Raid israeliani su Gaza: oltre 40 morti in 24 ore mentre si prepara una nuova offensiva
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Raid israeliani su Gaza: oltre 40 morti in 24 ore mentre si prepara una nuova offensiva

Almeno 40 persone sono state uccise nelle ultime 24 ore a Gaza in seguito a bombardamenti israeliani, secondo quanto riferito dai funzionari della difesa civile del territorio palestinese devastato dalla guerra.

Raid israeliani su Gaza: oltre 40 morti in 24 ore mentre si prepara una nuova offensiva
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3 Maggio 2025 - 22.24


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Almeno 40 persone sono state uccise nelle ultime 24 ore a Gaza in seguito a bombardamenti israeliani, secondo quanto riferito dai funzionari della difesa civile del territorio palestinese devastato dalla guerra. Il governo israeliano si appresta ora a ordinare un’espansione dell’offensiva militare.

Nove persone sono morte quando un attacco ha colpito un’abitazione nel campo profughi di Bureij, nel centro della Striscia. Altre sei sono rimaste uccise in un raid che ha colpito una casa di famiglia nella città settentrionale di Beit Lahiya; sei persone sono morte in un attacco a una cucina comunitaria a Gaza City; e almeno undici, tra cui tre neonati di un anno o meno, sono state uccise in un attacco notturno al campo profughi di Khan Younis.

Alla richiesta di commentare i bombardamenti, un portavoce dell’esercito israeliano (IDF) ha dichiarato che l’esercito “prende le precauzioni possibili per ridurre al minimo i danni ai civili”.

Israele ha ripreso i bombardamenti su Gaza il 18 marzo, ponendo fine a una fragile tregua. Da allora, almeno 2.326 persone sono state uccise, portando il bilancio complessivo delle vittime dall’inizio della guerra a 52.418, secondo il ministero della Sanità di Gaza.

Israele accusa Hamas di usare i civili come scudi umani, un’accusa che l’organizzazione islamista radicale nega. Tel Aviv accusa inoltre Hamas di rubare e rivendere gli aiuti umanitari per finanziare le sue operazioni militari e altre attività.

Il conflitto è scoppiato in seguito a un attacco a sorpresa di Hamas in territorio israeliano, il 7 ottobre 2023, durante il quale sono state uccise oltre 1.200 persone, in gran parte civili, e 251 sono state rapite. Di queste, 58 si trovano ancora a Gaza, secondo l’esercito israeliano, che ritiene che almeno 34 siano morte.

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Gli operatori umanitari continuano a lanciare l’allarme su una catastrofe umanitaria a Gaza, con il rischio concreto di carestia. Venerdì, il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) ha avvertito che la risposta umanitaria è “sull’orlo del collasso totale”.

“Questa situazione non deve e non può peggiorare ulteriormente”, ha dichiarato Pascal Hundt, vicedirettore delle operazioni del CICR.

I negoziati per un nuovo accordo di cessate il fuoco in cambio del rilascio degli ostaggi sono in stallo da settimane, mentre secondo fonti dei media israeliani il primo ministro Benjamin Netanyahu sarebbe pronto ad approvare una nuova offensiva militare e un piano aggiornato per la distribuzione degli aiuti a Gaza. Questo prevederebbe l’intervento di appaltatori privati e la creazione di un numero limitato di “centri di distribuzione” nel sud della Striscia.

Funzionari umanitari presenti a Gaza hanno riferito al Guardian che il piano israeliano è irrealizzabile e immorale.

“Lo schema attuale non potrà funzionare senza un numero molto maggiore di punti di distribuzione, e anche in quel caso non possiamo essere complici di qualcosa che potrebbe causare uno sfollamento massiccio e forse permanente all’interno della Striscia”, ha dichiarato un alto responsabile umanitario.

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, potrebbe spingere Israele a fare alcune concessioni sul passaggio degli aiuti umanitari prima della sua visita prevista in Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar nel corso del mese. Una settimana fa, ha detto a Netanyahu di “essere buono con Gaza”.

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Tensione militare anche in Siria

Secondo alcuni analisti, gli avvisi rivolti a decine di migliaia di riservisti israeliani – a cui è stato detto di prepararsi a una possibile chiamata nelle prossime settimane – potrebbero servire a esercitare pressione su Hamas nei colloqui, oppure indicare che un’ulteriore offensiva sia imminente.

L’esercito israeliano è già messo a dura prova dopo 18 mesi di conflitto, con una carenza stimata di circa 7.000 soldati da combattimento. I funzionari parlano di una “guerra su sette fronti” che potrebbe durare ancora un anno.

Sabato mattina le sirene hanno suonato in Israele per il secondo giorno consecutivo, segnalando il lancio di un missile da parte dei ribelli Houthi nello Yemen, sostenuti dall’Iran. Il missile è stato intercettato dalla difesa aerea.

Separatamente, l’esercito israeliano ha dichiarato sabato che le sue forze nel sud della Siria sono pronte a proteggere la minoranza drusa. Non ha specificato se si tratti di un nuovo dispiegamento né fornito dettagli sul numero dei militari coinvolti.

In seguito a scontri settari nei pressi di Damasco nei giorni scorsi, Israele ha effettuato diversi attacchi per “proteggere la comunità drusa” e ha messo in guardia il nuovo governo siriano dall’infliggere danni a questa minoranza.

Cinque cittadini drusi siriani sono stati evacuati durante la notte per ricevere cure mediche in Israele, secondo fonti militari israeliane. Un responsabile druso nella città siriana di Sweida ha dichiarato che i feriti provenivano da Sahnaya, teatro di recenti violenze, ma temevano di essere ricoverati negli ospedali di Damasco per il rischio di arresto.

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Israele ha lanciato oltre 20 raid aerei in Siria nella notte tra venerdì e sabato, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani con sede nel Regno Unito. Venerdì mattina era stato colpito un obiettivo nei pressi del palazzo presidenziale di Damasco, azione condannata dalle autorità siriane come una “pericolosa escalation”.

Giovedì, il ministro della Difesa israeliano Israel Katz aveva avvertito che Israele avrebbe reagito con forza qualora il nuovo governo siriano non avesse protetto i drusi.

Dalla caduta del regime di Bashar al-Assad, nel dicembre scorso, Israele ha intensificato gli attacchi in Siria e ha inviato truppe nella zona smilitarizzata delle Alture del Golan, a sud-ovest del Paese, conquistando posizioni strategiche un tempo occupate dall’esercito siriano.

Secondo analisti israeliani, la strategia mira a indebolire il nuovo governo siriano e a cooptare la comunità drusa come potenziale alleato. Tuttavia, questa linea d’azione è controversa: alcuni sostengono che una Siria stabile sarebbe nell’interesse di Israele.

Il nuovo governo siriano, salito al potere dopo l’estromissione di Assad, è dominato dal gruppo militante Hayat Tahrir al-Sham, con radici nella rete jihadista di al-Qaida. Sebbene i nuovi leader si siano impegnati a un governo inclusivo in un Paese multietnico e multiconfessionale, devono fronteggiare pressioni interne da parte delle ali più estremiste.


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