Il Programma Alimentare Mondiale (WFP) ha lanciato un allarme urgente: “Siamo in una corsa contro il tempo per evitare una carestia” nella Striscia di Gaza.
All’inizio di marzo, Israele ha imposto un blocco totale al territorio palestinese devastato dalla guerra, interrompendo ogni fornitura di cibo, medicinali, rifugi e carburante. Una misura che è stata duramente condannata come punizione collettiva contro la popolazione civile.
Nonostante le prove schiaccianti della crisi umanitaria in atto, il governo israeliano continua a sostenere che “non c’è carenza di cibo” nella Striscia e accusa Hamas di saccheggiare gli aiuti. Secondo Israele, il blocco sarebbe stato imposto per fare pressione su Hamas e ottenere la liberazione degli ostaggi ancora trattenuti.
“Sollecitiamo la comunità internazionale ad agire con urgenza per ripristinare il flusso degli aiuti. Se aspettiamo la conferma di una carestia, sarà già troppo tardi per troppe persone”, ha scritto il WFP in un post pubblicato su X.
La guerra di Israele, che ha distrutto vaste aree della Striscia di Gaza e costretto la maggior parte della popolazione ad abbandonare le proprie case, ha reso il territorio quasi interamente dipendente dagli aiuti internazionali.
Nel contesto del blocco israeliano, la maggior parte delle cucine comunitarie ha ormai chiuso. I principali fornitori di cibo all’interno di Gaza – il WFP e la ONG World Central Kitchen – dichiarano di aver esaurito le scorte. Verdure e carne sono introvabili o troppo costose. Migliaia di persone fanno ore di fila per ricevere una manciata di riso.