Nella notte tra giovedì e venerdì, l’esercito israeliano ha condotto una nuova ondata di attacchi sulla Striscia di Gaza, provocando almeno 50 morti secondo quanto riferito dall’agenzia della protezione civile palestinese. Le vittime, in gran parte donne e bambini, sono state uccise da bombardamenti che hanno colpito abitazioni civili nel nord della Striscia, in particolare tra Beit Lahia e Jabalia.
“Il numero dei martiri uccisi nei bombardamenti israeliani contro le case civili nel nord di Gaza è salito a 50”, ha dichiarato Mohammed al-Mughayyir, funzionario della protezione civile, aggiungendo che i soccorritori stanno ancora scavando tra le macerie. Il medico di un ospedale indonesiano, che ha chiesto l’anonimato, ha riferito che la struttura ha ricevuto 30 corpi senza vita e decine di feriti, mentre all’ospedale al-Awda sono arrivati altri cinque morti e oltre 75 feriti.
Testimoni locali parlano di una notte di terrore. “L’esercito israeliano ha bombardato la casa accanto alla mia mentre era ancora piena di persone”, ha raccontato Yousef al-Sultan, 40 anni, della zona di al-Salatin, riferendo di attacchi aerei, colpi d’artiglieria e raffiche di mitraglia da droni quadricotteri. “C’è un’ondata di sfollamenti, la paura ci paralizza nel cuore della notte”, ha aggiunto. Di fronte all’ennesima carneficina, la responsabilità del governo Netanyahu appare sempre più evidente: ancora una volta, civili inermi vengono colpiti con una ferocia che non può essere ignorata. La comunità internazionale non può restare a guardare mentre si consuma l’ennesimo massacro nella totale impunità.
