Usa: liberata dopo 45 giorni in cella la studentessa turca arrestata solo per aver criticato il massacro di Gaza
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Usa: liberata dopo 45 giorni in cella la studentessa turca arrestata solo per aver criticato il massacro di Gaza

Rumeysa Ozturk, una dottoranda turca di 30 anni presso la Tufts University, è tornata a Boston dopo oltre sei settimane di detenzione in un centro di immigrazione in Louisiana.

Usa: liberata dopo 45 giorni in cella la studentessa turca arrestata solo per aver criticato il massacro di Gaza
Rumeysa Ozturk arrestata negli Usa solo per aver criticato la guerra di Gaza
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11 Maggio 2025 - 19.09


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Rumeysa Ozturk, una dottoranda turca di 30 anni presso la Tufts University, è tornata a Boston dopo oltre sei settimane di detenzione in un centro di immigrazione in Louisiana. La sua liberazione, disposta da un giudice federale il 9 maggio, rappresenta un momento cruciale in una vicenda che ha acceso dibattiti su libertà di espressione, politiche migratorie e trattamento degli studenti internazionali negli Stati Uniti. Parlando con i giornalisti all’aeroporto internazionale di Boston Logan sabato, Ozturk ha espresso sollievo per il ritorno, ma ha giurato di proseguire la sua battaglia legale: “Ho fiducia nel sistema giudiziario americano”.

Il calvario di Ozturk è iniziato il 25 marzo, quando è stata arrestata da agenti dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE) in borghese vicino alla sua residenza studentesca a Somerville, Massachusetts. Un video dell’arresto, divenuto virale, mostrava agenti mascherati circondare Ozturk, afferrarle i polsi e condurla a un SUV mentre urlava in preda al panico.

L’amministrazione Trump ha successivamente sostenuto che Ozturk avesse compiuto attività a sostegno di Hamas, un’organizzazione considerata terroristica, senza però fornire prove concrete. Il suo visto è stato revocato e la studentessa è stata trasferita prima in Vermont e poi in un centro di detenzione in Louisiana, sollevando interrogativi su violazioni del giusto processo e sull’escalation rapida del caso.

L’arresto è stato innescato da un editoriale che Ozturk ha co-firmato nel 2024 per il giornale studentesco della Tufts University, in cui criticava la risposta dell’istituzione alla guerra di Israele a Gaza. L’articolo, scritto con altri tre studenti, era un atto di protesta relativamente discreto contro il conflitto, rendendo l’arresto di Ozturk uno dei casi più eclatanti della campagna dell’amministrazione Trump per colpire attivisti non cittadini accusati di antisemitismo o di sostegno al movimento pro-Palestina nei campus americani. Il suo team legale, guidato dall’American Civil Liberties Union (ACLU) del Massachusetts, ha sostenuto che la detenzione fosse un tentativo politicamente motivato di punirla per aver esercitato i suoi diritti di libertà di parola garantiti dal Primo Emendamento e di intimidire altri dal prendere posizione.

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La detenzione di Ozturk ha suscitato condanne diffuse, con sostenitori che si sono radunati in città come Boston e New York per chiederne la liberazione. Il 6 maggio, una manifestazione a Foley Square, New York, ha visto attivisti riunirsi in solidarietà con Ozturk e altri studenti detenuti, come Mohsen Mahdawi della Columbia University. I manifestanti reggevano cartelli con la scritta “Libertà per Rumeysa” e intonavano slogan contro quella che hanno descritto come una repressione della libertà di parola. Membri del sindacato di Ozturk, il Service Employees International Union (SEIU) Local 509, erano presenti per accoglierla fuori dal centro di detenzione in Louisiana al momento del rilascio, gridando: “Rumeysa, ti vogliamo bene!”

