Due bambini palestinesi sono stati uccisi da attacchi israeliani a est di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. Lo riferisce l’agenzia di stampa palestinese Wafa. Secondo fonti mediche citate da Al Jazeera, almeno 65 persone sono state uccise nei bombardamenti israeliani nelle prime ore della mattinata.
La nuova ondata di attacchi si è abbattuta con particolare violenza su aree densamente popolate, colpendo anche infrastrutture civili già gravemente danneggiate nei mesi scorsi, tra cui ospedali, scuole e rifugi di fortuna. Le immagini che emergono da Khan Younis raccontano di crateri profondi, ambulanze sovraccariche e famiglie in fuga. Ancora una volta, le vittime sono in larga parte civili inermi, compresi donne e bambini.
Di fronte alle crescenti critiche internazionali, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito che le operazioni militari non si fermeranno. «Continueremo a colpire con forza finché Hamas non sarà completamente annientato», ha dichiarato, respingendo ogni ipotesi di tregua o pausa umanitaria. Parole che suonano come una dichiarazione di guerra permanente e che sembrano ignorare deliberatamente l’enorme costo umano di questi attacchi.
L’insistenza con cui il governo israeliano colpisce obiettivi in aree ad alta densità abitativa, sostenendo la presenza di infrastrutture militari di Hamas, si traduce in una sistematica devastazione della popolazione civile. Gli attacchi contro strutture ospedaliere – come l’Ospedale Europeo di Khan Younis – sollevano interrogativi sempre più pressanti sul rispetto del diritto internazionale umanitario. Le Convenzioni di Ginevra, che Israele è tenuto a rispettare, vietano espressamente l’attacco a strutture sanitarie e la punizione collettiva delle popolazioni civili.
A nulla sembrano valere gli appelli delle Nazioni Unite e delle principali organizzazioni umanitarie internazionali, che da mesi chiedono un cessate il fuoco immediato e l’accesso umanitario senza ostacoli. La risposta di Netanyahu è invece quella del raddoppio: più raid, più vittime, più devastazione.
La comunità internazionale ha il dovere di non restare spettatrice inerte di quella che ormai molti giuristi e osservatori indipendenti definiscono una crisi umanitaria senza precedenti, e in certi casi anche un crimine di guerra. L’impunità, in questo contesto, non è più un’opzione moralmente sostenibile.
I bambini morti a Gaza
Dal 7 ottobre 2023, l’offensiva israeliana ha causato la morte di almeno 15.000 bambini nella Striscia di Gaza, secondo quanto riportato dalle autorità locali . Tra questi, oltre 3.100 erano bambini sotto i cinque anni, inclusi 710 neonati . Le organizzazioni umanitarie, tra cui Save the Children, sottolineano che la situazione a Gaza rappresenta una delle peggiori crisi per i bambini a livello globale, con gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario .