Nei suoi primi commenti dopo l’arrivo ad Ankara, Volodymyr Zelensky ha liquidato la delegazione russa giunta a Istanbul come poco più che una “scenografia teatrale”.
«Siamo in contatto con la parte americana, credo che saranno presenti anche loro in Turchia ad alto livello», ha dichiarato. «Per quanto riguarda i russi, vedremo. Nulla è stato confermato ufficialmente, ma da quanto abbiamo osservato, sembra più una messinscena che qualcosa di serio».
«Quello che sappiamo con certezza», ha aggiunto, «è chi prende realmente le decisioni dalla parte russa. E ci comporteremo di conseguenza».
Il Cremlino ha annunciato che la sua delegazione sarà guidata da Vladimir Medinsky, consigliere di linea dura di Vladimir Putin, già a capo dell’unico precedente round di negoziati diretti con l’Ucraina tenutosi a Istanbul nel 2022.
È significativo che la Russia non invierà i suoi due principali diplomatici – Yuri Ushakov e Sergei Lavrov – entrambi coinvolti nei precedenti colloqui di alto livello con funzionari statunitensi in Arabia Saudita.
La scelta di Mosca di affidare nuovamente la guida a Medinsky fa pensare che il Cremlino stia tentando di rilanciare i colloqui partendo dallo stesso schema del 2022 – un round ritenuto da molti privo di risultati, anche a causa delle richieste massimaliste di Mosca, che includevano limitazioni alla sovranità e alle capacità militari ucraine.
«È tutta una messinscena – una simulazione di colloqui di pace», ha dichiarato al Guardian Boris Bondarev, ex diplomatico russo dimessosi in dissenso con la guerra.
Secondo Bondarev, la proposta di Putin di tenere i colloqui in Turchia sarebbe un tentativo di convincere Trump della propria volontà di pace, pur continuando le ostilità sul campo.
