Ciad al voto: il favorito generale-presidente Déby guarda a Putin

Il Ciad si prepara alle elezioni presidenziali di lunedì, con un risultato che non dovrebbe sorprendere. Il volto più noto è quello del "generale-presidente" Mahamat Idriss Déby Itno, noto come Midi

Ciad al voto: il favorito generale-presidente Déby guarda a Putin
Mahamat Idriss Déby Itno leader del Ciad
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3 Maggio 2024 - 16.42


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Il Ciad si prepara alle elezioni presidenziali di lunedì, con un risultato che non dovrebbe sorprendere. Il volto più noto è quello del “generale-presidente” Mahamat Idriss Déby Itno, noto come Midi. A contendersi la presidenza ci sono solamente dieci dei candidati che avrebbero desiderato partecipare alla corsa e tra di essi figura il primo ministro Succès Masra del partito Les Transformateurs, designato a capo del governo all’inizio dell’anno.

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Alcuni vedono la sua candidatura come una mera farsa, concepita per dare un’apparenza di democrazia a un voto che si prevede venga vinto agevolmente da “Midi”, mentre altri credono che Masra nutra effettive speranze di vittoria.

A febbraio è stato ucciso Yaya Dillo, cugino di Deby, leader dell’opposizione considerato come la `minaccia´ numero uno per `Midi´. E, ha detto Lewis Mudge di Human Rights Watch, la sua uccisione «evidenzia i pericoli a cui va incontro l’opposizione in Ciad».

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In pochi, commenta il Guardian, si aspettano una vittoria di Masra. L’opposizione è debole e divisa, sintetizza un’analisi del Center for Strategic and International Studies. Tra i pochi restanti gruppi di opposizione sono arrivati appelli al boicottaggio di un voto per la riconferma della `dinastia Deby´. `Midi´ invece arriva al voto dopo la visita in Russia di gennaio, dopo l’incontro a Mosca con Vladimir Putin, nel contesto di relazioni considerate incerte con la Francia, passati 64 anni dall’indipendenza. E dopo che le autorità di N’Djamena hanno chiesto il ritiro di decine di forze Usa.

Un portavoce del Pentagono e altre fonti informate hanno confermato due giorni fa alla Cnn il ritiro di truppe Usa da una base francese a N’Djamena, con più della metà delle forze che sono state spostate in Germania. Per il Pentagono è un ridispiegamento «temporaneo» che si inserisce «nella revisione in corso della nostra cooperazione in materia di sicurezza, che riprenderà dopo le elezioni» in un Paese il cui leader non ha chiesto il ritiro delle forze francesi, ma ha favorito rapporti con i vertici dei Paesi del Sahel centrale e con la Russia. Così secondo alcuni analisti citati nei giorni scorsi dal Post, il ritiro dei francesi sarebbe inevitabile anche qui.

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