Gaza, il cardinale Pizzaballa: "Sei mesi di sangue e morte, l'Occidente spinga per il cessate il fuoco"
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Gaza, il cardinale Pizzaballa: "Sei mesi di sangue e morte, l'Occidente spinga per il cessate il fuoco"

Così il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, punto di riferimento della diplomazia della Santa Sede in Medio Oriente.

Gaza, il cardinale Pizzaballa: "Sei mesi di sangue e morte, l'Occidente spinga per il cessate il fuoco"
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22 Marzo 2024 - 09.49


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 A Gaza, «la realtà è estremamente tesa, oltre che complessa. È urgente un cessate il fuoco. Occorre fermare queste catastrofi quotidiane. I drammi sono all’ordine del giorno, sia a Gaza che nel resto della Terra Santa. A Gaza la gente è stremata. Sono ormai quasi sei mesi di sangue e morte. La Striscia è dilaniata anche dalla tensione per il conflitto, e dalla fatica di vivere in un contesto provvisorio. C’è la coscienza di avere perduto tutto. E poi, la mancanza di medicinali, di viveri. Tutto questo ha provocato grande stanchezza. Disperazione. A cui si unisce un fenomeno sociale particolarmente preoccupante».

Così il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, punto di riferimento della diplomazia della Santa Sede in Medio Oriente.

«L’Occidente e gli Stati Uniti bisogna che pressino con tenacia le parti in conflitto, in modo da convincerle ad arrivare a un accordo per il bene comune», ha aggiunto. «Condivido ciò che ha detto» il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, «è una risposta sproporzionata. È stato poi molto contestato, con reazioni dure, severe: il problema è che qui ciascuno vuole che tutti siano arruolati a una narrativa contro l’altra, linea che la Chiesa non può assolutamente seguire. Una delle principali difficoltà che incontriamo è proprio far comprendere che la Chiesa ha una narrativa sua, un modo suo di esprimersi, un linguaggio che punta sempre e solo alla pace».

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La responsabilità di fermare il conflitto, a suo dire, «ce l’hanno tutte e due le parti, ma con livelli diversi». Secondo Pizzaballa, «la Chiesa non deve entrare nella mediazione vera e propria: c’è già chi la fa, quindi non ha molto senso creare canali paralleli. Compito della Chiesa è quello di facilitare questi dialoghi. Trovare i modi per smussare gli angoli. E creare occasioni».

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