La situazione sanitaria e umanitaria a Gaza è al confine di un collasso totale, come dichiarato dalla portavoce dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Margaret Harris, citata dall’agenzia stampa palestinese “Wafa”. “Siamo a un passo dall’abisso”, ha avvertito Harris, sottolineando come la popolazione dell’enclave, sotto assedio, sia priva di beni essenziali come cibo, acqua potabile, alloggi adeguati e assistenza medica. La paura è così pervasiva che molti residenti esitano a recarsi negli ospedali, ripetutamente colpiti durante il conflitto in corso, aggravando ulteriormente l’accesso alle cure.
Secondo Harris, le forniture mediche nella Striscia di Gaza sono praticamente inesistenti: “Medici e infermieri non hanno nulla a disposizione: mancano sacche per il sangue, flebo, tamponi di cotone per disinfettare le ferite e antibiotici per prevenire le infezioni”. Le condizioni di sovraffollamento, unite alla malnutrizione diffusa e alla scarsità di acqua pulita, hanno causato un drammatico aumento delle malattie trasmissibili, come infezioni respiratorie, diarrea e malattie della pelle. Rapporti dell’OMS indicano che, a ottobre 2024, oltre il 70% della popolazione di Gaza dipende da aiuti umanitari per sopravvivere, ma l’accesso a questi aiuti è ostacolato da restrizioni e violenze.
Fonti internazionali, tra cui l’UNICEF, hanno evidenziato che i bambini sono tra i più colpiti: migliaia soffrono di malnutrizione acuta, con casi di decessi per fame segnalati nei campi profughi. Gli ospedali, già al collasso, operano con capacità ridotte a causa della carenza di carburante per i generatori e delle continue interruzioni di elettricità. Medici Senza Frontiere ha denunciato che molti interventi chirurgici vengono eseguiti senza anestesia per la mancanza di farmaci, mentre le ferite non trattate spesso si infettano, portando a complicazioni mortali.
Inoltre, secondo un rapporto delle Nazioni Unite, oltre 1,9 milioni di persone – l’80% della popolazione di Gaza – sono sfollate interne, costrette a vivere in tende o rifugi improvvisati in condizioni igieniche disastrose. La distruzione di infrastrutture critiche, come impianti di depurazione e reti idriche, ha reso l’acqua potabile un bene raro, con conseguenti epidemie di malattie come l’epatite A. La Croce Rossa Internazionale ha lanciato un appello urgente per corridoi umanitari sicuri, ma i combattimenti e i blocchi continuano a limitare l’ingresso di aiuti.
Harris ha concluso sottolineando che senza un intervento immediato e coordinato della comunità internazionale, la crisi rischia di trasformarsi in una catastrofe umanitaria senza precedenti, con conseguenze devastanti per l’intera popolazione di Gaza.