L’organizzazione per la libertà di stampa Reporters Sans Frontières (RSF) ha lanciato venerdì un duro avvertimento sullo stato della libertà di stampa negli Stati Uniti, denunciando un “preoccupante deterioramento” durante il secondo mandato di Donald Trump.
Secondo RSF, con sede a Parigi e attiva da 23 anni nel monitoraggio delle condizioni dell’informazione a livello globale, l’ex presidente ha peggiorato una situazione già difficile, tagliando i finanziamenti statunitensi a emittenti come Voice of America e Radio Free Europe/Radio Liberty (RFE/RL) — due storiche voci della diplomazia mediatica americana — e riducendo drasticamente gli aiuti allo sviluppo destinati a sostenere la stampa indipendente nei Paesi esteri.
Nel World Press Freedom Index 2025, gli Stati Uniti sono scesi di altre due posizioni, attestandosi al 57º posto, appena dietro alla Sierra Leone, Paese dell’Africa occidentale segnato da anni di guerra civile. Si tratta del secondo calo consecutivo, dopo la perdita di undici posizioni nel 2024.
L’indice, stilato da RSF sulla base di dati raccolti da esperti e del numero di attacchi, intimidazioni e violenze subite dai giornalisti, è stato guidato per il nono anno consecutivo dalla Norvegia, seguita da Estonia e Paesi Bassi.
«Negli Stati Uniti, il secondo mandato di Donald Trump ha portato a un allarmante deterioramento della libertà di stampa, indicativo di una deriva autoritaria del governo», ha dichiarato RSF.
«La sua amministrazione ha politicizzato le istituzioni, tagliato i fondi ai media indipendenti e isolato sistematicamente i giornalisti.»
RSF ha inoltre sottolineato come vaste aree del Paese siano ormai diventate dei veri e propri “deserti informativi”, ossia zone prive di una copertura giornalistica locale adeguata, un fenomeno in crescita negli ultimi anni.
Mercoledì Trump ha annunciato di voler intentare una causa contro The New York Times, nel più recente dei suoi attacchi ai media. È anche in corso una causa contro il gruppo Paramount per un’intervista pre-elettorale concessa dalla vicepresidente democratica Kamala Harris al canale CBS: secondo Trump, il video sarebbe stato manipolato per tagliare una risposta imbarazzante. Tuttavia, numerosi analisti legali ritengono che l’azione legale sia infondata e destinata a fallire, in quanto coperta dal Primo Emendamento che tutela la libertà di stampa.