ottobre e dovrebbe essere messo in pratica seguendo un timing concordato (prima Hamas e poi i coloni). Fonti europee concedono che la sanzioni ai coloni saranno «simboliche» ma serviranno ad aumentare la pressione diplomatica su Israele. La reazione di Israele all’ipotesi di sanzioni ai coloni non si fa attendere: il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich afferma che Israele rafforzerà ulteriormente i suoi insediamenti. «C’è una risposta olistica e sionista a questa affermazione: rafforzare e radicare gli insediamenti in tutte le parti della Terra di Israele».

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Niente da fare invece sulla possibile sospensione di una parte del trattato di associazione tra l’Ue ed Israele, come richiesta da Spagna e Irlanda. Borrell ha condotto un sondaggio tra i 27 e, constatata la mancanza di unità sul punto, è passato oltre. L’alto rappresentante ha invece anticipato la possibilità di invitare al prossimo Consiglio Affari Esteri il titolare della diplomazia israeliana Israel Katz nonché il nuovo premier dell’autorità palestinese per continuare sulla strada del dialogo, con l’obiettivo di creare le condizioni per la soluzione dei due Stati.

Ma a Bruxelles non si è discusso solo di Gaza. L’altra grande crisi, la guerra in Ucraina, è sempre viva e anzi sta entrando in una fase critica, richiedendo «azioni urgenti» sia da parte dell’Europa che degli Stati Uniti. I 27 hanno quindi approvato la creazione del Fondo di Assistenza all’Ucraina da 5 miliardi per gli aiuti militari e hanno condotto un giro di tavolo approfondito sulla possibilità di usare gli extraprofitti degli asset russi congelati in Europa, anche per le necessità militari di Kiev.

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«Ne parliamo da mesi, alla fine dobbiamo prendere una decisione, arrivare a un testo legale», ha detto Borrell. «Il primo passo è una decisione del Consiglio per poi arrivare a un regolamento della Commissione e del Servizio di Azione Esterna. Penso che ci sia un forte sostegno a usare i profitti per l’Ucraina, aumentando anche le risorse dell’Epf: presenterò questa proposta prima del Consiglio Europeo». «Non posso dire che ci sia l’unanimità ma un forte consenso sì». Se questo sarà sufficiente per passare ai fatti, è ancora da vedere. 

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