Ursula von der Leyen, l’ascesa di una tecnocrate ambiziosa tra scandali, favoritismi e poca trasparenza
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Ursula von der Leyen, l’ascesa di una tecnocrate ambiziosa tra scandali, favoritismi e poca trasparenza

Ursula Gertrud Albrecht, meglio nota con l’altisonante cognome maritale di von der Leyen, è un personaggio tanto noto e importante quanto poco conosciut

Ursula von der Leyen, l’ascesa di una tecnocrate ambiziosa tra scandali, favoritismi e poca trasparenza
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14 Maggio 2025 - 22.56


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di Pierluigi Franco

Ursula Gertrud Albrecht, meglio nota con l’altisonante cognome maritale di von der Leyen, è un personaggio tanto noto e importante quanto poco conosciuto. La sua aurea figura, dall’ingessato sorriso imperturbabile e distaccato, sembra voler sempre esprimere la dovuta distanza che il cognome del marito pone nei confronti del popolo comune. Pur non essendo imparentati con i famosi principi von der Leyen, che possono vantare l’appellativo di “altezza serenissima” dal Sacro Romano Impero, i von der Leyen di Ursula sono pur sempre nobili anche se di più recente investitura baronale.

In ogni caso alla borghesissima Ursula Albrecht, evidentemente, entrare nel mondo aristocratico è piaciuto molto. E fa di tutto per farlo trasparire. A lei tutto è permesso e tutto è perdonato. Tanto che, pur essendo praticamente sconosciuta e indecifrabile nella sua vera personalità, negli ultimi tre anni è stata definita da Forbes la donna più potente del mondo. D’altra parte potente lo è davvero se è riuscita senza alcun merito, e con tanti demeriti, a essere nominata per ben due volte al vertice della Commissione europea.

Figlia di Ernst Albrecht, noto imprenditore metallurgico ma soprattutto importante esponente dell’Unione cristiano-democratica (Cdu) e ministro-presidente della Bassa Sassonia per 14 anni, Ursula prova a ricalcare le orme paterne aderendo a 32 anni allo stesso partito. Ma la sua vera carriera politica comincia tardi, all’età di 45 anni, quando viene eletta all’Assemblea legislativa (Landtag) della Bassa Sassonia. In ogni caso da giovane non dimostra di avere le idee chiare sul suo futuro. Dopo aver cominciato l’università iscrivendosi ad archeologia, passa poi alla facoltà di economia trascorrendo anche un anno alla London School of Economics and Political Science. Ma neppure in campo economico ottiene risultati. Così approda alla facoltà di medicina dove conosce il futuro marito, il nobile Heiko von der Leyen, che sposa prima di laurearsi e con il quale avrà sette figli.

Il percorso di Ursula Albrecht è costellato di zone d’ombra, sempre abilmente aggirate senza subire danni. Il primo inciampo riguarda la sua tesi di dottorato dal titolo “La proteina C-reattiva come parametro diagnostico per la rilevazione della sindrome da infezione amniotica nella rottura prematura delle membrane e il bagno di rilassamento terapeutico nella preparazione al parto”. Nel settembre 2015 l’Università di Hannover rende noto di aver accertato che gran parte della tesi elaborata e discussa da Ursula nel 1991 è chiaro frutto di plagio. Un’accusa che porta alla costituzione di una commissione apposita per valutare l’annullamento del titolo di studio. Ma nel 2015 Ursula Albrecht in von der Leyen è al massimo della sua carriera politica essendo riuscita a diventare ministra della Difesa della Germania. La commissione dell’Università chiude la sua inchiesta un anno dopo e, pur dovendo ammettere che il plagio è evidente, afferma di non essere riuscita a dimostrare la malafede nella stesura. Un’interpretazione acrobatica che viene criticata duramente da molti organi di informazione che accusano la scarsa trasparenza della decisione.

Nello stesso anno 2015, nell’ambito del suo ruolo di ministra della Difesa, a Ursula viene contestato l’acquisto in tutta fretta di 138 elicotteri da combattimento per 8,5 miliardi di euro senza tener conto del parere negativo di alcuni esperti. Tali elicotteri evidenziano subito problemi tecnici di vario genere che portarono alla sospensione dei voli. A scagionare Ursula arrivano prontamente i vertici di Esercito e Marina affermando che si trattava di una decisione ritenuta “urgente”.

Ma è nel 2019 che la ministra della Difesa finisce nelle attenzioni della Corte dei conti tedesca per una serie di consulenze assegnate in via diretta spendendo ben 155 milioni di euro nei primi sei mesi dell’anno, una cifra quasi pari a quella totale dagli altri 13 ministeri che nello stesso periodo hanno speso complessivamente 178 milioni. Viene formata una Commissione parlamentare di inchiesta per fare chiarezza su quelle spese ritenute ingiustificate. A Ursula vengono anche sequestrati due cellulari di servizio dai quali, però, sono stati stranamente cancellati i dati prima della consegna. Per questo scatta anche un’accusa penale di distruzione di prove.