Le condizioni della detenzione di Ozturk sono finite sotto accusa. La deputata Ayanna Pressley, una delle due parlamentari democratiche del Massachusetts che hanno visitato Ozturk in carcere, ha descritto la struttura come “squallida” e “disumana”. Ozturk, che soffre di asma, ha riferito di aver avuto 12 attacchi asmatici gravi durante la detenzione, aggravati dalla scarsa ventilazione e dalla polvere. Ha testimoniato di aver ricevuto cure mediche inadeguate e, in un episodio, di essere stata costretta da un’infermiera a rimuovere il suo hijab durante un trattamento, un’esperienza che ha definito umiliante.

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La battaglia legale per la liberazione di Ozturk è culminata in un’udienza il 9 maggio davanti al giudice distrettuale William K. Sessions III a Burlington, Vermont. Il giudice ha ordinato il suo rilascio immediato, dichiarando che il governo non aveva fornito prove per giustificare l’arresto oltre l’editoriale. Ha inoltre sottolineato che Ozturk non rappresentava un pericolo per la comunità né un rischio di fuga, permettendole di tornare nel Massachusetts senza restrizioni di viaggio. La sentenza è stata un duro colpo per l’amministrazione Trump, già criticata per le sue politiche migratorie aggressive e per i tentativi di espellere non cittadini coinvolti nell’attivismo universitario. La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha difeso le azioni dell’amministrazione, sostenendo che il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale aveva il diritto di espellere “immigrati illegali”, ma ha rifiutato di commentare specificamente il caso di Ozturk.

Il caso di Ozturk ha implicazioni più ampie per la libertà accademica e i diritti degli studenti internazionali negli Stati Uniti. Il suo arresto è stato citato come parte di un modello di persecuzione di studiosi e attivisti che esprimono opinioni pro-Palestina, sollevando timori su un effetto intimidatorio sul dibattito universitario. “Da quando denunciare un genocidio è diventato un crimine da punire con la prigione?” ha chiesto Mahsa Khanbabai, uno degli avvocati di Ozturk, durante una conferenza stampa. L’ACLU ha promesso di continuare a combattere nella causa legale di Ozturk, che contesta la revoca del suo visto e la sua detenzione come violazioni dei suoi diritti costituzionali alla libertà di parola e al giusto processo.

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Al suo ritorno a Boston, Ozturk è stata accolta dal suo team legale e dai parlamentari democratici del Massachusetts, il senatore Edward Markey e la deputata Pressley. “Oggi è un giorno straordinario, ti diamo il bentornato, Rumeysa,” ha detto Markey, elogiando la sua resilienza e dedizione agli studi. Ozturk, che sta completando un dottorato in sviluppo infantile, ha espresso entusiasmo per riprendere le sue ricerche, ma è rimasta ferma nella sua determinazione a ottenere giustizia. “Non ho fatto nulla di sbagliato,” ha dichiarato ai giornalisti, con voce calma nonostante l’ordalia. “Continuerò a perseguire il mio caso.”

La famiglia di Ozturk in Turchia ha festeggiato la sua liberazione con lacrime di gioia. Sua madre, Tuğba Öztürk, ha detto all’agenzia di stampa statale Anadolu: “Ci siamo abbracciati e abbiamo pianto. Siamo felicissimi come famiglia.” Nel frattempo, i post su X riflettevano un misto di indignazione e sostegno, con utenti come

@MonicaLMarks che definivano la detenzione di Ozturk un attacco alla libertà accademica e altri, come

@ragipsoylu, che fornivano aggiornamenti sui procedimenti legali.

Mentre Ozturk si prepara per un’imminente udienza sull’immigrazione, il suo caso rimane un punto di tensione nel dibattito in corso sull’applicazione delle leggi migratorie e sulla libertà di espressione negli Stati Uniti. Per ora, è concentrata sul riprendere la sua vita a Boston, ma la sua lotta per la giustizia è lungi dall’essere conclusa. “È stato un periodo molto difficile,” ha detto, “ma non mi arrenderò.”

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