Docenti ebrei denunciano i membri repubblicani della commissione sull’antisemitismo: "Citavano Hitler"

I legislatori della commissione hanno citato Hitler e sono legati a inviti alla conversione degli ebrei al cristianesimo

Docenti ebrei denunciano i membri repubblicani della commissione sull’antisemitismo: "Citavano Hitler"
Tim Walberg rappresentante repubblicano del Michigan e attualmente presiede la House Committee on Education and the Workforc
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6 Maggio 2025 - 16.07


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Alcuni parlamentari repubblicani che questa settimana interrogheranno i rettori di alcune università in un’audizione del Congresso sull’antisemitismo sono legati a inviti alla conversione degli ebrei al cristianesimo, hanno citato Adolf Hitler o, secondo quanto riportato, avrebbero persino minacciato di incendiare una sinagoga.

Un gruppo di docenti dell’Haverford College, per lo più di origine ebraica, ha sollevato preoccupazioni in merito a questi legislatori, citando dichiarazioni passate e episodi antisemiti avvenuti nei loro distretti elettorali, episodi che – a detta dei docenti – non sono stati da loro condannati con sufficiente forza.

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Mercoledì, la Commissione della Camera per l’Istruzione e il Lavoro degli Stati Uniti ascolterà le testimonianze dei presidenti dell’Haverford College (in Pennsylvania), della DePaul University (a Chicago) e della California Polytechnic State University (a San Luis Obispo), in un nuovo round di accese audizioni che lo scorso anno portarono alle dimissioni di diversi rettori universitari.

In un promemoria condiviso in esclusiva con il Guardian, i docenti dell’Haverford College mettono in discussione la credibilità di diversi membri della commissione.

I docenti hanno chiesto l’anonimato per evitare ritorsioni. Nel documento, affermano che il presidente della commissione, il repubblicano Tim Walberg del Michigan, è legato al Moody Bible Institute, istituzione che – secondo il memo – «forma studenti con l’obiettivo di convertire gli ebrei al cristianesimo». Il rappresentante Mark Harris della Carolina del Nord, si legge, avrebbe dichiarato che fino a quando ebrei e musulmani non accetteranno Gesù Cristo «non ci sarà pace nella loro anima né nelle loro città».

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Il memo condanna anche Mary Miller, rappresentante dell’Illinois, che il giorno prima dell’attacco al Campidoglio del 6 gennaio pronunciò un discorso fuori dal Parlamento in cui citò Hitler, affermando che il dittatore «aveva ragione su una cosa» quando disse che «chi ha i giovani, ha il futuro». (Miller si è poi scusata.)

Il documento evidenzia come diversi membri della commissione provengano da distretti con una lunga storia di episodi neonazisti. Viene citata la Appalachian State University, nella Carolina del Nord – nel distretto rappresentato da Virginia Foxx da vent’anni – dove negli ultimi anni sono stati distribuiti materiali antisemiti, disegnate svastiche e scritte razziste sull’auto di uno studente ebreo, e tappezzati spazi del campus con adesivi antisemiti. Eppure, sottolineano i docenti, questa università non rientra tra quelle attualmente sotto indagine congressuale, che si concentrano invece su espressioni pro-palestinesi.

Il promemoria critica anche il rappresentante dell’Indiana, Mark Messmer, per non aver mai preso posizione pubblicamente contro antisemitismo nazista o suprematismo bianco nel suo stato e nel suo distretto. Critiche simili sono rivolte a Elise Stefanik, deputata di New York, per aver sostenuto un candidato politico che ha elogiato Hitler definendolo «il tipo di leader di cui abbiamo bisogno oggi». (Il candidato, Carl Paladino, si è poi scusato, sostenendo però che le sue parole erano state “estrapolate dal contesto”.)

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Viene inoltre menzionato Randy Fine, deputato ebreo della Florida, che avrebbe minacciato di bruciare la propria sinagoga «fino a raderla al suolo» per aver assunto un dipendente LGBTQ+.

Il Guardian ha contattato tutti i membri della commissione citati per un commento.

Non è la prima volta che accademici ebrei accusano di ipocrisia coloro che guidano la crociata contro l’antisemitismo nei campus. A marzo, il consiglio accademico di Jewish Voice for Peace ha pubblicato un rapporto che accusa il “Progetto Esther” – un’iniziativa della destra americana volta a contrastare la solidarietà pro-palestinese negli USA – di «riprodurre e rafforzare stereotipi antisemiti», promuovendo la teoria del complotto secondo cui potenti ebrei controllerebbero i movimenti per la giustizia sociale.

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All’Haverford College, studenti e docenti ebrei hanno firmato diverse dichiarazioni in cui accusano la commissione di «strumentalizzare il nostro dolore e la nostra sofferenza» e affermano che le loro voci «non sono affatto rappresentate nel dibattito pubblico sull’antisemitismo».

«Respingiamo il presupposto stesso di queste audizioni: non hanno nulla a che vedere con l’antisemitismo», ha dichiarato Lindsay Reckson, docente di letteratura e una degli autori del documento del corpo docente. «Si tratta di teatro politico, mirato a intimidire le amministrazioni universitarie affinché rinuncino al proprio impegno verso la libertà accademica, e di un tentativo di silenziare e sorvegliare le voci pro-palestinesi nei campus – comprese molte voci ebraiche.»

Il memo arriva mentre accademici e studenti ebrei condannano sempre più duramente le azioni dell’amministrazione Trump, che agisce – a loro dire – in nome della lotta all’antisemitismo.

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In una lettera inviata alla rettrice di Haverford, Wendy Raymond, in vista della sua testimonianza al Congresso, la commissione cita alcuni «episodi antisemiti» avvenuti nel campus, tra cui la contestazione di un seminario sull’antisemitismo promosso dall’Anti-Defamation League (ADL) lo scorso ottobre, e una conferenza – tenutasi nello stesso mese – che, secondo presunti “informatori”, avrebbe promosso «una cultura di discriminazione antisemita».

Quello che la lettera non dice è che la protesta contro l’ADL fu organizzata interamente da studenti ebrei e che la conferenza fu tenuta da Rebecca Alpert – una rabbina e docente di religione.

«Per loro, essere studenti ebrei significa essere sionisti», ha detto Ellie Baron, studentessa dell’ultimo anno a Haverford.

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Alpert, dichiaratamente anti-sionista, ha detto al Guardian di essere «sbalordita» che la commissione abbia definito la sua lezione – incentrata sulla distinzione tra ebraismo e sionismo – come antisemita. «A mio avviso, è antisemita definire antisemita una lezione tenuta da una rabbina», ha dichiarato.

La sovrapposizione tra critica a Israele e antisemitismo, promossa dalle indagini congressuali, ha finito per confondere il dibattito sul vero antisemitismo, mettono in guardia i docenti ebrei.

«Non è che l’antisemitismo non esista. Sappiamo che esiste», ha detto Joshua Moses, docente di antropologia a Haverford, che ha dichiarato di averne fatto esperienza personalmente. Ma ha anche sottolineato che le sofferenze a Gaza e gli arresti degli studenti stranieri per il loro attivismo pro-palestinese sono oggi preoccupazioni ben più urgenti.

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«Se c’è antisemitismo, voglio saperlo, affrontiamolo, ma guardiamo anche chi corre il rischio maggiore e chi sta soffrendo di più in questo momento.»

E ha aggiunto: «Io non mi sento in pericolo. Ma se mi ci sentissi, il Congresso non sarebbe certo il primo posto a cui mi rivolgerei.»

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