Il governo di Israele sta riprendendo il vocabolario igienista e razzista
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Il governo di Israele sta riprendendo il vocabolario igienista e razzista

Il fatto è che questa popolazione, nel prisma della lingua usata dallo stato israeliano, è considerata 

Il governo di Israele sta riprendendo il vocabolario igienista e razzista
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Beatrice Sarzi Amade Modifica articolo

19 Maggio 2025 - 22.50


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In un documentario visto su France-Culture che trattava la situazione a Gaza e sui piani israeliani, si rammentava Hebron. 

Sapevo che c’erano strade vietate ai palestinesi in questa città. Quello che non sapevo è che queste strade si chiamano, dal punto di vista dell’esercito israeliano, “sterile” (la parola è la stessa in molte lingue, ovviamente, e sterile è “sterile” in ebraico, quindi, sì, è proprio la parola giusta.

Quando ho letto “Delitto e castigo”, ricordo lo shock che ho provato quando sono arrivata a questo dialogo tra Raskolnikov e Sonia, quando Sonia ha capito di aver ucciso le due sorelle. 

Raskolnikov spiega: “Non è un essere umano che ho ucciso, è una sanguisuga.” 

E Sonia: “Un essere umano, una lucertola?”  

Lo shock di queste due frasi, scritte quasi 80 anni prima di Auschwitz. 

Puoi convivere con l’omicidio (ammesso che Raskolnikov possa farlo davvero, questo è un altro soggetto), se quello che hai ucciso non è un essere umano, o addirittura un animale (a meno che non sia un ratto ricorda), ma un insetto, un parassita.

Perché, sì, ad Auschwitz, l’idea era di “disinfettare”, eliminare i parassiti, e non si trattava solo di sterilizzare specificamente i prigionieri, (alcuni come esperimenti “medici”), si trattava di sradicare i parassiti ebrei in generale. 

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E così, sì, sterilizzazione.  Non ripenso all’uso del vocabolario dell’igiene e della generazione, è conosciuto, studiato e consolidato.

Cosa significa questa parola in Hebron?  

E insisto, è una parola che ho appena appreso dell’esistenza, ma che vale per la città di Hebron, e che apparentemente viene applicata da anni, in questa città dove, oggi, non ci sono operazioni militari. Una “strada sterile” non è una strada in cui non cresce nulla e non cresce mai. È una strada in cui gli esseri umani non arrivano e non arriveranno mai, nel caso degli abitanti di questa città che sono ultra maggioranza (non conosco la proporzione dei coloni in questa città, ma digitalmente, è piccola, mentre fanno piovere e splendere il tempo), e sono considerati parassiti, nel senso letterale della parola. Non si tratta di sterilizzarli, ma di sterilizzare le strade in cui passano, il che significa che il loro passaggio, in quanto tale, e quindi la loro esistenza in quanto tale, è inquinamento e pericolo di malattie (come viene chiamato “ambiente sterile” in ospedale).

Il fatto è che, da quello che ho capito, non è una “strada sicura” (ci potrebbero essere decine di sinonimi per designare un’area protetta dagli attacchi, dal pericolo). Non è, nell’uso di questa espressione, che, mentre lo scopo del divieto di strada in questione è innanzitutto questo, quello che Israele chiama “obiettivo di sicurezza”, ma i fatti raccontano il contrario.

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Oggi si riconosce, ma era chiaro (non sono l’unica a dirlo dal 23 ottobre) che è “molto difficile” controllare Gaza, e quindi Hamas rinascerà. Per risolvere questo problema, ciò che serve è che i Gazan scompaiano come popolazione. 

La zona va “sterilizzata”

Questa parola, infatti, viene usata oggi, negli ambienti militari israeliani e quindi anche negli ambienti politici del potere e dei suoi sostenitori, per parlare del proseguimento delle operazioni militari che si annunciano. 

Sarà, secondo gli stessi principi, “sterilizzare” non le strade (non ci sono, per così dire, strade), ma intere aree, creare la terra di nessuno, e, ancora una volta, mentre si potrebbe dire, questo, che è già un crimine contro l’umanità, usiamo questa parola in molti modi diversi. 

“Sterilizza.”

Questo significa che lo Stato di Israele, come è governato oggi (ma non so da quanto tempo esiste il termine “strade sterili” nella lingua di Hebron), sta riprendendo… 

…il vocabolario igienista e razzista, ontologicamente antisemita, 

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visto che è così che i nazisti si riferiscono agli ebrei, designare la popolazione palestinese nel suo complesso, non solo a Gaza. 

La questione non è nemmeno che questa popolazione debba essere evacuata, crimine contro l’umanità, senza che nessuno dica dove e come, né che debba soffrire la fame, la sete, le malattie perché Hamas, messo al potere con la complicità della destra israeliana, tiene in ostaggio e costituisce una minaccia (Hamas era, ancor prima del 7 ottobre, un’organizzazione fascista e mostruosa che terrorizzava e indottrinava la propria popolazione, una popolazione che non aveva assolutamente prospettive future a causa del blocco israeliano). 

No, il fatto è che questa popolazione, nel prisma della lingua usata dallo stato israeliano, è considerata  “non umana”. 

Come il fatto di esseri la cui esistenza, in quanto tali, esige che ne “sterilizziamo” i bordi, perché trasmette tutti i miasmi dei pidocchi.

Usare la parola “sterile” è uno sputo israeliano, sui sei milioni di “pidocchi” assassinati dai nazisti. 

È una macchia, indelebile, sulla sua storia  e sul suo futuro, sempre che esista un futuro.

Basta dire Genocidio, questo è un Olocausto.

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