Israele annuncia una nuova grande offensiva a Gaza dopo raid aerei che hanno causato oltre 100 morti
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Israele annuncia una nuova grande offensiva a Gaza dopo raid aerei che hanno causato oltre 100 morti

L’annuncio è arrivato poco dopo la conclusione della visita nella regione di Donald Trump, che ha fatto tappa in Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti, ma non in Israele.

Israele annuncia una nuova grande offensiva a Gaza dopo raid aerei che hanno causato oltre 100 morti
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17 Maggio 2025 - 10.55


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In una dichiarazione diffusa nella tarda serata di venerdì, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno affermato di aver “lanciato attacchi su vasta scala e mobilitato truppe per conquistare aree strategiche nella Striscia di Gaza, come parte delle fasi iniziali dell’Operazione ‘Carri di Gedeone’ e dell’ampliamento della campagna a Gaza, per raggiungere tutti gli obiettivi della guerra”.

L’annuncio è arrivato poco dopo la conclusione della visita nella regione di Donald Trump, che ha fatto tappa in Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti, ma non in Israele.

Venerdì, Trump ha riconosciuto che a Gaza la popolazione sta morendo di fame e ha dichiarato che gli Stati Uniti “si occuperanno della situazione”. Parlando ad Abu Dhabi, ha detto: “Stiamo osservando la situazione a Gaza. Ce ne occuperemo. Molte persone stanno morendo di fame”.

Tuttavia, i colloqui sul futuro a lungo termine della Striscia si sono arenati. Giovedì, Trump ha rilanciato l’idea di trasformare Gaza in una “zona di libertà”, una possibile riformulazione del piano presentato a febbraio per porre il territorio sotto il controllo statunitense e avviarne la ricostruzione come polo di lusso per turismo e affari.

In molti avevano sperato che la visita potesse portare a una nuova tregua o a una ripresa degli aiuti umanitari. Al contrario, i bombardamenti intensificatisi nelle ultime 72 ore hanno riportato la violenza ai livelli registrati nei primi giorni della nuova offensiva israeliana, dopo il crollo del fragile cessate il fuoco di marzo.

Secondo la protezione civile di Gaza, i raid di venerdì hanno ucciso 108 persone, in gran parte donne e bambini. Altri funzionari palestinesi stimano il bilancio delle vittime degli ultimi giorni tra le 250 e le 300.

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Almeno 48 corpi sono stati portati all’ospedale indonesiano nel nord di Gaza e altri 16 all’ospedale Nasser, dopo attacchi nelle zone centrali e meridionali, come Deir al-Balah e Khan Younis.

Nel quartiere di Jabaliya, nel nord, già da settimane colpito duramente, donne piangevano accanto a dieci corpi coperti da lenzuola bianche, disposti a terra tra le macerie. Umm Mohammed al-Tatari, 57 anni, ha raccontato: “Dormivamo quando tutto è esploso intorno a noi… tutti correvano… c’era sangue ovunque, resti umani e cadaveri”.

L’esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito oltre 150 “obiettivi terroristici” in tutta Gaza.

Hamas trattiene ancora 57 dei circa 250 ostaggi catturati durante l’attacco del 7 ottobre 2023, che causò circa 1.200 vittime, per lo più civili. Israele sostiene che il blocco e l’intensificazione degli attacchi da metà marzo servano a fare pressione su Hamas affinché liberi gli ostaggi. Meno della metà di essi sarebbe ancora in vita.

L’offensiva militare israeliana ha causato finora circa 53.000 morti a Gaza, in gran parte civili, secondo il ministero della Sanità locale.

Il cessate il fuoco entrato in vigore a gennaio è crollato a metà marzo, quando Israele si è rifiutato di passare alla seconda fase prevista, che avrebbe potuto portare alla fine definitiva del conflitto.

Alcuni dei raid più violenti di questa settimana sono stati diretti contro l’attuale comandante di Hamas a Gaza, che secondo Israele si nasconderebbe in un sistema di tunnel sotto un grande complesso ospedaliero a Khan Younis. Hamas ha sempre negato di usare civili come scudi umani.

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Israele ha richiamato decine di migliaia di riservisti per la nuova offensiva, che – secondo quanto dichiarato da Benjamin Netanyahu – prevede la permanenza delle truppe nelle aree conquistate e causerà un significativo sfollamento della popolazione. Alcuni ministri israeliani hanno parlato apertamente di “conquista” di Gaza.

Lunedì, Hamas ha rilasciato Edan Alexander, ultimo cittadino statunitense ancora in vita tra gli ostaggi, grazie a un intervento diretto dell’amministrazione Trump, che ha escluso Israele dal negoziato.

Taher al-Nunu, alto funzionario di Hamas, ha dichiarato che, in seguito all’intesa con Washington per la liberazione di Alexander, il gruppo si aspetta che gli Stati Uniti esercitino ulteriori pressioni su Israele “per aprire i valichi e permettere l’ingresso immediato degli aiuti umanitari”.

Israele ha sempre negato che il blocco – in vigore da oltre dieci settimane – stia causando carestia. Ma le dichiarazioni di Trump sono viste come un’ulteriore prova delle tensioni in corso tra Netanyahu e il suo principale alleato.

Israele accusa Hamas di appropriarsi sistematicamente degli aiuti per finanziare le proprie attività militari e ha proposto un piano di distribuzione tramite hub gestiti da appaltatori privati, sotto protezione delle truppe israeliane.

Gli Stati Uniti hanno appoggiato il piano, definito però dalle ONG “inattuabile, pericoloso e potenzialmente illegale”, in quanto potrebbe favorire trasferimenti forzati su larga scala.

Il segretario di Stato americano Marco Rubio ha riconosciuto le critiche giovedì, dichiarando che Washington è “aperta ad alternative, se qualcuno ne ha di migliori”.

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La Gaza Humanitarian Foundation, sostenuta dagli USA, ha annunciato mercoledì che inizierà le operazioni entro la fine del mese e ha chiesto a Israele di revocare il blocco per consentire l’ingresso immediato degli aiuti.

Le agenzie umanitarie avvertono che ogni ritardo costerà vite umane e che i casi di malnutrizione acuta, soprattutto tra i bambini, sono in forte aumento.

Il capo degli aiuti ONU, Tom Fletcher, ha affermato venerdì che non si dovrebbe perdere tempo con il piano statunitense: “Le Nazioni Unite hanno già un piano collaudato e 160.000 pallet di aiuti pronti a entrare a Gaza. Abbiamo il personale, le reti di distribuzione, la fiducia delle comunità locali e gli aiuti stessi. Chiediamo consegne rapide, sicure e senza ostacoli per i civili bisognosi. Lasciateci lavorare”.

I sondaggi in Israele mostrano un ampio sostegno a un nuovo cessate il fuoco per ottenere la liberazione degli ostaggi, ma fonti anonime israeliane e regionali, citate dai media locali, hanno ridimensionato le possibilità di un’intesa.

Venerdì, il principale gruppo che rappresenta le famiglie degli ostaggi ha accusato Netanyahu di perdere una “occasione storica” per ottenere il loro rilascio.

Nel frattempo, la violenza è aumentata anche in Cisgiordania, mentre i miliziani Houthi, dallo Yemen, hanno lanciato nuovi missili contro Israele. In risposta, Israele ha bombardato i porti sul Mar Rosso di Hodeidah e Salif, continuando la sua campagna per indebolire le capacità militari degli Houthi.

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