Al momento dell’inchiesta sulle consulenze, il gradimento in Germania di Ursula Albrecht in von der Leyen è al minimo. È un personaggio poco apprezzato e ritenuto per molti aspetti dubbio. Anche la stessa cancelliera Angela Merkel afferma che <<le condizioni delle forze armate tedesche non sono soddisfacenti>>. Ma la scappatoia c’è sempre. Così per Ursula, che la Germania non vede l’ora di scaricare, si aprono le porte di Bruxelles. Il 2 luglio 2019, dopo una aspra e lunga trattativa durata tre giorni, il Consiglio europeo la designa alla presidenza della Commissione europea. È la dimostrazione che Ursula, ormai per tutti diventata semplicemente von der Leyen, potente lo è davvero. Di certo con una buona dose di furbizia ben dissimulata da uno sguardo apparentemente perso. D’altra parte, come si scoprirà bene durante la sua presidenza europea, ha una naturale propensione a finire a braccetto della grande finanza e della grande industria. E questa, si sa, è la vera porta del potere.

Al momento del suo incarico alla presidenza della Commissione, Ursula sostiene con forza la svolta verde e ambientalista dell’Ue. Ma nel settembre 2022 un lupo pensa bene di fare irruzione nella fattoria della sua tenuta in Bassa Sassonia, probabilmente non adeguatamente protetta, uccidendo il suo pony. Immediata la vendetta della presidente che, tornata a Bruxelles, scrive ai componenti del Parlamento europeo annunciando il declassamento dello status di protezione del lupo. Una decisione contestata invano dalle associazioni ambientaliste, un grande passo indietro dopo le battaglie che negli anni Settanta e Ottanta portarono alla protezione di questo animale prezioso per l’equilibrio della fauna selvatica. Disposizione che ignora tutte le dimostrazioni scientifiche che evidenziano come l’abbattimento dei lupi porta all’indebolimento dei branchi diminuendone la capacità di predazione in ambito selvatico e spingendoli ancor più verso il bestiame domestico. Ma a Ursula poco importa. E in molti, come sempre, la seguono supinamente.

Arriva anche il Covid-19 e Ursula von der Leyen gestisce con grande maestria il gioco dei vaccini. In un’Europa sconvolta e impaurita, avvia in segreto contatti diretti con qualche grande casa farmaceutica. Ma nell’aprile del 2021 il New York Times rende noto che la presidente della Commissione europea ha avuto uno scambio di messaggi con l’amministratore delegato della Pfizer, Albert Bourla. Un “dialogo” che si protrae tra gennaio 2021 e maggio 2022. Ciò spinge la giornalista del quotidiano statunitense Matina Stevi, ai sensi delle norme Ue sull’accesso agli atti delle istituzioni comunitarie, a richiedere l’accesso pubblico ai messaggi di testo e ad altri documenti relativi allo scambio. Una richiesta che ottiene però il silenzio di Bruxelles. Anche in questo caso, come per l’inchiesta sulle consulenze del ministero della Difesa tedesco, dai cellulari di Ursula scompaiono gli sms e dagli uffici tutti i documenti. Stavolta, però, il ricorso presentato dal New York Times trova ragione nella sentenza del 14 maggio 2025 emessa dalla Corte Ue che dà ragione al giornale e torto alla Commissione di Ursula von der Leyen per aver violato le regole di trasparenza. Una sentenza che qualcuno ha già definito storica e che è destinata ad avere, oltre agli effetti giuridici, anche un forte impatto politico sulla leadership della presidente della Commissione. A ciò si aggiunge che il 17 novembre 2022 era stata presentata al Parlamento europeo una interrogazione sul conflitto di interessi di Ursula von der Leyen poiché il marito Heiko era <<il direttore medico di Orgenesis Inc., una società che collabora con Pfizer-Biontech ed è direttamente coinvolta nello sviluppo di terapie geniche, in particolare vaccini contro l’acido ribonucleico messaggero>>. L’interrogazione sosteneva inoltre che la presidente della Commissione <<intrattiene rapporti con consorzi che hanno partecipato e hanno vinto gare d’appalto per fondi destinati alla ricerca e allo sviluppo in almeno due Stati membri>> e <<svolge un ruolo di primo piano nella gestione delle relazioni con le aziende farmaceutiche e nella gestione dei fondi europei per la ricerca e lo sviluppo di terapie geniche>>, per questo <<suo marito trae un notevole vantaggio economico dal modo in cui la posizione di primo piano nell’Ue della presidente influenza la sua attività>>. 

Difficile prevedere se anche questa volta Ursula riuscirà ad aggirare le responsabilità. Di certo non rassicura vedere che, finita l’emergenza Covid, la stessa persona ha sposato con tanta enfasi la fase bellicista di un’Unione europea in evidente disfacimento. Pensare alle sue proposte di spesa per riarmare singolarmente 27 eserciti europei con ben 800 miliardi di euro, passando dalla grande industria farmaceutica alla grande industria delle armi, genera qualche inevitabile perplessità. Di certo Ursula Albrecht in von der Leyen sarà ricordata per aver gestito la Commissione europea nel periodo più buio e più decadente della storia dell’Ue. Probabilmente non avrà neppure altre medaglie dopo quella di Commendatore concessale dal Mali, quella di Dama di Gran croce della Lituania per meriti “baltici” e dopo la pioggia di riconoscimenti arrivati dall’Ucraina per meriti di guerra, come la Prima classe di Jaroslav il Saggio e l’Ordine di San Panteleimone. Essere furbi non vuol dire essere statisti. E l’Europa, ora più che mai, ha urgente bisogno di statisti capaci e non certo di furbi affaristi.

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