Donna irlandese in cella per 17 giorni negli Usa per un piccolo reato del 2005: il terrore di Trump
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Donna irlandese in cella per 17 giorni negli Usa per un piccolo reato del 2005: il terrore di Trump

Clíona Ward, 54 anni, cittadina irlandese residente legalmente negli Stati Uniti da decenni, è stata rilasciata mercoledì da un centro dell’Immigrazione e delle Dogane (ICE) a Tacoma, nello stato di Washington

Donna irlandese in cella per 17 giorni negli Usa per un piccolo reato del 2005: il terrore di Trump
Cliona Ward
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8 Maggio 2025 - 14.04


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Clíona Ward, 54 anni, cittadina irlandese residente legalmente negli Stati Uniti da decenni, è stata rilasciata mercoledì da un centro dell’Immigrazione e delle Dogane (ICE) a Tacoma, nello stato di Washington, dopo essere rimasta in custodia per 17 giorni a causa di precedenti penali ormai datati.

Ward era stata fermata il 21 aprile all’aeroporto di San Francisco, al rientro da un viaggio in Irlanda dove aveva fatto visita al padre malato, episodio che ha sollevato un’ondata di proteste sia in Irlanda che negli Stati Uniti e ha dato il via a una campagna pubblica per la sua liberazione.

La scorsa settimana, un giudice della California ha accolto una richiesta dei suoi avvocati per annullare formalmente le condanne del passato in modo che fossero riconosciute anche a livello federale, aprendo così la strada alla sua liberazione.

Ward, originaria di Dublino e residente negli Stati Uniti fin dall’infanzia, aveva ottenuto la green card, studiato all’Università della California a Santa Cruz, lavorava in una ONG, pagava regolarmente le tasse e si prendeva cura del figlio affetto da una malattia cronica, cittadino statunitense.

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I suoi precedenti penali, legati al possesso di droga e a reati minori risalenti al 2007 e 2008, erano stati cancellati a livello statale ma non federale — lacuna che l’ha resa vulnerabile alla stretta sull’immigrazione lanciata sotto l’amministrazione Trump, che ha colpito anche immigrati documentati.

All’inizio di quest’anno, Ward era tornata in Irlanda insieme alla matrigna per visitare il padre affetto da demenza, e al rientro negli Stati Uniti, il 19 marzo, era stata fermata all’aeroporto di Seattle e trattenuta per tre giorni. Dopo essere stata temporaneamente rilasciata per raccogliere la documentazione necessaria riguardante i suoi precedenti penali, si era presentata alle autorità ICE all’aeroporto di San Francisco il 21 aprile, dove però è stata nuovamente arrestata.

Secondo la sorella Orla Holladay, che ha aggiornato costantemente una pagina su GoFundMe, Ward è uscita molto provata dalla detenzione ma profondamente grata per il sostegno ricevuto. “Clíona è finalmente nel suo letto. Ha chiesto subito del cibo. La prima cosa che ha fatto è stata saltare sul letto e abbracciare i cuscini. È in stato di shock, piena di emozioni, traumatizzata ma anche grata e preoccupata per le donne che ha lasciato dietro di sé in carcere.”

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Erin Hall, l’avvocata con sede a Washington che ha seguito il caso, ha dichiarato: “Siamo tutti estremamente felici”.

L’intervento delle autorità irlandesi e statunitensi è stato decisivo. Anche il Taoiseach (primo ministro) Micheál Martin e il deputato californiano Jimmy Panetta, democratico, hanno sollevato pubblicamente il caso.

Holladay ha ringraziato i sostenitori: “È stato un successo assoluto e bellissimo. Ognuno di voi ha letteralmente contribuito a salvare la vita di Clíona così come la conosceva. Vi vogliamo bene per la vostra umanità e gentilezza.”

Ward è solo l’ultimo caso di una serie di arresti controversi. L’ex presidente Donald Trump ha vinto le elezioni del 2024 promettendo “la più grande operazione di deportazione della storia americana”, ma pochi si aspettavano una stretta che coinvolgesse anche immigrati documentati, titolari di visto o green card e persino cittadini naturalizzati o per nascita.

Negli ultimi mesi si sono verificati casi simili: la canadese Jasmine Mooney è stata trattenuta per due settimane, spesso in celle gelide, a causa di un problema con il visto di lavoro; Jessica Brösche, turista tedesca, ha passato più di sei settimane in detenzione, di cui otto giorni in isolamento, perché sospettata di voler lavorare come tatuatrice senza visto idoneo; e la britannica Rebecca Burke, artista grafica, è stata interrogata e detenuta per tre settimane a causa di un errore nel visto — un’esperienza che l’ha portata ad avvertire altri turisti di evitare gli Stati Uniti.

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Secondo i dati ufficiali, il numero di visitatori internazionali negli Stati Uniti è calato dell’11,6% a marzo rispetto all’anno precedente, con un crollo del 17,2% degli arrivi dall’Europa occidentale.

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