“La delegazione promossa da AOI, ARCI, Assopace Palestina, parlamentari dell’intergruppo per la pace tra Palestina e Israele, eurodeputati, docenti universitari, giornalisti e giornaliste è arrivata al valico di Rafah. Il nostro obiettivo era chiaro: entrare a Gaza per contribuire a rompere il silenzio sullo sterminio del popolo palestinese, facilitare l’ingresso degli aiuti umanitari e raccogliere testimonianze dirette.
Ma quel cancello è rimasto sbarrato.
Con noi, fuori, sono rimasti anche acqua, cibo e medicinali.
Intorno, continuano a risuonare le esplosioni dei bombardamenti israeliani.”
Il governo Meloni ha scelto deliberatamente di non intervenire. Nessuna iniziativa diplomatica e nessuna pressione per l’apertura del valico. Solo complice immobilismo, responsabilità politica davanti alla tragedia in corso.
Il tempo è finito.
Se non si agisce subito, quel valico verrà riaperto solo per deportare la popolazione palestinese e completare l’annessione della Striscia di Gaza.
Nel frattempo, Israele continua — anche con il sostegno militare e politico dei governi europei — a colpire indiscriminatamente civili, strutture sanitarie, scuole e rifugi, distruggendo le infrastrutture essenziali e assediando la popolazione con fame, sete e mancanza di cure.
Annuncia piani per militarizzare la distribuzione degli aiuti, mentre si moltiplicano deportazioni forzate e uccisioni mirate di giornalisti e soccorritori.
Davanti a questo valico sbarrato abbiamo alzato uno striscione con scritto:
“Basta complicità”, accanto ai volti dei leader europei.
La comunità internazionale osserva inerte uno sterminio in atto. I governi europei si sono voltati dall’altra parte. Questo silenzio è una responsabilità storica, politica e morale.
Serve un impegno concreto per:
- il cessate il fuoco immediato e permanente;
- l’apertura dei valichi e l’ingresso degli aiuti umanitari, condannandone la militarizzazione;
- la fine dell’occupazione illegale;
- la liberazione immediata di tutti gli ostaggi e dei prigionieri palestinesi arbitrariamente detenuti da Israele;
- lo stop alla fornitura di armi a Israele;
- sanzioni contro la leadership israeliana responsabile delle violazioni;
- la cooperazione con la Corte Penale Internazionale per l’esecuzione dei mandati di arresto;
- il rispetto delle ordinanze adottate dalla Corte Internazionale di Giustizia in relazione agli obblighi che derivano dalla Convenzione contro il genocidio;
- la sospensione dell’accordo di associazione UE-Israele.
Noi non ci fermeremo.
Continueremo a denunciare, a mobilitarci, a portare la voce di chi è sotto assedio e costantemente minacciato dalle bombe.
“A Gaza sta avvenendo lo sterminio del popolo palestinese per mano di Netanyahu, mentre l’Europa balbetta, la comunità internazionale tollera e la presidente del Consiglio Meloni non condanna.”
A denunciarlo è Laura Boldrini, uno dei parlamentari che hanno portato ai confini di Gaza la voce delle tante e dei tanti che in Italia hanno la Palestina nel cuore.
“È stato deciso di far morire i palestinesi di fame.
Da 75 giorni ci sono centinaia di camion fermi,
non entra un litro d’acqua né un’aspirina,
i bambini vengono amputati senza anestesia.
Come si fa a tollerare tutto questo?
Come si fa a non prendere una posizione netta di condanna?
Ecco, noi siamo qui anche per questo:
per rompere questo silenzio insopportabile”,
denuncia la Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“La situazione nella Striscia di Gaza precipita di ora in ora.
In queste ore drammatiche, ci arrivano notizie stampa di volantini lanciati nella Striscia che intimano alla popolazione di lasciare le proprie case.
Non possiamo restare a guardare mentre si prepara un ulteriore massacro.
Meloni e Tajani agiscano ora”, aggiunge la parlamentare dem.
Ma chi governa Israele ha deciso: la guerra va portata a termine, la popolazione palestinese va annientata.
Il portavoce delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) ha affermato che le forze a Gaza hanno avviato un’operazione di terra in diverse zone della Striscia, nell’ambito dell’operazione “Gideon’s Chariots” o “Carri di Gedeone”.
Inoltre, il portavoce ha aggiornato che la scorsa settimana l’aeronautica militare ha attaccato oltre 670 obiettivi di Hamas, tra cui:
- depositi di armi
- postazioni di combattenti
- tunnel sotterranei
- siti di lancio di missili anticarro
(lo riporta Ynet).
Secondo Al Jazeera, almeno 132 persone sono rimaste vittime degli attacchi israeliani oggi a Gaza, tra cui quattro giornalisti. La Protezione Civile di Gaza ha confermato all’AFP la morte di 50 persone dall’alba.
Con l’uccisione dei quattro giornalisti, sale a 230 il bilancio degli operatori della stampa uccisi nel conflitto dal 7 ottobre 2023.
Il bilancio delle vittime degli attacchi israeliani a Gaza raggiunge quota 53.339 morti e 121.034 feriti, secondo il Ministero della Salute di Gaza.
“Ci sono ancora diverse vittime sotto le macerie e sulle strade”, si legge nell’ultimo aggiornamento pubblicato su Telegram.
Di fronte a questa mattanza l’Europa sta a guardare.
Qualche deplorazione senza conseguenze, richieste di “moderazione” (sic) rivolte a chi la moderazione non l’ha mai praticata.
Nessuna sanzione verso i carnefici.
Una vergogna incancellabile.