Cronache nella nausea: testimoniare l’orrore tra Gaza e Ucraina, scrivendo per chi vuole ascoltare davvero

Non è che sono stanca, è un'altra parola, direi “stanca” se non fosse così letterario, ma è proprio è come se avessi la nausea,

Cronache nella nausea: testimoniare l’orrore tra Gaza e Ucraina, scrivendo per chi vuole ascoltare davvero
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Beatrice Sarzi Amade Modifica articolo

9 Maggio 2025 - 11.02


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Non è che sono stanca, è un’altra parola, direi “stanca” se non fosse così letterario, ma è proprio è come se avessi la nausea, perché io passo il tempo dentro mostruosità, che devo studiare, confrontare le mie fonti, (spesso mi viene chiesto di citare le fonti, ma se dovessi citarle tutte, non sarebbero cronache già troppo lunghe, ma decine di commenti presi semplicemente da riferimenti, e comunque nessuno li leggerei, perché sono troppi, e il tempo è prezioso, e l’energia, sì, l’energia, soprattutto, perché leggere storie abominevoli, e rileggerle, e rileggerle di nuovo, non so, ti mangia, ti rovina la salute, ti rattrista, e non puoi lavorare con tristezza, perché, lavorando, scrivendo, per me è un esercizio di vita, anche, e soprattutto, parlare di morte, è incanalare un flusso di costruzione di vita ed energia, e, c’è, sia per quello che sta accadendo in Russia/Ucraina che per Israele, ma è così travolgente, così terribile, che a volte spesso mi dicono che sono pessimista, ma essere pessimista è segno di vero ottimismo, secondo la barzelletta aschenazita: non sono pessimista, sono mangiato dalla paura, e sì, sto tornando, con sopraffazione.

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Quello che mi dà fastidio è che qui c’è gente che comunque continua a difendere ciò che per me è totalmente disumano dell’Ucraina e della politica di Israele. 

Anche se i difensori di Putin, oggi sono quasi sempre (90%) dei troll, solitamente africani, (ne scriverò). Non vedo più, o difficilmente, i difensori della “grande Russia”, o non si presentano, quelli che difendono Putin, o quelli che ritengono che entrambi, Zelensky e Putin siano coraggiosi, e che non vedono il motivo stesso della mia lotta (sì, certo, è una lotta): 

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terrore sistematico imposto dal regime di Putin, torture in Russia e nei territori occupati, territori destinati ad essere evacuati dai loro abitanti e sostituiti, in un processo che si suppone possa durare decenni. 

Per i sostenitori della politica di Israele, ci sono i troll, ovviamente, persone che vengono sui miei canali social e li riempiono di commenti di odio e poi spariscono. Ma ci sono costanti lettori che difendono Netanyahu, o che, senza difendere Netanyahu stesso, spiegano che è tutta colpa di Hamas, che la carestia è una fake news, e poi è causata da Hamas, che dirotta gli aiuti alimentari, 

e dimenticate che oggi, non c’è nulla da dirottare, “perché non arriva nulla”, e si dimenticano di dire che, sì, certo, Hamas dirotta ciò che rimane delle azioni, ma non quel Hamas; ci sono i trafficanti del mercato nero, le bande, insomma, c’è tutto questo legame di società che emerge, in tutte le aziende, assolutamente ovunque, quando le persone si ritrovano in una prigione aperta, o, sì, in un ghetto. E, questa parola, “ghetto”, sì, la uso, capendo cosa significa, come oggi, stiamo assistendo ad un’altra fase del piano israeliano; la distruzione totale, affermata da chi un anno fa, chiamava “pazzi furiosi”, Smotritch, Ben Gvir e altri, e che, oggi, determinano la politica del loro paese. Oggi ci sono commenti che dicono, sì, finalmente, sarebbe meglio, davvero, se i Gazan se ne andassero, ovunque vadano, è un problema secondario, ma che, sì, sarebbe meglio “evacuarli”. 

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Ed io, queste parole, con i loro parallelismi, colore e bianco e nero, mi perseguitano, mi impediscono letteralmente di vivere. Giorno dopo giorno, cronico dopo cronico, cerco di mantenere una linea semplice e impossibile: condanna totale di Hamas, condanna totale dell’attuale politica di Israele. Giuro che è estenuante.

Anche i commenti sono estenuanti. A causa di questi commentatori, commentatori che vengono sulla mia pagina senza alcun riguardo, e litigano tra di loro, litigano, hanno nomi di uccelli e probabilmente lo stesso cervello, con rispetto della fauna, e come sempre, si addormentano su qualsiasi cosa e cosa posso fare? Bannare tutti i commenti? E le persone che commentano, spesso, finiscono per non sapere nemmeno che commentano sui miei articoli o commenti o opinioni, non leggono nulla di quello che faccio (c’era pure un coglione che mi rimproverava di parlare sempre di Ucraina e mai di Israele, niente di più falso, niente di più evidente), sì, dico le cose come stanno, e anche questo mi fa venire la nausea.

E chi tra le persone che con cotanta esperienza criticano il mio pensiero che è frutto di notti pressoché inesistenti e magari non hanno letto per intero il mio pensiero, un pensiero logico ed emotivo.

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Il mio diario DAL 2022, che conservo TRA FOGLI E FOGLI e anche viaggi, l’ ultimo in Ucraina. Sì, queste sono cronache di attualità: sono scritte sul momento, senza fare alcun passo indietro, al ritmo di un testo ogni due giorni, e il loro problema è quello: a distanza di tre anni, cosa ne rimane? 

Sono rimasti perché la loro funzione è semplice, sono la testimonianza, immersi, di un momento di esistenza in cui cerco di essere un momento di coscienza. E questa è, alla fine, la loro unica ambizione. Prova solo a dire, cioè scrivi. Basta provare (oh quanto è importante la virgola).

L’idea è proprio lì. Per testimoniare. Non per chi vuole. Per chi vuole.

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