Russia, la repressione e il bavaglio di Putin non si ferma: arrestati tre giornalisti
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Russia, la repressione e il bavaglio di Putin non si ferma: arrestati tre giornalisti

Tre giornalisti arrestati in Russia negli ultimi tre giorni. Sono accusati di aver parlato della strage di Bucha e di avere legami con Navalny

Russia, la repressione e il bavaglio di Putin non si ferma: arrestati tre giornalisti
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29 Aprile 2024 - 09.56


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Tre giornalisti arrestati in Russia negli ultimi tre giorni. Sergei Mingazov, di Forbes Russia, è stato fermato venerdì a Khabarovsk con l’accusa di aver rilanciato su Telegram un post sugli abusi commessi a Bucha dalle forze russe, quindi con l’accusa di aver diffuso notizie false sulle forze militari, con le aggravanti dell’odio e dell’inimicizia. Mingazov, che da sabato è agli arresti domiciliari, aveva lavorato in precedenza per il quotidiano Vedomosti e anche per la Tass. Sono già numerose le condanne `fotocopia´ in Russia per la diffusione delle notizie su Bucha.

E’ stato arrestato a Murmansk, con l’accusa di estremismo, Sergei Karelin, video giornalista che aveva lavorato per Ap, Moskva 24 e per Mir, oltre che per l’agenzia bielorussa Belsat, con doppia cittadinanza russa e israeliana.

L’accusa nei suoi confronti è quella di aver lavorato per le organizzazioni fondate da Aleksei Navalny, fra cui per il canale Youtube NavalnyLive. Non è chiaro quando esattamente sia stato arrestato, se venerdì o ieri. Stesse accuse formulate per Konstantin Gabov, collaboratore saltuario di Reuters fermato sabato a Mosca, che sarebbe stato coinvolto nella «preparazione di materiali fotografici e video». L’arresto di Gabov è stato formalizzato fino al prossimo 27 giugno.

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Lo scorso marzo, era stata fermata la fotografa Antonina Favorskaya, con accuse di estremismo, per aver lavorato per anni, per il canale indipendente considerato come `agente straniero´ Sotavision, ai processi a carico di Navalny. E’ suo l’ultimo video del dissidente all’udienza dello scorso 15 febbraio a cui aveva partecipato in video collegamento dalla colonia penale a regime speciale in cui era detenuto, poche ore prima di morire.

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