La Danimarca ha annunciato che convocherà l’ambasciatore statunitense a Copenaghen in risposta alle notizie secondo cui le agenzie di intelligence americane avrebbero ricevuto l’ordine di intensificare le attività di spionaggio in Groenlandia.
Il ministro degli Esteri danese, Lars Løkke Rasmussen, ha espresso preoccupazione per quanto riportato dal Wall Street Journal, dichiarando all’agenzia Ritzau: «Mi preoccupa molto, perché tra amici non ci si spia».
Parlando mentre si recava a un incontro a Varsavia, ha aggiunto: «Non posso sapere se è vero, perché si tratta di un articolo di giornale. Ma non mi sembra che sia stato fermamente smentito da chi è intervenuto sul tema. E questo mi preoccupa».
Secondo il Wall Street Journal, funzionari di alto livello sotto la direzione dell’intelligence nazionale guidata da Tulsi Gabbard avrebbero inviato un “messaggio di priorità di raccolta” ai vertici delle agenzie, stabilendo nuove priorità strategiche.
Messaggi di questo tipo servono a orientare le attività di intelligence e a concentrare risorse su obiettivi ritenuti di particolare interesse. Tra le agenzie coinvolte figurerebbero la CIA, la DIA (Defense Intelligence Agency) e la NSA (National Security Agency).
Secondo il giornale, il messaggio invitava i capi delle agenzie a monitorare il movimento per l’indipendenza della Groenlandia e l’atteggiamento della popolazione locale verso i tentativi americani di estrarre risorse dal territorio.
Esperti di intelligence hanno fatto notare che l’isola artica, con circa 56.000 abitanti, non è mai stata in passato un obiettivo prioritario delle attività di spionaggio statunitensi.
La notizia ha ulteriormente allarmato la Danimarca, storica alleata degli Stati Uniti e membro della NATO, che ha ribadito più volte che la Groenlandia non è in vendita né può essere annessa. Copenaghen ha inoltre annunciato un piano di investimenti da 1,5 miliardi di dollari per proteggere il territorio, che gode di uno status autonomo all’interno della monarchia costituzionale danese.
Donald Trump, già in passato interessato all’idea di acquisire la Groenlandia, ha rilanciato il tema in un’intervista trasmessa lo scorso fine settimana dalla NBC, lasciando aperta la possibilità di appropriarsi dell’isola anche con la forza.
«Non dico che lo farò, ma non escludo nulla», ha dichiarato. «Abbiamo un grande bisogno della Groenlandia. Ha pochissimi abitanti, che ci prenderemo cura di loro, li apprezzeremo e tutto il resto. Ma ne abbiamo bisogno per la sicurezza internazionale».
Le dichiarazioni hanno riacceso i timori suscitati da un discorso pronunciato dallo stesso Trump a marzo davanti al Congresso, quando affermò: «In un modo o nell’altro, la otterremo».
Il Wall Street Journal ha citato un portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, James Hewitt, secondo cui «il presidente è stato molto chiaro: gli Stati Uniti sono preoccupati per la sicurezza della Groenlandia e dell’Artico». Hewitt ha però rifiutato di commentare lo spostamento delle attività di intelligence verso l’isola.
La direttrice dell’intelligence nazionale, Tulsi Gabbard, ha reagito duramente, affermando che il quotidiano «dovrebbe vergognarsi di servire gli interessi di funzionari deviati che cercano di sabotare il presidente politicizzando e diffondendo informazioni riservate».
L’ambasciata danese a Washington, al momento, non ha rilasciato dichiarazioni.
L’ordine ai servizi segreti americani sarebbe arrivato dopo una visita ufficiale compiuta in Groenlandia a marzo dal vicepresidente JD Vance, dall’allora consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz e dal segretario all’Energia Chris Wright. La missione era stata duramente criticata dai leader danesi e dai politici locali groenlandesi.
La premier danese Mette Frederiksen aveva dichiarato che la visita rappresentava «una pressione completamente inaccettabile su Groenlandia, sui politici groenlandesi e sulla popolazione dell’isola».
E aveva aggiunto: «Il presidente Trump fa sul serio. Vuole la Groenlandia».