Perché concedere asilo politico ai bianchi sudafricani è una follia politica targata Trump (e Musk)
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Perché concedere asilo politico ai bianchi sudafricani è una follia politica targata Trump (e Musk)

Trump concede asilo politico ai sudafricani bianchi rappresenta una mossa controversa e priva di fondamento logico o giuridico, che sembra rispondere più a motivazioni politiche e ideologiche che a una reale necessità umanitaria

Perché concedere asilo politico ai bianchi sudafricani è una follia politica targata Trump (e Musk)
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12 Maggio 2025 - 21.37


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La decisione dell’amministrazione Trump di concedere asilo politico ai sudafricani bianchi, in particolare agli afrikaner, rappresenta una mossa controversa e priva di fondamento logico o giuridico, che sembra rispondere più a motivazioni politiche e ideologiche che a una reale necessità umanitaria. Questa iniziativa, annunciata come parte di un “sforzo di reinsediamento su larga scala”, si basa su premesse errate e ignora il contesto storico, sociale ed economico del Sudafrica, rischiando di alimentare tensioni razziali e di minare la credibilità del programma di asilo statunitense.

1. Nessuna prova di persecuzione sistematica

L’amministrazione Trump giustifica la concessione dello status di rifugiato agli afrikaner citando presunte persecuzioni razziali da parte del governo sudafricano a guida nera, in particolare attraverso una legge di espropriazione fondiaria e attacchi violenti contro i contadini bianchi. Tuttavia, queste affermazioni non trovano riscontro nei dati o nelle analisi indipendenti. Il governo sudafricano ha ripetutamente negato che gli afrikaner siano oggetto di persecuzione, sottolineando che i bianchi, che rappresentano circa il 7% della popolazione, detengono ancora circa il 70% delle terre agricole private e godono di un tenore di vita significativamente superiore rispetto alla maggioranza nera.

La legge di espropriazione, firmata a gennaio 2025 e nota come Expropriation Act, consente in circostanze limitate l’espropriazione di terreni senza compensazione, ma non è stata ancora applicata per confiscare alcuna proprietà. Le accuse di Trump, secondo cui il governo sudafricano starebbe “sequestrando terre” agli afrikaner, sono state definite “infondate” dal portavoce del Ministero degli Esteri sudafricano, Chrispin Phiri, e mancano di prove concrete.

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Per quanto riguarda la violenza, i dati ufficiali smentiscono la narrativa di una persecuzione razziale mirata. Secondo AfriForum, un gruppo che registra gli attacchi alle fattorie, nel 2023 sono stati registrati 49 omicidi in fattorie sudafricane, su un totale di oltre 20.000 omicidi nel paese. Questi crimini colpiscono sia i proprietari terrieri bianchi che neri e sono spesso legati alla criminalità comune in aree rurali isolate, non a una campagna di violenza razziale. La polizia sudafricana ha confermato che nel 2024 sono stati registrati 44 omicidi in fattorie, di cui solo otto riguardavano contadini, senza distinzioni razziali significative.

2. Una decisione incoerente con le norme sui rifugiati

Secondo il diritto internazionale, lo status di rifugiato è riservato a individui che affrontano una “fondata paura di persecuzione” basata su razza, religione, nazionalità, appartenenza a un gruppo sociale o opinioni politiche. Gli afrikaner, che costituiscono una delle comunità più privilegiate economicamente in Sudafrica, non soddisfano questi criteri. Il governo sudafricano ha sottolineato che le accuse di discriminazione non raggiungono la soglia richiesta dal diritto internazionale per giustificare lo status di rifugiato.

Inoltre, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni delle Nazioni Unite (IOM) e l’UNHCR hanno rifiutato di essere coinvolti nel processo di reinsediamento, evidenziando l’anomalia di questa iniziativa. La decisione di Trump di accelerare le domande degli afrikaner, completando il processo in pochi mesi rispetto ai 18-24 mesi normalmente richiesti, solleva ulteriori dubbi sulla legittimità e sull’equità del programma.

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3. Motivazioni politiche e influenze esterne

La mossa di Trump sembra essere guidata da considerazioni politiche interne e dall’influenza di figure come Elon Musk, nato in Sudafrica e noto per le sue critiche al governo sudafricano. Musk ha amplificato narrazioni di estrema destra, come quella di un presunto “genocidio” contro i bianchi, che sono state ampiamente smentite. Queste affermazioni trovano eco in circoli conservatori negli Stati Uniti, ma non hanno basi fattuali.

L’esecutivo di Trump ha anche legato la decisione a critiche più ampie contro la politica estera sudafricana, in particolare la sua posizione contro Israele presso la Corte Internazionale di Giustizia, accusando il Sudafrica di sostenere Hamas e l’Iran. Questo suggerisce che il programma di asilo per gli afrikaner sia parte di una strategia più ampia per punire il Sudafrica, piuttosto che una risposta a una crisi umanitaria.

4. Contraddizioni con la politica migratoria di Trump

La decisione di accogliere gli afrikaner come rifugiati è in netto contrasto con la politica migratoria restrittiva di Trump, che ha sospeso quasi tutti i programmi di reinsediamento per rifugiati provenienti da paesi colpiti da guerre e disastri, come Afghanistan, Congo e Siria. Questa sospensione ha lasciato oltre 100.000 rifugiati approvati in una situazione di stallo, mentre gli afrikaner, che non affrontano persecuzioni comparabili, ricevono un trattamento preferenziale. Organizzazioni come Church World Services e #AfghanEvac hanno definito questa disparità “ipocrita” e “discriminatoria”.

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5. Impatto sul Sudafrica e sulle relazioni internazionali

Il programma di asilo ha suscitato indignazione in Sudafrica, dove il governo e molti cittadini, sia bianchi che neri, vedono l’iniziativa come un’interferenza negli affari interni e un tentativo di rinfocolare le tensioni razziali. Il portavoce del presidente Cyril Ramaphosa, Vincent Magwenya, ha definito l’azione statunitense una violazione della sovranità sudafricana, basata su una “falsa narrativa”. Molti afrikaner stessi, rappresentati da gruppi come Solidarity e AfriForum, hanno rifiutato l’offerta di reinsediamento, dichiarando il loro impegno a rimanere in Sudafrica e a costruire un futuro nel loro paese.

Concedere asilo politico agli afrikaner sudafricani è una decisione che manca di giustificazioni legali, fattuali o morali. Lungi dall’essere vittime di persecuzione, gli afrikaner rimangono tra i gruppi più privilegiati in Sudafrica, e le accuse di discriminazione razziale avanzate dall’amministrazione Trump si basano su disinformazione e narrazioni di estrema destra. Questa mossa non solo mina la credibilità del sistema di asilo statunitense, ma rischia di alimentare divisioni razziali e di compromettere le relazioni diplomatiche con il Sudafrica. In un momento in cui milioni di rifugiati in tutto il mondo attendono assistenza, la priorità data a un gruppo che non soddisfa i criteri per lo status di rifugiato rappresenta una follia politica che riflette più gli interessi ideologici di Trump che una reale necessità umanitaria.

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