Trump colpisce Harvard: stop agli studenti stranieri e attacco liberticida all’autonomia accademica

La segretaria alla Sicurezza interna Kristi Noem ha revocato a Harvard l'autorizzazione per studenti stranieri, accusandola di antisemitismo e legami con la Cina.

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23 Maggio 2025 - 10.08


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L’amministrazione Trump ha annunciato il blocco della possibilità per Harvard University di iscrivere nuovi studenti internazionali, ordinando inoltre agli attuali iscritti provenienti dall’estero di trasferirsi altrove, pena la perdita del loro status legale negli Stati Uniti.

Secondo quanto riportato dal New York Times, il provvedimento è stato notificato dopo uno scambio di comunicazioni tra l’università e il governo federale in merito alla legittimità di una vasta richiesta di documenti da parte del Dipartimento per la Sicurezza Interna. A rivelarlo sono tre persone informate sulla vicenda.

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Questa richiesta rientra nell’ambito di un’indagine federale che ha messo nel mirino l’ammissione di studenti stranieri presso l’ateneo.

La segretaria alla Sicurezza Interna, Kristi Noem, ha pubblicato su X (ex Twitter) una copia della lettera ufficiale indirizzata ad Harvard, in cui si legge:
“Con la presente vi informo che, con effetto immediato, viene revocata la certificazione del vostro Student and Exchange Visitor Program”.

La revoca, prosegue la lettera, implica che “Harvard non potrà più ospitare studenti con visti F o J per l’anno accademico 2025-2026. Gli studenti attualmente iscritti con tali visti dovranno trasferirsi in un altro istituto per mantenere lo status di non immigrati”.

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Noem ha giustificato la decisione affermando:
“Questa misura non dovrebbe sorprendervi. È la conseguenza della mancata osservanza da parte di Harvard di semplici obblighi di rendicontazione. È necessario dare un segnale chiaro a tutte le università che vogliono godere del privilegio di accogliere studenti stranieri: l’amministrazione Trump farà rispettare la legge e combatterà l’anti-americanismo e l’antisemitismo nei campus”.

L’ex governatrice del South Dakota ha inoltre accusato Harvard di “incitare alla violenza, promuovere l’antisemitismo e collaborare con il Partito Comunista Cinese”.

In un comunicato separato, il Dipartimento per la Sicurezza Interna ha affermato che la segretaria Noem sta “dando seguito alla promessa di proteggere gli studenti e impedire che simpatizzanti del terrorismo ricevano benefici dal governo americano”.

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Un portavoce di Harvard ha definito la decisione “illegittima” in una dichiarazione rilasciata al Guardian:
“Siamo pienamente impegnati a mantenere la capacità di Harvard di ospitare studenti e ricercatori internazionali, provenienti da oltre 140 paesi, che arricchiscono in modo straordinario la nostra università e la nazione. Stiamo lavorando con urgenza per fornire supporto alla nostra comunità. Questo atto ritorsivo minaccia seriamente la comunità di Harvard e il paese, e mina la nostra missione accademica e di ricerca”.

Pippa Norris, docente e autrice alla Kennedy School of Government di Harvard, ha dichiarato al Guardian:
“Trump sta tagliando l’accesso alla conoscenza internazionale per gli studenti americani, sta indebolendo il soft power degli Stati Uniti, e quindi l’intero paese. Personalmente, questo avrà conseguenze enormi per la didattica”.

Norris ha spiegato che circa il 90% dei suoi studenti sono internazionali:
“Se non potrò più reclutare studenti stranieri, la domanda crollerà. Pensate a chi è già arrivato, ha speso moltissimo per venire a Harvard, è al secondo o terzo anno del proprio percorso di studi, e si sente dire: ‘Mi dispiace, l’anno prossimo non potrai più studiare qui’. È devastante”.

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Anche Leo Gerdén, studente svedese, ha definito la notizia “devastante” sulle pagine del giornale studentesco Harvard Crimson:
“Harvard deve usare tutti gli strumenti disponibili per cambiare questa situazione: intentare cause legali contro l’amministrazione Trump, usare i fondi dell’università, attivare le proprie reti politiche al Congresso. Questa dovrebbe essere la priorità assoluta”.

Secondo i dati ufficiali dell’università, Harvard ospita attualmente quasi 6.800 studenti internazionali, la maggior parte dei quali con visto F-1 o J-1. Gli studenti stranieri costituiscono circa il 27% della popolazione universitaria.

Questa decisione arriva in un momento di crescente tensione tra l’amministrazione Trump e l’università, dopo le accuse rivolte ad Harvard di non aver risposto in modo adeguato all’antisemitismo nei campus.

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Nel maggio scorso, l’amministrazione aveva già tagliato 450 milioni di dollari in finanziamenti destinati ad Harvard, dopo averne cancellati 2,2 miliardi nei mesi precedenti.

Una task force contro l’antisemitismo nominata da Trump ha denunciato quanto “radicalizzata” sarebbe diventata Harvard, facendo riferimento alle proteste studentesche contro l’attacco israeliano su Gaza, che negli ultimi 18 mesi ha causato la morte di almeno 53.000 palestinesi.

La Casa Bianca ha anche ordinato all’università di smantellare i suoi programmi su diversità, equità e inclusione, limitare le proteste studentesche e fornire al governo i dettagli sulle ammissioni.

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In risposta ai tagli, Harvard – che vanta un patrimonio di oltre 53 miliardi di dollari – ha presentato una causa contro l’amministrazione Trump.

Il presidente dell’università, Alan Garber, ha dichiarato ad aprile:
“Nessun governo, a prescindere dal partito al potere, dovrebbe decidere cosa un’università privata può insegnare, chi può ammettere o assumere, o quali campi di studio può perseguire”.

Garber ha aggiunto:
“L’università non rinuncerà alla propria indipendenza né ai suoi diritti costituzionali. Le misure del governo vanno oltre i suoi poteri, violano il Primo Emendamento e i limiti previsti dal Titolo VI. E minacciano i nostri valori come istituzione privata impegnata nella ricerca e nella diffusione del sapere”.

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Sulle prospettive future, Norris ha commentato:
“Perché uno studente internazionale dovrebbe ancora scegliere gli Stati Uniti, non solo Harvard, se non può avere la certezza di completare i propri studi? Questo provvedimento finirà per avvantaggiare università come Oxford, Cambridge e altri istituti prestigiosi nel mondo. Gli Stati Uniti rischiano di perdere i migliori talenti.”


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